L’unico interesse la tutela della salute dei cittadini
Ai cittadini interessa sapere se in ospedale troverà qualcuno in grado di prendersi carico del loro problema
Se l’anno appena trascorso si è chiuso in sede provinciale e regionale all’insegna del dibattito sullla sanità, sarebbe quantomeno auspicabile che il 2018 segnasse il passaggio dalle parole all’assunzione di responsabilità da parte di chi governa il sistema sanitario regionale e da parte di tutte quelle istituzioni pubbliche e private, guardando all’unico interesse della tutela della salute dei cittadini.
E’ da tempo immemorabile che è stato segnato il collasso delle strutture ospedaliere dell’intera Regione, acuito sia durante le varie festività, sia durante il periodo estivo, contrassegnato con il sistematico ammasso di pazienti nei pronto soccorso, riposti per intere settimane nelle barelle per essere accuditi dai medici di emergenza-urgenza, spesso nell’impossibilità di essere trasferiti nei reparti per la carenza di posti letto disponibili o del personale necessario alla’assistenza.
A chi, anche oggi, passa intere notti in barella nel corridoio di un ospedale, a chi è costretto ad una estenuante “via crucis”, trasportato in ambulanza da un ospedale all’altro alla ricerca di un posto letto, a chi viene parcheggiato in attesa che rientri il personale per essere sottoposto ad un intervento chirurgico, a chi nelle sale d’attesa vive l’ansia per le sorti di un proprio caro, non interessano le battaglie sui decreti o le discussioni su chi debba fare il commissario regionale ad acta.
Ai cittadini interessa sapere se in ospedale troverà qualcuno in grado di prendersi carico del loro problema di salute e di garantire cure adeguate ed una assistenza dignitosa. Questo per la politica dovrebbe essere il governo della sanità, non l’affidamento degli incarichi, non gli interessi legati alla gestione di appalti milionari, non la clientela e la raccolta di consenso. Il tema della salute deve essere una priorità assoluta della politica, così come la questione del lavoro.
Le pressanti richieste dei cittadini rischiano di restare lettera morta se la politica regionale e provinciale non innescherà processi di sviluppo, ma soprattutto se continuerà a mortificare la fiducia e le speranze dei calabresi facendo carta straccia della meritoctrazia. Al punto in cui siamo è necessaria un drastica inversione di tendenza per il rilancio della sanità. Prima di tutto è necessaria la revoca del decreto del presidente della giunta regionale N. 18 del 2010 e dei vari decreti emanati sin dal suo insediamento dal commissario Scura che hanno demolito gli ospedali periferici e rimodulato negativamente la sanità decretandone il collasso totale.
Prima il suono delle campane a festa ad opera della numerosa schiera di corifei che faceva da cassa di risonanza alla precedente giunta di centrodestra, unitamente agli ex esponenti politici pidiellini eletti al parlamento che per l’occasione avevano anche intonato la marcia trionfale per annunciare il parto del famigerato Piano di Rientro, subito dopo il suono delle campane a lutto per annunciare il silenzio tombale, la segretazione dello stesso Piano e degli atti aziendali conseguenziali nel momento in cui sarebbe stato necessario, invece, un dibattito approfondito con tutte le componenti che governavano la sanità, al fine di pervenire ad un consenso il più vasto possibile e conseguentemente alla determinazione di obiettivi chiari che avrebbero potuto tradursi in risultati visibili e concreti.
Di fronte alla casa che stava bruciando, sarebbe stato giusto chiedersi, come mai nessuno di lor signori ha pensato di chiamare i pompieri? Anzi si discuteva e si litigava su chi avrebbe dovuto occupare il “piano di sopra” e chi accontentarsi del “sottoscala”. In sostanza, anzicchè intraprendere drastici provvedimenti ed iniziative eclatanti per impedire un così grave sfacelo, si sono solo preoccupati di tutelare gli interessi di bottega, come se tali interessi fossero preminenti rispetto agli interessi del malato e, cosa ancora più grave, facendo al tempo stesso gli gnorri sui tagli lineari, non selettivi, che non hanno rappresentato quel salto di qualità a suo tempo tanto strombazzato.
Con l’avvicendamento alla guida della Regione della giunta di centro sinistra, dalla padella siamo caduti nella brace. Questa giunta non è riuscita a creare neanche le premesse necessarie per il rilancio della sanità in tutta la Regione, relegandola conseguentemente nel caos totale. Precarietà, indifferenza, degrado funzionale, disorganizzazione amministrativa sono i punti chiave di un modo assurdo e paradossale di gestire la sanità. Se a questo si aggiunge l’indifferenza generalizzata dell’opinione pubblica verso l’apparato sanitario,la carenza di una adeguata programmazione,l’accentuarsi delle difficoltà opoerative che inducono le strutture al progressivo fallimento,il mancato riordino degli ospedali centrali e periferici,il livello dei servizi erogati largamente insifficienti tanto da costringere i cittadini ad un crescente ricorso a strutture a carattetre privatistico con notevole, conseguente aggravio di spesa per le aziende e per i cittadini,non si può fare a meno di affermare, senza tema di smentita, che si stava meglio quando si stava peggio. Stante tutto ciò, a nulla valgono le rivendicazioni dei vari gruppi associazionistici che quasi quotidianamente lamentano disfunzioni e inefficienze. Anzicchè interrogarsi sulle ragione del degrado, anzicchè chiedere rimedi di facciata per il rifacimento del “maquillage,”non determinanti per un serio processo di sviluppo della sanità, sarebbe opportuno assumere iniziative tali da configurare, sotto il profilo del metodo e del merito, chiari obiettivi tesi a incrementare l’assistenza sanitaria e quindi la tutela della salute qualitativamente appropriata dei cittadini.
Le richieste debbono essere subordinate e commisurate in base alle reali situazioni di efficienza nelle quali i presidi sanitari si trovano,non pletorici rispetto alle strutture sanitarie in profonda crisi,altrimenti è come discutere sul sesso degli angeli.
L’interesse primario non è tanto quello di discettare e litigare su problematiche di secondo ordine, ancorchè importati, quanto quello di affrontare le tante situazioni strutturali che se non risolte accentueranno ancor di più lo stato di degrado della sanità. Una sanità in crisi di identità di così vasta dimensione si potrà salvare se uomini nuovi e capaci riescano con tempestività a estirpare i mali che la affliggono. Le aziende sanitarie sono gestite da uomini assolutamente incapaci, attraverso l’elaborazione autonoma di idee e di progetti, di poter rispondere ai bisogni dei cittadini.
Il primo motivo: le nomine politiche. Non si capisce a chi giova applicare una tale logica alle nomine tecniche. Le nomine politiche dei responsabili delle ASP per la cui conduzione è richiesta una specifica e alta competenza professionale dovrebbero sottrarsi per la loro oggettiva peculiarità ad una applicazione rigida del cosiddetto spoils-system. Una Regione che sa guardare avanti deve avere la forza di rispettare le competenze sottraendole al mercimonio politico. In sostanza, ai malati che devono essere curati serve un dirigente medico esperto e capace professionalmente, non un semplice dirigente o un diverso scienziato di destra o di sinistra. La politica può e deve stabilire il quadro delle finalità verso cui orientare risorse e obiettivi ma non le è consentito di discriminare attraverso lo spoils-system per opinioni politiche quanti nel possesso di esperienze e competenze professionali rappresentano al meglio i talenti individuali di cui la comunità dispone.
Secondo motivo: requisiti e titoli. La maggior parte dei management aziendali esercita le funzioni specifiche senza averne requisiti e titoli, in virtù di una interpretazione molto blanda delle norme contenute nel dgls 502/92 che disciplina l’organizzazione delle aziende sanitarie. Direttori generali, direttori sanitari e amministrativi il più delle volte non hanno alcuna esperienza nella gestione della sanità pubblica, non hanno maturato, per almeno un quinquennio come prescrive la legge, esperienza di direzione tecnica e amministrativa in enti, aziende, strutture pubbliche e private in posizioni dirigenziali con autonomia gestionale e diretta responsabilità delle risorse umane,tecniche o finanziarie,svolta nei dieci anni precedenti alla nomina.
E’ la solita storia: la politica può tutto, anche inventare carrierismo, distorte interpretazioni di norme, inquadramenti e nomine illegittime, elargizioni di prebende, ma non può, in assenza di scelte trasparenti, determinare quel salto di qualità che consente di dotare le aziende di un sistema tale da consentire il riordino del servizio sanitario su tutto il territorio per dare ad esso criteri di efficienza attraverso una pianificazione delle strutture organizzative in grado di fissare obiettivi, programmi e modalità di svolgimento delle attività sanitarie nell’esclusivo interesse del cittadino.
Stante tutto ciò, le forze politiche e sociali, gli operatori sanitari e le associazioni del volontariato, anzicchè attestarsi su posizioni di retroguardia, lungi da ridicole passerelle, dovrebbero invece alzare la bandiera non del campanile o della retorica,ma quella della dignità e della serietà verso i cittadini avendo come riferimento prioritario l’abbattimento delle problematiche strutturali che attanagliano la sanità nel suo complesso ed una organizzazione più razionale condotta in un’ottica di sviluppo.
Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea
DR. Tino Mazzitelli