Con 19 voti a favore, 8 contrari e 1 astenuto fu approvato l’O.d.G. Grandi
Il Duce ritenne inutile porre in votazione le altre mozioni (Farinacci e Scorza) e tolse la seduta. Alle 2,40 circa del 25 luglio i gerarchi lasciarono la sala
Cianetti fu convinto da Bottai e da Ciano a votare l’ordine del giorno Grandi. Insieme a Suardo, l’allora ministro delle Corporazioni era indeciso sul da farsi, ma poi si schierò in favore della mozione. Il giorno dopo, pentito per il voto espresso, inviò una lettera al Duce. In realtà Cianetti – poi spiegherà – come altri gerarchi aveva “letto” l’ordine del giorno Grandi nell’ottica di un impegno militare condiviso con la monarchia, quindi pro Mussolini, su cui non dovevano più ricadere solo sulla sua persona le responsabilità belliche. Farinacci, contrario all’ordine del giorno Grandi, uscì dall’aula: il suo fu un voto contrario – soprattutto perché in disaccordo sulla seconda parte del testo – perché Scorza appuntò un “no” accanto al suo nominativo.
I 28 componenti del Gran Consiglio furono dunque chiamati a votare per appello nominale. La votazione sull’ordine del giorno Grandi si concluse con il seguente risultato:
19 voti a favore: Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano, Cesare Maria De Vecchi, Luigi Federzoni, Alfredo De Marsico, Umberto Albini, Giacomo Acerbo, Dino Alfieri, Giovanni Marinelli, Carluccio Pareschi, Emilio De Bono, Edmondo Rossoni, Giuseppe Bastianini, Annio Bignardi, Alberto De Stefani, Luciano Gottardi, Giovanni Balella e Tullio Cianetti.
8 voti contrari: Carlo Scorza, Guido Buffarini-Guidi, Enzo Emilio Galbiati, Carlo Alberto Biggini, Gaetano Polverelli, Antonino Tringali Casanova, Ettore Frattari;
Roberto Farinacci.
1 astenuto: Giacomo Suardo.
Preso atto del risultato della votazione e la conseguente approvazione dell’O.d.G. Grandi, il Duce ritenne inutile porre in votazione le altre mozioni e tolse la seduta. Alle 2,40 circa del 25 luglio i gerarchi lasciarono la sala.