C’è sbigottimento tra i lavoratori impiegati presso le aziende di Viale delle Industrie di Vibo Mari-na, dopo la presa d’atto del contenuto dell’ordinanza n° 61/2008 fatta dal Commissario delegato all’emergenza Vibo Valentia, nonché Governatore della Calabria, Onorevole Agazio Loiero. Se-condo la “Federazione Energia, Moda, Chimica e Affini” e la Federazione Gestione Impianti Car-buranti e Affini” della Cisl, che sono scese in campo con un comunicato diramato ieri alla stampa, per «giorno 8 luglio 2008 è stata prevista dalla politica Calabrese un’altra alluvione, che questa vol-ta potrebbe durare dodici mesi, portando via a parecchi lavoratori anche la speranza di ricostruire un futuro con il proprio lavoro e quindi la permanenza in Calabria». I rappresentanti dei sindacati si ri-feriscono in particolare al fatto che «L’ordinanza invita in modo perentorio alcune aziende allocate a Vibo Marina in via dell’Industrie ad abbandonare il proprio sito, acquisito negli anni ’50, entro e non oltre 12 mesi, e tra questi vi sono i Depositi Costieri che servono l’intera Calabria». I funzionari preposti a formulare l’ordinanza hanno valutato l’applicabilità del piano predisposto da Camilab al-la luce delle scorte d’obbligo nel campo energetico, ma la domanda che i sindacati si pongono è: «Quanti milioni di euro la Regione Calabria ed il Comune di Vibo potrebbero perdere?».
Secondo i sindacati, inoltre, se i proprietari dei De.Co. fossero davvero costretti ad una tempestiva delocalizzazione, che pare tecnicamente irrealizzabile, ed a dover affrontare tutti gli oneri derivanti, che ammonterebbero a circa due milioni di euro – di cui uno a fondo perduto -, rimarrebbero con l’unica scelta di «abbandonare la Calabria, e questo dà il senso dell’improvvisazione e della manca-ta conoscenza delle realtà industriali coinvolte nel piano; in tal caso, la mancanza di depositi costie-ri, con l’imminente federalismo fiscale, a chi gioverà? Si è considerato quali saranno gli oneri ag-giuntivi sui derivati del petrolio, già alle stelle, se gli stessi dovranno essere portati via strada e non via mare? Su chi ricadranno questi, eventuali, oneri aggiuntivi?». Tale provvedimento potrebbe ave-re ripercussioni subitanee, dato che «il 9 luglio 2009 potremmo trovarci in mancanza di scorte pe-trolifere in sito» e ci troveremmo a dover «far fronte ad eventi calamitosi di dimensione regionali: i prodotti dovrebbero essere trasportati dalle regioni limitrofe e certamente la cosa non potrà avveni-re in tempi brevi, viadotti permettendo, ed in caso di disastri locali anche tali regioni, gioco forza, verrebbero coinvolte, dovendo in quel caso provvedere alle proprie necessità prima di pensare ai Calabresi, ma forse il piano della Protezione Civile, tenendo conto dell’ordinanza 61, e i burocrati di turno hanno previsto delle soluzioni che sarebbe opportuno venissero resi noti a tutti i calabresi». Insomma, quello che viene descritto è uno scenario in cui il rifornimento di tutti i distributori Cala-bresi dovrebbe avvenire attraverso autobotti provenienti da Napoli, Taranto, Milazzo o Augusta. Ma, dati alla mano, un viaggio di una autobotte che carica al De.Co. di Napoli ha un’incidenza su litro di prodotto al distributore pari ad 1,6 euro a Km e a tal proposito va considerata anche la ten-denza al rialzo dei costi del gasolio, che avrà una sua incidenza per gli autisti.
«Un discorso a parte – prosegue il comunicato – va fatto in merito alle accise per prodotto movi-mentato, di cui una quota viene restituita alla Regione e al Comune di Vibo Valentia». Se, a causa di quanto visto, dovessero mancare tali introiti, la Regione e il Comune «dove troveranno i fondi sostituivi alle mancate accise e come si pagheranno i mutui accesi su queste entrate previste?» Il ri-schio paventato dalle federazioni è di un «aumento di tasse locali spalmate su tutti i cittadini».
In ultima analisi, i segretari generali di FEMCA e FEGICA CISL, rispettivamente Giuseppe Conoc-chiella e Francesco Saverio Colloca, ritengono «che l’ordinanza vada ritirata o modificata, in modo che una nuova “alluvione politica” non si abbatta sul territorio di Vibo Marina, dove si è ancora in attesa del risarcimento per i danni avuti. Il tecnico preposto pensi per un attimo da uomo Politico alle conseguenze per l’agricoltura, la nautica da diporto e per le migliaia di lavoratori che si recano al lavoro in automobile, sui quali ricadranno i costi di una scelta scellerata». È per questi motivi che viene avanzata la richiesta al «Sig. Governatore di richiamare i suoi tecnici ad un tavolo con tutte le parti interessate dall’ordinanza, in modo che ai burocratici, pseudo tecnici, venga spiegato che per rilocare un deposito costiero servono prima le aree sufficienti, i servizi, le condotte di adduzione dal porto al nuovo sito, il progetto, la sistemazione del sito, le opere civili, la costruzione dei nuovi ser-batoi, l’acquisto ed il montaggio dei nuovi sistemi di sicurezza e le finiture accessorie, il sistema di controllo elettronico e di trasmissione dati. Ma quello che è più naturale e logico è che tutto ciò non si può fare in dodici mesi, poiché per costruire i nuovi depositi ed effettuare la bonifica dei siti at-tuali c’è bisogno di almeno quarantotto mesi, salvo imprevisti, e che mentre si realizza il nuovo il vecchio deve funzionare ed essere in sicurezza, senza che vengano sospese le attività manutentive».
Infine un appello: «Pregiatissimo Presidente, non osiamo pensare che Lei possa sacrificare tanti po-sti diretti e indiretti, che ammontano a circa 300 unità, per consegnare il porto ed il territorio a fan-tasiosi imprenditori che là dove l’ordinanza dice che c’è pericolo di alluvione ammassino villaggi stratosferici a più piani con l’obiettivo dichiarato di trasformare il porto commerciale in zona turi-stica. A chi giova questo? Il turismo va bene per l’estate, e d’inverno?».
Intanto è prevista per questa mattina alle 9.30, presso la Camera di Commercio del comune capo-luogo, una riunione tra le varie istituzioni, che saranno impegnate ad affrontare la delicata faccenda sul delicato argomento in questione.