Cultura e Società Medicina

Comunicato stampa dell’ ex Direttore Sanitario Dr. Tino Mazzitelli

«Come in qualunque altro settore spendere di più, se speso bene, significa guadagnare di più»

«L’ospedale di Tropea dovrebbe accorpare le specialità mediche oggi ubicate presso il presidio di Vibo, secondo la logica degli “Ospedali Riuniti” che è poi la logica di poter rispondere ai bisogni del cittadino utente per mezzo di un’organizzazione snella e flessibile»

L’ ex Direttore Sanitario Dr. Tino Mazzitelli - foto Libertino
L’ ex Direttore Sanitario Dr. Tino Mazzitelli – foto Libertino

Tanto tuonò che piovve! Lascia interdetti la tardiva presa di posizione dei sindaci, delle forze politiche e sindacali e degli operatori sanitari sul costante e progressivo ridimensionamento dei nosocomi della provincia di Vibo che in breve tempo sono stati relegati al rango di assistenza primaria territoriale. Ci si preoccupa, oggi, di mettere il lucchetto alla stalla solo dopo che i buoi sono scappati. Per chi, come me, per lungo tempo ha raccontato i fatti e i misfatti della sanità vibonese, soprattutto in base alle proteste e alle denunce dei cittadini, deve registrare quasi quotidianamente sui mass media dure prese di posizione sul ridimensionamento di tutte le strutture sanitarie provinciali e regionale da parte di esponenti politici di centro destra e di centro sinistra, oltre che dalle variegate forze sindacali e del volontariato, appare un insulto all’intelligenza.
Dov’erano costoro nel momento in cui nel recente passato veniva consumato lo scempio della sanità? Lascia, pertanto, interdetti la loro tardiva presa di posizione sul collasso della sanità, come stupisce e sconcerta il loro pregresso atteggiamento omertoso che di fronte al progressivo e allarmante deterioramento di tutti i presidi sanitari, anziché far sentire forte e chiara la loro voce, hanno preferito trincerarsi per anni dietro un silenzio assordante, fare come gli struzzi, probabilmente perché accumunati dal servile intento di non disturbare il manovratore nel discutibile iter di smantellamento della sanità.
Dopo aver rotto il vaso, oggi tentano di raccoglierne i cocci. Prima il suono delle campane a festa ad opera della numerosa schiera di corifei che faceva da contorno all’ex Giunta Regionale, unitamente agli esponenti politici pidiellini eletti al parlamento che per l’occasione avevano anche intonato la marcia trionfale per annunciare il parto dei famigerati Atti Aziendali, subito dopo il suono delle campane a lutto per annunciare il silenzio tombale, la segretazione degli stessi Atti nel momento in cui sarebbe stato necessario, invece, un dibattito approfondito con tutte le componenti che governano la sanità al fine di pervenire ad un consenso il più vasto possibile e conseguentemente alla determinazione di obiettivi chiari che avrebbero potuto tradursi in risultati visibili e concreti.
Di fronte alla casa che stava bruciando, ci sarebbe da chiedersi, come mai nessuno di lor signori ha pensato di chiamare i pompieri? Anzi si discuteva e si litigava su chi avrebbe dovuto occupare il “piano di sopra” e chi accontentarsi del “sottoscala” . In sostanza, anziché intraprendere drastici provvedimenti ed iniziative eclatanti per impedire un cosi grave sfacelo, si sono solo preoccupati di tutelare gli interessi di bottega, come se tali interessi fossero preminenti rispetto agli interessi del malato e del cittadino utente, e cosa ancor più grave, facendo al tempo stesso gli gnorri sui tagli lineari, simulando addirittura di subire il diktat del Commissario regionale relativamente ai drastici provvedimenti contenuti nel famigerato Piano di Rientro.
Purtroppo questa è la triste realtà e a nulla vale oggi indossare le vesti della vittima sacrificale o stracciarsi le vesti fingendo di cadere dalle nuvole e, ingenuamente, invocare la revoca degli obbrobriosi decreti. “Alea Iacta est”, il dado è tratto! Stante tutto ciò la sanità ospedaliera nel comprensorio di Vibo, quindi, si baserà essenzialmente sulla rete di emergenze-urgenza governata dalle postazioni di emergenza territoriale e dipartimentale. Detta più semplicemente, sarà un via vai di ambulanze che dalla periferia trasporteranno il malato nei vari ospedali della Regione, dal momento che il nosocomio di Vibo è a bassa ricettività.
Se questa è una sanità che potrà dare risposte concrete ai cittadini che peraltro soffrono già di una situazione di cronica difficoltà, si è fuori dalla grazia di Dio. Piaccia o no, questi sono i parametri sui quali è stato redatto a suo tempo il Piano di Rientro tra la totale indifferenza dei politici di tutte le estrazioni. Esso ubbidisce pedissequamente alla logica dei tagli lineari, non selettivi, annulla la centralità del diritto alla tutela della salute dei cittadini prevista per legge, non rappresenta quel salto di qualità, a suo tempo strombazzato dai politici locali, esclude la logica degli ospedali riuniti che vista la variegata rete ospedaliera presente sul territorio meriterebbe una più attenta riflessione, perpetua una paradossale situazione relativa ai medici di base, pagati molto per lavorare poco, ci offre in sostanza una sanità che non va verso la salute ma, verosimilmente, verso la morte, come purtroppo le cronache sistematicamente registrano.
Nella sanità come in qualunque altro settore spendere di più, se speso bene, significa guadagnare di più. Alla luce di tale assunto trova motivazione più che plausibile l’accusa di essersi comportati da ragionieri ai vari Commissari: il bilancio della sanità a Vibo come altrove non può essere una semplice successione di somme e sottrazioni, specie se effettuate in termini di reparti o addirittura di ospedali che si aprono e si chiudono. E’ su queste basi che occorrerebbe impostare il piano della sanità in Calabria partendo dalle condizioni di assoluta emergenza nella quale ci troviamo, utilizzando i poteri straordinari affidati dal governo per ricercare l’ottimizzazione del rapporto tra sanità ospedaliera e sanità territoriale, trasferire parte dell’attività sanitaria presso le strutture periferiche al fine di mantenere un sufficiente livello di decentramento territoriale e al tempo stesso razionalizzare le risorse in un rapporto equilibrato tra un “Centro” a cui competono le prestazioni altamente specialistiche ed una “Periferia” che deve farsi carico delle prestazioni di base.
Per garantirsi uno spazio qualificato all’interno dell’ospedalità vibonese, in sostanza, l’ospedale di Tropea dovrebbe accorpare le specialità mediche oggi ubicate presso il presidio di Vibo, secondo la logica degli “Ospedali Riuniti” che è poi la logica di poter rispondere ai bisogni del cittadino utente per mezzo di un’organizzazione snella e flessibile. Ciò comporterebbe il decongestionamento del nosocomio di Vibo che ne uscirebbe rafforzato sia nel numero che nella qualità delle specialità attribuite, quelle chirurgiche, ma anche nel ruolo generale che deve esercitare all’interno di un sistema “Hub end Spoke”. Contestualmente a tale processo organizzativo è fondamentale riempire di contenuti tutte le strutture afferenti ai Distretti, al fine di svolgere efficacemente il proprio ruolo di assistenza primaria e specialistica di base, premessa e filtro dei livelli di assistenza ospedaliera. E’ del tutto evidente che non si costruisce e non si riordina smantellando e riducendo l’esistente, soprattutto ciò che funziona e fornisce risposte adeguate in un territorio già gravato da una miriadi di problemi d’ordine socio-politico ed economico.
Tutto ciò premesso le forze politiche, sociali e del volontariato, i sindaci unitamente a tutti gli operatori sanitari, anziché attestarsi su posizioni di retroguardia o, addirittura, su ridicole passarelle, invocando iniziative ormai irrealizzabili, dovrebbero invece alzare la bandiera non del campanile, né quella della retorica strumentale, ma quella della dignità e della serietà verso i cittadini avendo come riferimento i bisogni della collettività. Sembra tendere verso questi obiettivi l’odierna iniziativa di coinvolgimento della Conferenza dei Sindaci intrapresa dal sindaco Maria Limardo, la quale in virtù della sua grande esperienza, sa perfettamente che all’interno delle ASP non è possibile, a norma di legge, alcuna programmazione senza il preventivo parere della Conferenza stessa. Il che vuol dire che i sindaci, unitamente al management aziendale, possono determinare un serio processo di sviluppo della sanità avendo come riferimento i bisogni della collettività per mezzo di una organizzazione più razionale ed efficiente. Non tutto, ancora, è perduto!

Ex Direttore Sanitario – Ex Sindaco di Zungri
Dr. Tino Mazzitelli

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