Cultura e Società Curiosità dalla storia

Curiosità dalla storia: Cristina di Svezia, la regina anticonformista

Appassionata d’arte e di filosofia, fu una figura contraddittoria

Fu regina di Svezia dal 1632, ma con pieni poteri solo dal 1650, fino all’abdicazione avvenuta nel 1654. Ebbe una storia d’amore con la contessa Sparre, fu l’amante del cardinale Decio Azzolino e discepola del filosofo Cartesio

1) Cristina di Svezia – 2) Ebba Sparre – 3) Il cardinale Decio Azzolino – 4) René Descartes

“Regina bambina
Quattro anni di regno, dal 1650 al 1654, perché si dovette attendere la maggiore età, dato che il padre, Gustavo II Adolfo di Svezia, morì nella battaglia di Lützen nel 1632, quando lei ne aveva solo sei, e proprio per questo la piccola Cristina ottenne il soprannome di “Regina bambina”. Cristina, una personalità complessa ed anticonformista, fatta educare come un principe e non come una principessa dal padre, che suscitò scandalo a corte, che decise di abbracciare la religione cattolica, proprio lei, la figlia di uno dei principali sostenitori della causa luterana. Cristina, che non ebbe mai un buon rapporto con la madre, Maria Eleonora del Brandeburgo, in colpa per non aver dato alla luce un maschio, non sarà ricordata come una grande politica, ma negli anni del suo regno fece divenire Stoccolma l’”Atene del Nord”, una città tra le più acculturate e raffinate d’Europa. Sarà discepola, purtroppo per pochi mesi, del grande filosofo Cartesio, che a Stoccolma troverà la morte in circostanze, si disse, misteriose. Non si sposò, ebbe una lunga storia d’amore con la contessa Ebba Sparre, dama di corte “bellissima” a giudizio dei contemporanei. Abdicò per il cugino, il principe ereditario Carlo X Gustavo ed “impazzì” d’amore per il cardinale Azzolino, che “risvegliò”, come si disse,“la sua femminilità”; lo raggiungerà a Roma dove morirà nel 1689. Fu sepolta nelle Grotte Vaticane.

Cartesio, la religione, l’abdicazione e l’esilio
Cristina si interessava di arte, musica, teatro, balletto, storia e filosofia. Aveva iniziato alcune corrispondenze con personalità di spicco in ambito culturale europeo. Due nomi su tutti: Pascal e Cartesio. Quest’ultimo fu invitato in Svezia, per il tramite dell’ambasciatore Chanut, per impartire lezioni private alla regina. Giunse nella capitale svedese nell’ottobre del 1649 e, purtroppo, non superò l’inverno del 1650, perché lo colse una polmonite il primo febbraio e si spense dieci giorni dopo. Questa la versione ufficiale. Eh sì, perché alcuni studiosi avanzarono l’ipotesi di un avvelenamento da arsenico. A uccidere il grande filosofo sarebbe stato un frate agostiniano inviato da papa Innocenzo X per convertire Cristina. Secondo questa ipotesi di omicidio, c’era alla base la preoccupazione del frate, François Viogué, che non digeriva gli insegnamenti impartiti dal filosofo francese alla regina. Pur essendo figlia del luterano Gustavo Adolfo II, acerrimo nemico della Chiesa cattolica, Cristina decise di divenire cattolica nel 1652. Sull’argomento consegnerà  alla storia le seguenti parole: «Questa e non altra deve essere la vera religione, dal momento che tutti i papi che ho conosciuto erano dei perfetti imbecilli, i cardinali altrettanto, e dunque si vede proprio che chi governa veramente la Chiesa Cattolica e la fa stare in piedi, nonostante tante nullità, è Dio in persona». Ma l’abdicazione non fu la sola logica conseguenza della scelta di aver abbracciato la nuova religione in territorio luterano, Cristina infatti non era mai stata una brillante politica e aveva trascurato gli affari dello stato, al punto che gli uomini più influenti del governo non aspettavano altro che si mettesse da parte. E così fu. Lasciò la Svezia, destinazione Roma. Qui strinse un’ “amicizia”, si fa per dire, con il cardinale Decio Azzolino. Si amavano, e dovette intervenire il papa in persona per limitare le visite del porporato nelle camere dell’ex regina di Svezia. Ma loro continuarono ad amarsi, di nascosto, divisi dalla condizione sociale, dalle convenzioni dell’epoca. Per ragioni economiche Cristina accettò la proposta francese di ascesa al trono napoletano: era la persona giusta per negoziare la pace tra i transalpini e gli spagnoli. La regìa fu affidata al cardinale Mazzarino, italiano e primo ministro della Francia di Luigi XIV, ma il matrimonio di quest’ultimo con Maria Teresa di Spagna fece saltare il progetto.

Una personaggio complesso
In Europa non si faceva altro che parlare di lei, della regina Cristina che si vestiva da uomo, che praticava come un soldato le esercitazioni militari, che era fuori dagli schemi. Una donna anticonformista, intelligente, amante del sapere e protettrice di artisti e scienziati. Infranse le convenzioni sociali e affermò sempre il suo diritto a decidere di seguire le proprie inclinazioni a prescindere dal ruolo. Raggiunta la maggiore età provarono in tutti i modi a trovarle un marito tra i parenti per assicurare alla Svezia un re. E al suo entourage, che la invitava a pensare alla nozze, rispose: «Il matrimonio implica delle soggezioni alle quali io non mi sento in grado di sottostare». E poi, in un’altra occasione: «Non sopporto l’idea di essere usata da un uomo nel modo in cui un contadino usa i suoi campi». Rifiutò tanti pretendenti, tra questi anche il cugino Carlo, e invece continuò a far parlare di sé per la storia d’amore con la contessa Ebba Sparre. «Io sono vostra – le scrisse – in una maniera per cui è impossibile che voi mi possiate perdere, e non sarà altro che con la fine della vita che io cesserò di amarvi». Poi, alla fine del 1654, lasciò la Svezia e giunta a Roma si innamorò del cardinale Azzolino. “Voglio vivere e morire schiava vostra”, gli scrisse. Ancora scandalo, per giunta in Vaticano. Ma in questo periodo aveva messo da parte i vestiti da uomo. Come disse il duca Enrico II di Guisa “indossa scarpe da uomo e la sua voce così come le sue azioni sono simili a quelle di un uomo”.  Si disse che “cammina come un uomo, siede e corre come un uomo, mangia e beve come il più rozzo dei soldati”. Nella città eterna qualcosa era cambiato, si era risvegliata la “dormiente femminilità”. Cartesio scrisse di Cristina che “ha più virtù di quello che la sua reputazione non le attribuisce”. D’altro canto i suoi contemporanei ne avevano dette troppe sul suo conto: l’avevano accusata di essere una lesbica, una ninfomane, una prostituta, un ermafrodito, un’atea. Un personaggio complesso, Cristina, una donna  ribelle che mantenne fino alla fine una forte capacità decisionale. Sette anni dopo la sua scomparsa, Papa Innocenzo XI commissionò un monumento in suo onore, in ricordo della conversione. In conclusione, tra le sue massime ci piace ricordare questa: “La vita può essere tanto piacevole e bella quanto vi pare; eppure sarebbe molto infelice se non avesse fine.”

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Redazione
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