Badoglio, salito al potere, avrebbe dato inizio alla defascistizzazione dello Stato
Edda: «Galeazzo era disperato di aver votato contro papà, talmente disperato che voleva uccidersi. Ad un certo momento disse: “Devi fare una cosa: mi devi sparare”. Prese nella stanza vicina una rivoltella, e disse: “Eccola qua! Io tocco la rivoltella con la mano e tu premi il grilletto avvolto nel fazzoletto mentre sono seduto a letto”»
Il voto di Ciano nella seduta del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio fu un duro colpo per il prestigio del regime. Il genero del Duce sperava in un rimpasto di Governo e, in pratica, come ebbe modo di dire a Bottai, avrebbero trovato un accordo, come si disse, all’italiana: “ci aggiustiamo”. In realtà il re a Caviglia aveva preferito Badoglio, il Maresciallo che, salito al potere, avrebbe dato inizio alla defascistizzazione dello Stato. Ciano, data la nuova situazione politica, si era trovato spiazzato.
Racconterà Edda Mussolini, figlia prediletta del Duce e moglie di Ciano, all’amico Domenico Olivieri su quanto accadde durante quei giorni: «Papà (Mussolini) ha voluto il Gran consiglio del fascismo e non i consiglieri. Lui sapeva benissimo che c’era questa fronda. Ma perché l’ha fatto allora? Poteva non farlo. Galeazzo mi disse subito che lui non c’entrava, che aveva votato in buona fede. Credo che mio padre fosse d’accordo col voto, in un certo senso. Penso che mio padre volesse una pace separata. Lui era convinto che il re fosse d’accordo con lui, cioè di voler negoziare la pace, e non ha pensato che il re era tutto dall’altra parte e non aspettava altro che arrestarlo e buonanotte. Papà ha sempre pensato che aveva fatto uno sbaglio. Sono stati tutti sorpresi da tutti, papà per primo, dalla svolta del Gran consiglio. Papà è andato dal re con la perfetta convinzione che avrebbe accettato la mozione del Gran consiglio e avrebbe fatto un altro governo. Galeazzo era disperato di aver votato contro papà, talmente disperato che voleva uccidersi. Ad un certo momento disse: “Devi fare una cosa: mi devi sparare”. Prese nella stanza vicina una rivoltella, e disse: “Eccola qua! Io tocco la rivoltella con la mano e tu premi il grilletto avvolto nel fazzoletto mentre sono seduto a letto”».
Il 24 agosto del 1943 morirà in un conflitto a fuoco con i carabinieri il loro caro amico Ettore Muti, ed Edda chiederà aiuto ai tedeschi, perché lei e il marito non si sentivano più protetti a Roma dal Governo Badoglio. Che fare? Edda si fidava di Hitler e i tedeschi organizzeranno la fuga dei due in Germania. Il protagonista di questa vicenda fu Eugen Dollmann, agente segreto e capo dei servizi segreti nazisti in Italia, nonché conoscitore della nostra lingua e della nostra cultura. La meta da raggiungere per i coniugi doveva essere la Spagna. Così non fu.
Racconta Edda all’amico Olivieri: «Rimanemmo a Roma dal 25 luglio al 28 agosto, poi partimmo per la Germania. Il 30 agosto incontrammo Kaltenbrunner (membro SS, ndr) che ci disse di stare tranquilli: il giorno dopo saremmo partiti per la Spagna. Poi ci fecero fare le fotografie (quella di Galeazzo era con i baffi). Poi ci fu una cosa che mi sorprese molto: “Il Fuhrer l’aspetta domani” disse Kaltenbrunner. Pensavo volesse incontrare Galeazzo, invece confermò che voleva vedere me. Dopo un viaggio disastroso mi portarono dal Fuhrer e lui sulla porta mi strinse la mano e mi disse che papà stava bene. E poi mi disse: «Ma perché gli è venuto in mente di fare il Gran consiglio?». Risposi dicendo che non sapevo. Poi mi assicurò che mio padre sarebbe stato liberato. Mi disse che aveva una grande sorpresa per me e mi portarono sul treno del Fuhrer, dove prima di salire vidi scendere Vittorio (il fratello, ndr.)».