Se la stampa scade nel populismo non è un buon segno, o forse è il sintomo della crisi di cui parla l’autore della presentazione del numero di ottobre di Tropeaedintorni. La presentazione del numero suscita la mia curiosità e alcune riflessioni. Vengono, infatti, elencate una serie di storiche patologie tropeane che la lista Passione Tropea aveva, almeno in parte, indicato quali principali problematiche da affrontare durante il mandato elettorale che si è rivelato nostro malgrado troppo breve. Sull’edilizia scolastica si era proposto un progetto rivoluzionario attraverso il leasing in costruendo che prevedeva una scuola del futuro. La scelta dell’amministrazione Vallone è di studiare la fattibilità della ristrutturazione dei vecchi edifici. Proposte differenti per modelli politici differenti.
Riguardo alla rete stradale si era pensato, provvedendo persino l’appalto dell’opera, di modificare radicalmente il parcheggio in località stazione attraverso un multipiano con area verde che abbellisse l’entrata della città, ridisegnando l’intera area di accesso alla città. Vallone ha una legittima altra idea del “bello” ed ha preferito l’immobilismo.
Ripeto: sono scelte relative a modelli di politica differente.
Sul porto – problema attuale ed invero anche storico – l’autore, invece di criticare la politica generalmente intesa, dovrebbe guardare i fatti con maggiore attenzione critica. Sarebbe più intelligente (ed anche intellettualmente onesto) specificare che la soluzione del bando europeo è quella che la minoranza va ripetendo dal giorno successivo all’emissione della Sentenza del Tar Calabria (che ha bocciato la nostra scelta di internalizzare la gestione). Porre in evidenza che è trascorso circa un anno per raggiungere una transazione impossibile non è fare polemica ma segnalare una scelta politica sbagliata. Denunciare che in virtù di tal errore è stata impostata la gestione provvisoria dell’infrastruttura che alla base del terremoto che ha investito il porto di Tropea è fotografare la realtà. Essere imparziale non significa non prendere posizione. La lista Passione Tropea prima e il gruppo consiliare (di cui non faccio parte) ora, ripete affannosamente quanto l’autore dell’articolo va specificando. Non si comprende perché i nostri sarebbero “scaricabarili” che rendono il clima “poco sereno”, mentre quelli della stampa dei servizi alla cittadinanza. Eppure la soluzione prospettata è assolutamente identica. La politica tropeana necessita un cambiamento urgente, ma non è l’antipolitica dal taglio basso-pupulista la soluzione.
Da un vostro affezionato lettore.
Avv. Sandro D’Agostino
Risposta
L’attento lettore ci fa notare che siamo scaduti nel populismo, che saremmo (a suo modo di vedere la cosa) stati più intelligenti e intellettualmente onesti a specificare quello che lui avrebbe preferito leggere e che per fotografare la realtà avremmo dovuto denunciare che in virtù degli errori politici fatti (da ambo le parti aggiungiamo noi) si è arrivati al terremoto che ha investito il porto. Infine scrive che la lista “Passione Tropea” si affanna a ripetere quanto scritto nell’articolo oggetto delle sue riflessioni, con soluzioni prospettate assolutamente identiche. Quindi, eliminando ogni retorica e cercando di riassumere, la lista citata da D’Agostino dice quello che c’è scritto nell’articolo, prospetta soluzioni identiche, ha fatto dunque discorsi che sarebbero potuti essere più intelligenti ed è scaduta nel populismo… Che dire? Noi non la pensiamo così, ma se è contento lui…
Se la stampa parla della politica e la politica fa il suo dovere va tutto bene, ma quando la politica abbandona il suo terreno di gioco e trova il tempo di parlare alla stampa e con la stampa della stampa, allora bisogna ripensare al modo in cui quella politica concepisce l’idea di democrazia.