Fede e dintorni

CAPRA FELICE: LA LUCE NON SI SPEGNE

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Capra felice: la luce non si spegne.

– Per molti forse, come nel mio caso, sarà stata la brutta morte della pastora etiope Agitu l’occasione di conoscere la sua storia veramente bella.
– L’opinione pubblica è rimasta scioccata dalla vicenda di Agitu Ideo Gudeta la pastora etiope arrivata nel Trentino e perfettamente integrata col diventare imprenditrice agricola con la passione delle capre, al punto da creare un’azienda agricola “La capra felice” e poi uccisa da un suo collaboratore il 29 dicembre 2020 a Frassilongo in val dei Mocheni.
– Sabato 9 gennaio 2021 a Trento si sono svolti i funerali con la presenza dei suoi fratelli fatti arrivare per la circostanza e con l’addio commosso della comunità trentina a questa pastora eccezionale, che ha incantato l’opinione pubblica.
– L’affetto della gente verso la donna è stato dimostrato anche dai 100 mila euro raccolti in pochi giorni, che serviranno per le spese della famiglia ed anche per sostenere l’Azienda agricola “La capra felice” che continuerà con un’altra pastora, la ventenne da Beatrice Zott.

Onore e riconoscenza alla pastora Agitu.
♦ Lacrime e commozione stamattina (9 gennaio 2021) al cimitero di Trento per l’ultimo saluto della comunità trentina ad Agitu Ideo Gudeta, l’imprenditrice agricola uccisa da un suo collaboratore il 29 dicembre a Frassilongo in val dei Mocheni.
A benedire la bara, che sarà traslata nei prossimi giorni in Etiopia dove si terranno i funerali, si sono alternate centinaia di persone – mantenendo le distanze di precauzione – e rappresentanti di tante associazioni e comunità locali in cui Agitu era stata stimata e apprezzata.
♦ Ne è prova la somma di 100 mila euro raccolta in pochi giorni da Zebenay Jabe Daka, presidente dell’associazione Amici dell’Etiopia, che serviranno per le spese della famiglia ma anche per sostenere l’Azienda agricola “La capra felice”.

Al cimitero di Trento, dopo i canti e le preghiere di due sacerdoti della Comunità etiope di Roma, le parole di ringraziamento del sindaco di Trento Franco Ianeselli rivolte in particolare ai due fratelli di Agitu, Kuma e Bethelihem Ideo Gudeta, giunti a Trento qualche giorno fa dal Canada e dalla California dove vivono.
“Sapevamo che nostra sorella era stata accolta bene qui in Trento, ma non credevamo così tanto”, hanno detto i familiari che nella mattinata di ieri erano saliti in val dei Mocheni visitando la casa di Agitu, la sua azienda e la stalla.
Lì sono state accolti da Beatrice Zott, la pastora di vent’anni, alla quale gli amministratori della valle e gli amici hanno affidato le 80 capre per proseguire l’attività con il sostegno anche della Provincia autonoma di Trento. “Lo faccio volentieri – ha assicurato la giovane Beatrice ai fratelli, perché Agitu era mia amica e perché tutti, qui in valle dei Mocheni, le hanno voluto bene”.

♦ Agitu era arrivata in Italia ad appena 18 anni, si era laureata a Trento in Sociologia ed era tornata nel suo Paese, impegnandosi contro il land grabbing, l’occupazione delle terre da parte di multinazionali e Paesi stranieri per sfruttarle con monoculture estranee, cacciando i contadini. Il suo impegno l’aveva resa invisa al governo così, a rischio di arresto, nel 2010 era dovuta fuggire tornando in Trentino.
♦ Qui la scelta, eredità della sua cultura, di dedicarsi all’allevamento della capre. Ma da cittadina di queste terre. Così la scelta di recuperare terre abbandonate e razze in estinzione, come la capra di razza Mochena. Prima solo un sogno (per anni ha fatto la barista), poi una realtà con l’azienda “La capra felice”, undici ettari, 80 capre, latte, formaggi, yogourth, tutto rigorosamente biologico.

Agitu, pastora nera e vera, viva nel presepe del mondo.
Scrive Antonio Maria Mira su Avvenire (2 gennaio 2021)
«Il Cristo, il Figlio di Dio, scelse di nascere tra i pastori. L’Angelo li chiamò a raccolta e loro arrivarono portando doni a quel piccolo-grande uomo, Dio incarnato. Mi piace pensare che tra quei pastori maschi, che la tradizione dei presepi rappresenta con barbe di tante sfumature, quest’anno ci sia stata una pastora, una giovane donna, dai bellissimi tratti, originaria del Corno d’Africa.
La vedo con le sue capre, i suoi formaggi, il tiepido e nutriente latte caprino. La vedo soprattutto col suo sorriso coinvolgente, la sua positività, malgrado una vita dura, ancor più dura della dura vita del pastore.
Vedo Agitu Ideo Gudeta, etiope costretta ad essere rifugiata e poi – per scelta – pastora in Trentino, uccisa il 29 dicembre.
La vedo donare al Bambinello la sua breve ma intensa vita nel Presepe di questo 2020. Una vita lontana dalla sua terra di origine ma ugualmente vissuta con convinzione e generosità».

Le sue idee, la sua opera.
♦ «Agitu mi disse che in Trentino, nella valle dei Mocheni, aveva trovato il suo paradiso. Per dieci anni lo ha vissuto con fantasia, solarità, felicità. E non a caso aveva chiamato la sua azienda ‘La capra felice’.
♦ Lei che era stata cacciata dalla violenza e dall’intolleranza politica dal suo Paese, aveva costruito una nuova vita fatta di capacità di integrazione e di proposta, di imprenditorialità nuova e antica allo stesso tempo. Fatta di rispetto dell’ambiente, di amore per una terra («Mi sono innamorata di questo territorio», mi aveva confessato).
♦ La terra trentina, dopo i primi dubbi e le prime incomprensioni (una donna? una pastora? tutta sola?) l’aveva accolta, apprezzata, quasi adottata. Un ‘trentina’ dalla pelle colorata ma dalla parlata valligiana, non chiusa ma desiderosa di apprendere e di insegnare, soprattutto ai giovani.
♦ Più che integrazione. Vera inclusione. Convivendo con gli uomini e con gli orsi, che del Trentino sono simbolo, nel bene e nel male (non per lei…). Agitu, parlando di immigrazione, diceva che era «un valore aggiunto» per il Paese ospitante, ma anche «uno scambio di culture».
Così lei recuperava dall’abbandono terre incolte e capre quasi estinte, da pastora laureata in sociologia, un po’ etiope e un po’ mochena. E recuperava anche gli immigrati che venivano a lavorare da lei, anche chi le ha tolto la vita.
Cittadina nel Sud e del Nord del Mondo, realizzando un vivere comune, insieme. Il sogno di un ‘noi’ tra uomini e terra, lei che per difendere i diritti degli agricoltori etiopi era diventata un «soggetto pericoloso» per il regime, e che in Trentino aveva scelto col suo lavoro di difendere un ambiente e una tradizione che non erano suoi per eredità, ma per intelligenza e adesione. Apparentemente.
Agitu, cittadina del Mondo, profuga e costruttrice, provava a reinsegnare ai giovani trentini le attività dimenticate o scartate perché ritenute vecchie e umilianti. Il suo ‘orgoglio’ era vedere i bambini mungere le sue capre, ma anche i ragazzi che volevano lavorare con lei o le chiedevano consigli, o la fila di chi voleva comprare i suoi prodotti, buonissimi e con qualcosa in più.
Questo era il «paradiso » che la pastora Agitu aveva scoperto e vissuto, purtroppo per troppo pochi anni.
In questo Natale così difficile e duro, lei lo ha sicuramente portato davanti al Bambinello, sorridendo con i suoi grandi occhi neri. E Lui ha sicuramente ricambiato quei doni e quel sorriso, aprendole le porte di un Paradiso eterno.

La sua memoria.
♦ A chi l’ha conosciuta resta il dolore per la perdita e per quello che ancora avrebbe potuto fare. Ma deve restare anche l’impegno a non disperdere quanto Agitu aveva costruito in questi pochi anni. Le sue capre, le sue idee, le sue realizzazioni devono continuare a camminare, sui pascoli della valle dei Mocheni e nelle gambe dei giovani che lei tanto amava.
♦ La memoria della pastora Agitu deve avere ancora il concreto sapore dei suoi formaggi e di una convivenza felice.
E magari una bella statuina nel presepe del prossimo Natale 2021, una ‘pastora nera’ con le sue capre trentine e il suo sorriso figlio del mondo.
♦ Agitu Ideo Gudeta, pastora di 42 anni originaria dell’Etiopia, nota con il soprannome di «Regina delle capre felici» è stata uccisa nella sua abitazione di Frassilongo in Val dei Mocheni in Trentino.

Confessa l’assassino di Agitu: è un suo dipendente.
Antonio Maria Mira scrive su Avvenire del mercoledì 30 dicembre 2020
Assassinata in casa e violentata la pastora etiope simbolo di integrazione. Rifugiata dal 2010, aveva scelto di recuperare terre e capre di razza Mochena
Agitu Ideo Gudeta
♦ È stata trovata morta ieri sera (29 dicembre), uccisa con un violento colpo alla testa, nella sua casa di Frassilongo in Trentino. Agitu avrebbe compiuto 43 anni il giorno di Capodanno.
♦ Nella notte ha confessato, nell’interrogatorio davanti ai carabinieri e al magistrato, un giovane africano, dipendente dell’azienda della donna, che avrebbe avuto con lei dissidi economici. L’assassino avrebbe anche compiuto atti di violenza sessuale sulla donna agonizzante.

(fonte: estratti da alcuni articoli di Avvenire.it)

Sabato 9 gennaio 2021 si sono svolti i funerali di Agitu Ideo Gudeta la pastora etiope arrivata nel Trentino e perfettamente integrata col diventare imprenditrice agricola con la passione delle capre, al punto da creare un’azienda agricola “La capra felice” e poi uccisa da un suo collaboratore il 29 dicembre 2020. – Ai funerali erano presenti i suoi fratelli fatti arrivare per la circostanza e una commossa comunità trentina venuta a rendere onore a una pastora eccezionale, che ha incantato l’opinione pubblica. L’affetto della gente verso la donna è stato dimostrato anche dai 100 mila euro raccolti in pochi giorni, che serviranno per le spese della famiglia ed anche per sostenere l’Azienda agricola “La capra felice” che continua la sua attività, affidata alla giovane pastora di vent’anni Beatrice Zott: ““Lo faccio volentieri, perché Agitu era mia amica e perché tutti, qui in valle dei Mocheni, le hanno voluto bene”.

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