Ciano, con Bottai e Grandi, fu il terzo inatteso promotore della mozione di sfiducia
Il 24 luglio alle ore 17:00 i 28 membri del Gran consiglio del Fascismo si riunirono nella stanza del pappagallo a Palazzo Venezia
Il 25 marzo 1943 il re aveva conferito a Dino Grandi il collare dell’Annunziata, permettendogli così di essere chiamato “cugino del Re” e conferendogli facoltà di libero accesso alla Casa Reale. Grandi era inoltre un esperto diplomatico, nemico della Germania e amico personale di Churchill.
Per deporre e far arrestare Mussolini, Vittorio Emanuele aveva bisogno di un voto di sfiducia in Parlamento o in Gran consiglio: disse a Grandi che non avrebbe mai e poi mai accettato una qualsiasi altra soluzione. Dopo lo sbarco degli alleati in Sicilia il 15 luglio, Roma venne bombardata il 19 e l’Italia era nel caos più totale. I tedeschi, grazie al lavoro impeccabile delle spie di Himmler, furono messi al corrente del piano per destituire Mussolini e sostituirlo con Badoglio. Attesero gli eventi.
Il 24 luglio alle ore 17:00 i 28 membri del Gran consiglio del Fascismo si riunirono nella stanza del pappagallo a Palazzo Venezia. Parlò per primo il Duce, che illustrò la situazione bellica: «Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?[…]». Grandi illustrò il suo ordine del giorno, che Mussolini aveva definito “codardo” e “inammissibile”. Comunque il Duce non rispose con un intervento dei suoi per “smontare” le argomentazioni di Grandi; disse semplicemente che non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo posto. Allora Grandi cercò con la sua abilità oratoria di esaltare il Capo del Governo, il re e il fascismo nel tentativo di allontanare l’attenzione dal fulcro della mozione che chiedeva sostanzialmente la deposizione del Duce. Anche Farinacci e Scorza dissero la loro e proposero una mozione. Scorza propose un ordine del giorno in favore del Duce; altri gerarchi chiesero delucidazioni sulla sua mozione a Grandi; Bottai e Ciano si schierarono apertamente con l’orine del giorno Grandi.
Ciano, genero del Duce e cugino del re (per averne ricevuto anch’egli il Collare dell’Annunziata), buon amico di Montini ( nel febbraio del 1943 era stato inviato dal Duce a ricoprire la carica di ambasciatore presso la Santa Sede), era con Bottai e Grandi il terzo e sicuramente più inatteso promotore della mozione di sfiducia. Il genero disse la sua scagliandosi contro i tedeschi. Mussolini decise di passare subito alla votazione partendo dall’ordine del giorno Grandi. Il segretario del partito fascista e segretario del Gran consiglio, Carlo Scorza, chiese l’appello nominale sulla votazione dell’ordine del giorno, e accanto ad ogni nome iniziò a scrivere semplicemente un “Sì” o un “No”.