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Chiusura Nefrologia

Quelle dichiarazioni scandalizzate dei politici vibonesi

Destito: Il reparto di nefrologia di Vibo rappresentava per i malati di un vasto territorio un punto di riferimento importante

Censore, Bevilacqua
Censore, Bevilacqua

Le nefaste decisioni assunte con il decreto regionale 106, in riferimento alla rimodulazione dell’assetto sanitario regionale ed in particolare in relazione alla provincia vibonese incominciano a creare disagi nella gestione dei servizi. Già tempo fa, in occasione dei tanti articoli apparsi in merito al depotenziamento del reparto di oncologia di Tropea, erano state palesate le preoccupazioni di un paziente assistito nel reparto di nefrologia dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, allorquando si chiedeva che fine avrebbe fatto la medesima struttura, indicata a posti letto zero, alla luce del decreto regionale. Con una disposizione del Direttore Sanitario datata 5 gennaio 2012, lo stesso dispone, a seguito della delibera commisariale 1682 del 29 dicembre 2011, l’impossibilità di provvedere a ricoveri ordinari nel reparto guidato dal dottor Francesco Giofrè. Di fatto l’autonomia e l’indipendenza della gestione della struttura in questione verranno da ora in poi meno, prevedendo i ricoveri per i pazienti nefrologici all’interno del reparto di medicina dello stesso presidio ospedaliero. Il tavolo tecnico regionale in merito al riordino della rete dei nefropatici, istituito qualche mese addietro, non sembra abbia dato soluzioni ottimali per i vari territori, ma anche se ciò fosse smentito, dinnanzi ad un decreto del Commissario ad acta per la sanità, qual è il decreto 106, le decisioni assunte presso il Dipartimento di Tutela alla Salute, presieduto dal dottor Orlando, sarebbero destinate a cedere il passo. Nel concreto della vita di ogni ammalato del territorio tutto ciò si materializza nella perdita di un riferimento specialistico per la cura e la degenza in relazione alla malattia nefrologica; tanti sono gli aspetti e le complicazioni che caratterizzano le patologie renali. Mentre, se per assurdo, i dializzati presentano una situazione clinica stabilizzata, laddove la patologia non presenta complicazioni, per i nefropatici non dializzati, i controlli, i ricoveri e le cure si susseguono anche per molti anni. Tra le varie voci di dissenso a questa decisone si aggiunge quella del presidente provinciale dell’Adet (associazione dializzati e trapiantati), la signora Maria Destito, che con profondo rammarico commenta la situazione creatasi a livello provinciale: “ Il reparto di nefrologia di Vibo rappresenta, o meglio rappresentava, per i malati di un vasto territorio un punto di riferimento importante; siamo circa 150 dializzati e una cinquantina di trapiantati a fare capo alla struttura di Vibo. Tutti i malati dei 5 ospedali dove si effettuano le sedute dialitiche comunque hanno trovato nel tempo assistenza. La delibera assunta dalla Commissione sanitaria vibonese pare essere ancora l’unica adottata nella regione; mentre nelle altre Asl i reparti di nefrologia rimangano aperti in attesa del da farsi, a Vibo pare ci sia stata fretta di cancellarlo. Chi avrà bisogno di un ricovero specialistico per la malattia nefrologica sarà costretto ad essere ricoverato nel reparto di medicina, ma mi chiedo, troverà qui la figura di un medico nefrologo? I posti per i malati renali saranno garantiti o si rischia di trovare i posti letto occupati da altri degenti con altri quadri clinici? in questo caso dove sarà costretto a riparare?” La signora Destito pone domande a cui ancora nessuno sa fornire risposte certe, domande che ogni ammalato in questo momento avanza non sapendo quale futuro spetterà alle proprie cure mediche e sanitarie.
A tal riguardo non sono mancate le dichiarazioni di esponenti politi: il Senatore Bevilacqua è apparso quasi “scandalizzato” dalla disposizione operata dal Direttore Sanitario, come se questo evento non fosse prevedibile stando al decreto 106. Questo che ormai è legge doveva essere, forse, non applicato? Non è stato lui a tessere le lodi del Commissario ad acta per la sanità in sede di Conferenza dei sindaci? A proposito, che fine hanno fatto quest’ultimi? Si sono poi dimessi in massa? Evidentemente no, evidentemente non possono nemmeno concepire lontanamente cosa significhi salire in macchina, anche per pochi chilometri, dopo essersi sottoposti a dialisi o vivere giornalmente 24 ore su 24 da malati. Per par condicio anche Censore ha detto la sua “…bisognava muoversi prima che il decreto 106 divenisse legge”, è vero, lui però si è mosso, da un corteo all’altro, da una manifestazione all’altra, da un microfono all’altro; forse però era meglio che se ne stesse un po’ più fermo, magari a scrivere le sue dimissioni e quelle dei compagni da ogni incarico istituzionale, come forma eclatante di protesta. In attesa della prossima …chiusura!

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Caterina Sorbilli
Docente nelle scuole del I ciclo, collaboratrice storica di Tropeaedintorni.it, è giornalista pubblicista iscritta all'albo professionale dell'Ordine dei giornalisti della Calabria nell'elenco pubblicisti.