Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Con Gesù, profeta rifiutato.
– Gesù Cristo è più che profeta: lui è la Parola stessa di Dio, la Buona Notizia per tutti. Ma molti non vogliono ascoltare e Gesù, come i profeti Elia ed Eliseo, trova rifiuto.
– Perché gli uomini rifiutano il profeta che parla in nome di Dio? Perché avvertono in lui un personaggio “scomodo”. -A Nazaret rifiutano Gesù, perché chiedeva un cambiamento radicale di vita, di abitudini, di mentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire all’ammonimento del profeta.
– Noi come accogliamo Gesù? Siamo cristiani da sempre: possiamo dire che Gesù è nato e cresciuto in mezzo alle nostre assemblee, eppure quante volte ci sentiamo “disturbati” e non vogliamo cambiare vita.
– Il mondo ha bisogno di profeti del vangelo e di Gesù. Oggi più di ieri. – Non solo: anche noi siamo invitati ad essere profeti, cioè a testimoniare il vangelo con la vita e la parola, in tutte le situazioni di ogni giorno: famiglia, lavoro, scuola, letture, conversazioni, impegno di carità, attenzione all’uomo…- E siamo chiamati a riconoscere sempre che tutto ciò come un dono. – Oggi ricorre la 69a Giornata mondiale dei malati di lebbra.
Dal Vangelo di questa domenica – Lc 4,21-30.
♦ In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
♦ Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».
♦ Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
♦ All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.
♦ Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Gesù, profeta rifiutato ma Dio è con Lui.
♦ Perché gli uomini rifiutano il profeta che parla in nome di Dio? Perché avvertono in lui un personaggio “scomodo”, che li sveglia dal loro quieto vivere e condanna le vie sbagliate che percorrono, invitandoli a cambiare vita e a mettersi sulla strada indicata dal vangelo e dal modello di Cristo.
♦ A Nazaret rifiutano Gesù, perché egli chiedeva un cambiamento radicale di vita, di abitudini, di mentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire all’ammonimento di Gesù che rinfaccia loro due proverbi :«Medico, cura te stesso» e: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria». .
♦ Per i nazaretani Gesù è un medico che deve curare e risolvere i loro problemi.
Gesù, invece, afferma di essere un profeta: le guarigioni che compie sono un segno profetico che rivela la prossimità del Regno alla nostra vita, da accogliere con la gratitudine dei poveri e dei piccoli.
♦ I nazaretani manifestano una pretesa stigmatizzata da Gesù “Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Essi mostrano di avanzare dei diritti nei confronti di Gesù, non riconoscendo la gratuità dell’amore manifestato da Gesù.
♦♦ Ecco perché i nazaretani giungono persino a tentare di uccidere Gesù, il quale «passando in mezzo a loro, si mise in cammino».
♥ Ma Gesù sa che il Padre custodisce la sua vita, come aveva già promesso a Geremia (I Lettura): «Io sono con te per salvarti». Dio non si limita a tutelarne la vita, ma gli consente di proseguire nel suo ministero profetico, benché attraversato da ostilità e opposizioni.
(cf fratel Luca A. Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza, in ladomenica,it)
Per la preghiera
* Anche per noi oggi si compie la Parola di Dio. Il Signore perché ci renda capaci di accogliere i suoi doni e di farli fruttificare per il bene di tanti.
* Anche le comunità cristiane dovranno essere docili nel riconoscere i profeti che Dio, ancoraoggi, invia per aprire i cuori ed esortarli alla conversione. * La Parola di Dio che ascoltiamo ci riempia sempre di stupore, gioia, disponibilità a una carità che sa prendersi cura e condividere.
* Coloro che il Signore ha chiamato alle varie forme della vita consacrata siano segno profetico del primato dell’amore che tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
* La malattia della lebbra è ancora presente nel mondo. I responsabili delle nazion: continuino a fare ogni sforzo per debellarla, impegnandosi nel contempo a curare e a promuovere la dignità umana di chi ne è afflitto.
* Padre buono e grande nell’amore, ascolta la nostra preghiera, rimani con noi e custodisci il nostro cammino, soprattutto quando è chiamato ad attraversare situazioni difficili, faticose o ostili. Amen.
69a Giornata mondiale dei malati di lebbra.
La lebbra: malattia figlia di povertà, indifferenza e ingiustizia.
♦ Nonostante l’emergenza che stiamo vivendo a causa del Coronavirus e le delle altre emergenze, non possiamo dimenticare la lebbra, malattia curabile con una semplice terapia di antibiotici, che però continua a colpire una persona ogni tre minuti. Tra i paesi più colpiti vi sono l’India e il Madagascar.
♥ La Giornata mondiale dei malati di lebbra intende sensibilizzare su questa malattia ed è promossa in Italia dall’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO).
La ricorrenza fu istituita nel 1954 da Raoul Follereau (17 agosto 1903 – 6 dicembre 1977), filantropo, giornalista e poeta francese che spese la vita per i lebbrosi.
♥ Da cattolico ebbe a dire: «Nel secolo XX del cristianesimo ho trovato lebbrosi in prigione, in manicomio, rinchiusi in cimiteri dissacrati, internati nel deserto con filo spinato attorno, riflettori e mitragliatrici. Ho visto le loro piaghe brulicare di mosche, i loro tuguri infetti, i guardiani col fucile. Ho visto un mondo inimmaginabile di orrori, di dolore, di disperazione».
♥ Follereau scoprì questo mondo di sofferenza in Africa, inviato speciale sulle orme del beato Charles de Foucauld.
Un giorno durante un safari, bloccato da un imprevisto, vide emergere dalla foresta gente con i corpi corrotti dalla malattia. Scioccato per l’incontro decide di dedicarsi da quel momento ai lebbrosi, che fino a poco prima neppure pensava esistessero ancora.
♥ Spenderà la sua vita in interminabili viaggi urlando al mondo il proprio sdegno per l’indifferenza verso questi sfortunati.
♥ Scriverà ai capi di Stato, terrà conferenze, scriverà articoli, libri e raccoglierà fondi per la cura di questi malati.
Avrà sempre chiaro che la lebbra è figlia della povertà, dello sfruttamento, della guerra, e quindi si sconfigge solo combattendo le “altre lebbre”: la denutrizione, l’indifferenza, l’egoismo, l’ingiustizia e, aggiungiamo, lo stigma sociale, tutte cose che fanno dei lebbrosi una «sottospecie umana condannata senza appello e senza amnistia».
♥ ♥ Raoul Follereau svolse il suo lavoro a favore dei lebbrosi con il sostegno della moglie Madeleine Boudou, conosciuta in giovane età. Per entrambi la Congregazione per le Cause dei Santi ha concesso il nulla osta per l’apertura della causa di beatificazione.
(don Pietro Roberto Minali, ssp in ladomenica.it)