Secondo testimonianze oculari i condannati ebbero tutti il colpo di grazia
La condanna a morte dei cinque “traditori” fu eseguita al poligono di tiro di Forte San Procolo a Verona da un plotone di 30 fascisti locali comandati dal Maggiore Nicola Furlotti, Comandante della Guardia Repubblicana di Verona
«Così ho gettato le vostre teste alla storia d’Italia; fosse pura la mia, purché l’Italia viva». Si concluse così l’arringa della pubblica accusa, Andrea Fortunato, nel corso della seconda udienza del 9 gennaio. La sua richiesta fu di 6 condanne a morte senza attenuanti. L’intervento di Fortunato era stato preceduto dal memoriale Cavallero, con il quale si ipotizzava un colpo di Stato voluto anche dai tedeschi per sostituire Mussolini. Il generale Ugo Cavallero era morto in circostanze misteriose nel settembre del 1943, e comunque il memoriale fu accantonato perché, pur indicando in Farinacci il gerarca fascista a capo o comunque tra gli ideatori di questo colpo di Stato, il processo era contro i “traditori” del 25 luglio, e Farinacci in quel fatidico incontro aveva proposto un proprio ordine del giorno e comunque aveva votato contro l’ordine del giorno Grandi. Seguirono poi gli interventi degli avvocati difensori, che sostennero sostanzialmente i propri assistiti affermando che gli imputati – con il voto del 25 luglio – non volessero tradire il Duce e il fascismo, ma erano stati persuasi che gli obiettivi dell’ordine del giorno Grandi fossero altri, non la destituzione di Mussolini. Furono rigettate tutte le domande di grazia. Pavolini – come rievocherà il Generale e giudice del processo di Verona, Renzo Montagna – fece in modo di «non far pervenire le domande di grazia al Capo del Governo, per non metterlo in una situazione dolorosa rispetto a Ciano, suo parente, e agli altri, suoi amici». Il giorno dopo intorno alle 9:00 i “traditori”, ad eccezione di Cianetti, furono fucilati. La condanna a morte fu eseguita al poligono di tiro di Forte San Procolo da un plotone di 30 fascisti locali comandati da Nicola Furlotti, Comandante della Guardia Repubblicana di Verona. Secondo testimonianze oculari i condannati ebbero tutti il colpo di grazia, perché i soldati non si presero la responsabilità di colpirli mortalmente. Fu necessaria una seconda fucilazione ma non esiste la documentazione video e comunque non bastò. Dalle immagini che abbiamo della fucilazione – registrate probabilmente da un operatore tedesco – si vede il Comandante Furlotti che, dopo questa seconda fucilazione, dà il colpo di grazia a Pareschi. Probabilmente anche gli altri ebbero il colpo di grazia poco prima, perché le immagini successive mostrano il cappellano del carcere, seguito da un frate, che benedice i cadaveri.