Curiosità dalla storia

Curiosità dalla storia: dall’O.d.G. Grandi al processo di Verona (10)

La maggior parte dei firmatari dell’O. d. G. Grandi era fuggita all’estero

Il Duce era stato stretto tra i nazisti e i fascisti più estremisti, ma era convinto che se vi fossero stati dei reali colpevoli, questi sicuramente non si sarebbero trovati tra gli arrestati

1) Carlo Pareschi – 2) Emilio De Bono – 3) Galeazzo Ciano – 4) – Giovanni Marinelli – 5) Luciano Gottardi – 6) Tullio Cianetti

La maggior parte dei firmatari dell’ordine del giorno Grandi era fuggita all’estero, ma 6 dei 19 furono catturati. Tra loro c’era anche il genero del Duce, Galeazzo Ciano, il marito di Edda, la figlia prediletta di Mussolini, il padre dei suoi nipoti, un uomo per anni tra i suoi più stretti collaboratori. Mussolini avrebbe potuto graziare Ciano, ma dovette scegliere tra la sua coscienza e il volere del Fuhrer. Dirà Mussolini sulla notte prima dell’esecuzione: «Dentro di me c’è stato un forte conflitto tra sentimento e ragione di Stato». Il Duce era stato stretto tra i nazisti e i fascisti più estremisti, ma era convinto che se vi fossero stati dei reali colpevoli, questi sicuramente non si sarebbero trovati tra gli arrestati. Oltre a Ciano, di cui abbiamo lungamente trattato, vogliamo qui di seguito riproporre sinteticamente la biografia degli altri 5 gerarchi processati e condannati a Verona:
Emilio De Bono
Nel 1915 aveva preso parte alla Prima guerra mondiale, dove aveva ottenuto la prima medaglia d’argento (ne ebbe tre) al valor militare sul Carso. Fu tra i quadriumviri che guidarono la Marcia su Roma delle camicie nere nel 1922, successivamente Capo della Polizia dal 1922 al 1924 e ministro delle Colonie dal 1929 al 1935. Fu Generale, Senatore, Maresciallo d’Italia e membro del Gran consiglio del fascismo. De Bono, uomo dal grande prestigio militare e fascista della prima ora, fu processato a Verona all’età di 78 anni. Ormai vecchio e ammalato fu in un primo momento salvato dalla fucilazione per alto tradimento, ma poi i magistrati furono accusati di “debolezza” e gli toccò la stessa sorte degli altri. La domanda di grazia fu respinta e il vecchio gerarca commentò: «Mi fregate di poco, ho settantotto anni».
Luciano Gottardi
Partecipò alla Prima guerra mondiale e alla Marcia su Roma. Svolse attività sindacale e solo nella primavera del 1943 divenne presidente della Confederazione di Lavoratori dell’Industria, titolo che gli dava il diritto di partecipare alla riunione del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio del 1943. Votò a favore dell’ordine del giorno Grandi, ma come già detto per Cianetti e come egli stesso ebbe modo di affermare, nell’ottica di un impegno militare condiviso con la monarchia, quindi pro Mussolini, su cui non dovevano più ricadere solo sulla sua persona le responsabilità belliche. Nel settembre dello stesso anno scrisse una lettera al segretario Alessandro Pavolini con la richiesta di potersi iscrivere al partito fascista repubblicano. Pavolini lo fece arrestare, e sarà anch’egli condannato a morte per alto tradimento al processo di Verona. Aveva 45 anni.
Giovanni Marinelli
Fu il primo segretario amministrativo del Partito nazionale fascista, ministro delle Poste, deputato, sottosegretario di Stato alle comunicazioni e membro del Gran consiglio del fascismo. Tra i fedelissimi del Duce, fu tra gli imputati per il sequestro del deputato socialista Matteotti. Scontò oltre un anno di carcere ma non venne processato perché il reato fu estinto da un provvedimento di amnistia. Secondo quanto scrisse Bottai nel suo “Diario”, la presenza di Marinelli tra i 19 firmatari dell’ordine del giorno Grandi dimostrerebbe che non ci fu tradimento, proprio perché Marinelli non avrebbe mai e poi mai tradito il Duce. Fu condannato a morte al processo di Verona. Aveva 65 anni.
Carlo Pareschi
Fu ministro dell’Agricoltura e Foreste dal dicembre 1941 al 25 luglio del1943. Nel 1933 era entrato a far parte del Gran consiglio del fascismo, ma aveva partecipato per la prima volta alla seduta del 25 luglio 1943, votando l’ordine del giorno Grandi. Più che un politico si considerava un tecnico e non aveva dato troppo peso al voto dell’ordine del giorno, perché come altri si aspettava un semplice rimpasto di Governo. Fu arrestato dalle truppe della neonata RSI, processato e condannato a morte. Aveva 46 anni.
Tullio Cianetti
Sindacalista, sottosegretario del ministero delle Corporazioni, deputato e, dall’aprile al luglio del 1943, ministro delle Corporazioni. Nella seduta del Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 – pur essendo indeciso – votò a favore dell’ordine del giorno Grandi. Il giorno dopo scrisse una lettera a Mussolini nella quale dichiarava di essersi pentito del voto espresso. La lettera gli salvò la vita e, accertata la colpevolezza, gli furono riconosciute le attenuanti generiche e fu condannato a trent’anni di carcere. Dopo il 25 aprile 1945 fu liberato dagli americani e, per sfuggire ad altre probabili condanne, raggiunse il Mozambico, dove morì nel 1976.
Gli altri 13 “traditori” del 25 luglio sopravvissero tutti alla Seconda guerra mondiale.


Continua… 10/14

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Redazione
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