Le parrucche erano imponenti, molto elaborate, ornate dai più disparati oggetti
Fu il primo ministro inglese William Pitt alla fine del Settecento a imporre una tassa sulla polvere (farina) da applicare sulle parrucche. Quel provvedimento lanciò la nuova tendenza di portare i capelli corti
La parrucca si diffuse in Europa dalla metà del XII secolo alla fine del XVIII, diventando uno dei simboli della storia culturale del vecchio Continente.
Era un accessorio utilizzato già nell’antico Egitto da donne e uomini, soprattutto per definire il proprio status sociale, e popoli come gli Assiri, i Fenici, i Greci e i Romani ne facevano uso.
Veniva inoltre utilizzata nelle rappresentazioni teatrali sia in Occidente che in Oriente e fu definita “la cosa più barocca di tutto il barocco”. Le parrucche erano imponenti, molto elaborate, ornate dai più disparati oggetti. Dapprima scure, divennero poi bionde, grigie e in ultimo bianche. Le parrucche erano fatte di capelli veri che le donne povere vendevano per poter sopravvivere. La vendita dei capelli era ben retribuita da tutti i parrucchieri, che nel Settecento facevano affari d’oro grazie alla moda diffusissima della parrucca. Fu proprio in questo secolo che il nome “barbiere” venne sostituito da quello di “parrucchiere” (in francese “coiffeur” ), e cioè appunto “acconciatore di parrucche”, termine che è rimasto tale fino ai giorni nostri anche se pian piano sta sarà sostituito con quello più moderno di “hair stylist”.
Non fu però la moda ma una evidente necessità quella che portò donne e uomini a indossare la parrucca. La sifilide, malattia infettiva che colpì l’Europa alla fine del Cinquecento, tra le altre conseguenze per i malati portava la perdita dei capelli. E la perdita dei capelli era a quel tempo tanto imbarazzante da poter danneggiare la reputazione di una persona, mentre i capelli lunghi erano uno status symbol. Così, per nascondere le calvizie, nacquero voluminose e profumate parrucche. Bisogna però aspettare la seconda metà del 1600, perché l’uso della parrucca si trasformi in una moda. Ciò accadde, infatti, quando le parrucche fecero il loro ingresso nei palazzi reali europei per risolvere i problemi di calvizie di Luigi XIV di Francia e Carlo II d’Inghilterra. Naturalmente i cortigiani copiavano i sovrani e quindi tutti iniziarono a sfoggiare parrucche, che in breve tempo divennero un accessorio attraverso cui ostentare ricchezza.
Nella seconda metà del Settecento la moda era così frivola che per la messa in piega della parrucca si impiegavano più persone per lunghe e costose sedute. Per indicare gli uomini ricchi e snob che indossavano parrucche voluminose e poufy, termine dispregiativo per indicare un maschio effeminato, si iniziò ad usare una nuova espressione: “pezzo grosso”. Oltre che voluminose le parrucche dovevano anche essere profumate per camuffare i cattivi odori. A quel tempo l’igiene, è risaputo, lasciava a desiderare, e le parrucche venivano cosparse di cipria aromatizzata al profumo di lavanda o arancio. Questa cipria era in realtà semplice farina. E fu proprio una tassa sulla farina da applicare alle parrucche imposta dal primo ministro inglese William Pitt nel 1795, provvedimento che serviva sì a fare cassa, ma era anche stato dettato dal magro raccolto di quell’anno, che portò nobiltà e borghesia a protestare. Il primo a farlo fu il duca di Bedford, che decise di non indossare più la parrucca e pettinarsi i capelli fissati con la cera con la riga laterale. Allora gli amici seguirono la sua moda, e poi, in breve tempo, si trasformò in una nuova tendenza per tutti, cioè la moda di portare i capelli corti. All’inizio dell’Ottocento, dato che il nuovo provvedimento sulla farina usata per le parrucche non aveva sortito i risultati sperati, il primo ministro Pitt provò ad abbassare la tassa, ma non si rese conto che, involontariamente, con quel balzello aveva mandato in soffitta le parrucche e cambiato la moda. Le parrucche spariranno definitivamente dall’uso comune e saranno relegate ad ambiti istituzionali, come ancora oggi dai giudici nei tribunali in Inghilterra.