Il primo conclave di Viterbo fu anche il più lungo della storia:1006 giorni di sede vacante!
Gregorio X fu eletto grazie all’intervento dei cittadini viterbesi che segregarono i cardinali riducendo loro il vitto e “scoperchiarono” il tetto del palazzo pur di farli arrivare ad un accordo
Agli inizi il Papa, successore di Pietro, era eletto dal clero e dal popolo della comunità cristiana di Roma. I laici vennero esclusi dal processo elettorale dopo l’VIII secolo, a causa delle interferenze politiche. Ma fu nel 1059 che un decreto di papa Niccolò II, promulgato con la bolla “In nomine Domini”, conferì il diritto di eleggere il Papa ai soli cardinali vescovi (i “cardinali” erano i responsabili, gli “incardinati” di una chiesa romana). Il decreto stabiliva inoltre che nei periodi di sede vacante i cardinali vescovi avevano la responsabilità della Chiesa romana. Grazie ad Alessandro III abbiamo la norma della maggioranza di due terzi del collegio cardinalizio per l’elezione papale, con il decreto “Licet de evitanda discordia” del 1179, durante il Terzo concilio lateranense.
Ma fu a Viterbo che si riunì, sul finire dell’anno 1268, il primo vero conclave di cardinali (dalla locuzione latina “clausi cum clave”) per l’elezione del Papa. In realtà non era affatto la prima volta in assoluto che i cardinali decidevano una sorta di clausura per eleggere il nuovo capo della Chiesa, ma il conclave di Viterbo, sia per la sua durata – la sede papale era vacante da oltre due anni e mezzo – sia per il famoso “scoperchiamento” del tetto del palazzo dov’erano riuniti i cardinali e tra l’altro per la prima volta chiusi a chiave, fu un fatto davvero unico. Accadde che l’elezione di Gregorio X era avvenuta dopo ben 1006 giorni di sede vacante, al termine di un’interminabile e complicatissima elezione papale, che ne fecero il primo e più lungo conclave della storia. Alla morte di papa Clemente IV nel 1268, i 19 cardinali riuniti a Viterbo per eleggerne il successore si erano trovati in grande disaccordo tra loro a causa di profonde divisioni politiche e nazionalistiche. Poiché, dopo un anno e mezzo, le votazioni continuavano a susseguirsi senza alcun esito positivo, esplosero improvvisi lo sdegno e l’insofferenza dei viterbesi che, guidati dal Capitano del popolo Raniero Gatti, segregarono a forza i cardinali nella grande sala del palazzo papale senza contatti con l’esterno (clausi cum clave), quindi ridussero loro il vitto, e infine addirittura scoperchiarono il tetto della sala, pur di farli arrivare ad un accordo. La segregazione venne successivamente ridotta ma, nonostante tutto, i porporati impiegarono altri 15 mesi per accordarsi sul nome di Tedaldo Visconti (1º settembre 1271) ossia Gregorio X. Memore di quanto accaduto a Viterbo, durante il Concilio di Lione Gregorio X promulgò una sua costituzione apostolica, contenente precise norme che regolavano l’elezione papale: la Ubi Periculum (16 luglio 1274). La costituzione prevedeva che, entro dieci giorni dalla morte del papa, i cardinali elettori si riunissero, ciascuno con un solo accompagnatore, in una sala del palazzo dove risiedeva il defunto pontefice e venissero lì segregati senza alcun contatto con l’esterno; trascorsi tre giorni senza che fosse avvenuta l’elezione, ai porporati doveva essere ridotto il vitto ad una sola pietanza per pasto; dopo altri cinque giorni il cibo doveva essere ulteriormente limitato a pane, vino e acqua; inoltre, durante l’elezione, tutti i redditi ecclesiastici dei cardinali venivano trattenuti dal Camerlengo, che li avrebbe poi messi a disposizione del nuovo papa. È evidente come la Ubi Periculum fosse in realtà molto limitante per i cardinali e impedisse loro quei contatti con l’esterno che avevano caratterizzato molte precedenti elezioni. Sta di fatto che diversi cardinali mal digerirono la Ubi Periculum e si adoperarono successivamente per farla prima sospendere da Adriano V nel luglio 1276, poi addirittura revocare da Papa Giovanni XXI nel settembre dello stesso anno. Fu papa Celestino V a reintrodurla nel 1294, mentre papa Bonifacio VIII, nel 1298 la inserì integralmente nel codice di diritto canonico. Salvo piccole modifiche, dovute al mutare dei tempi, la Ubi Periculum regola tuttora lo svolgimento del conclave, che è stato istituito con questa costituzione, di cui i viterbesi furono i precursori.