Fede e dintorni

Lo riconobbero nello spezzare il pane

I giorni della pandemia del coronavirus ci stanno facendo sperimentare solo in parte la forte spiritualità che deriva dalla Pasqua. – Oggi ancora un’altra domenica “limitata”. – Ogni domenica, Pasqua settimanale dei cristiani, la Chiesa fa memoria del Signore morto e risorto, nell’attesa del giorno senza tramonto. – Perché la domenica continui ad esprimere tanta ricchezza spirituale, non può passare senza che in essa si celebri l’Eucaristia. Nella Messa, il popolo che Cristo unisce a sé nel suo Spirito, si raduna per ripresentare al Padre il sacrificio della croce, per proclamare la certezza della sua risurrezione e vivere del suo amore. L’Eucaristia è momento centrale del giorno del Signore, principio e culmine della vita dei cristiani. Che bello viverla insieme!

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Si va verso le messe aperte ai fedeli?

Non è difficile trovare le giuste misure per ritornare a celebrare la Messa con i fedeli, misure che minimizzano i rischi e la rendono meno pericolosa delle code che si vedono nelle banche e altrove, situazioni pur coperte dalle normative vigenti. – Per sostenere la vita interiore dei fedeli e di incoraggiarne la crescita, non si può vederli privati ??dell’Eucaristia per lungo tempo, come ha ricordato Papa Francesco. – Il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI ha annunciato: “E’ arrivato il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa, oltre ai battesimi e a tutti gli altri sacramenti, naturalmente seguendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza in presenza di più persone nei luoghi pubblici… Vogliamo tornare a celebrare con un gruppo di fedeli proporzionato alle dimensioni dell’edificio, e con tutte le misure atte a garantire la sicurezza.

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Dal dolore nasce l’amore più forte

Lo straordinario esempio di chi si è messo al servizio dei malati di coronavirus ha scosso la sensibilità della gente comune, che da oltre un mese sta manifestando la sua riconoscenza per questi “eroi” o “santi della porta accanto”, come li chiama Papa Francesco. – 145 medici morti nel corso dell’epidemia di Covid-19 fino ad oggi. 36 gli infermieri e 115 i sacerdoti. – Nel dolore e nelle tragedie di questi mesi questo è stato un fatto importante che si è imposto alla nostra attenzione e che pur aggiungendo dolore a dolore è diventato fonte di ammirazione, e alla fine, di conforto. L’esempio dei medici, degli infermieri e infermiere, dei sacerdoti, di chi si è messo al servizio dei malati disponibile a dare la vita, è una lezione importante che questo tempo di sofferenza ci deve lasciare. – Da sempre la vicenda di San Massimiliano Kolbe, che nel lager di Auschwitz scambiò la sua vita con quella di un altro prigioniero, padre di figli, suscita generosa imitazione.

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Un Diacono permanente in Amazzonia

Si chiama diacono permanente un uomo, anche sposato, che si dedica ad aiutare la Chiesa attraverso la vita liturgica, pastorale o nelle opere sociali e caritatevoli. Riceve il sacramento dell’Ordine nel grado di diacono, che imprime in lui un sigillo (‘carattere’) che nulla può cancellare e che lo configura a Cristo, il quale si è fatto ‘diacono’, cioè servo di tutti. – In Amazzonia nell’Alto Solimões è stato ordinato il primo diacono permanente indigeno, Antelmo Pereira Ângelo, sposato, appartenente alla tribù tikuna, la più numerosa del Brasile. Egli sarà uno leader maturi e dotati di autorità in terra amazzonica, che conoscendo le lingue, le culture, l’esperienza spirituale e il modo di vivere delle varie comunità suscitano spazio alla molteplicità di doni che lo Spirito Santo semina in tutti.

Fede e dintorni

Misericordia di Dio e quota mille

Accanto all’intelligenza e alla scienza l’uomo deve re-imparare ad alzare con fiducia il suo sguardo a Colui che tutto regge e guida. Fede nella misericordia di Dio, per la vita presente e soprattutto per la vita futura. – Per grazia noi saremo salvati! Tutto il bene che crediamo di aver fatto, forse, non sarà sufficiente a spalancarci la porta del Paradiso. Ma un atto di fede nella misericordia di Dio lo farà, come per incanto. Non è la sconfitta per l’uomo, ma il trionfo dell’Amore di Dio che arriva in lui.

Fede e dintorni

La Comunione spirituale in tempo di coronavirus

La crisi del coronavirus ha richiamato in azione questa antica pratica di fede. La comunione spirituale non si fa esteriormente, come la comunione sacramentale, ma spiritualmente, cioè internamente e mentalmente, senz’alcun atto materiale e corporale: spiritualmente, cioè soprannaturalmente e divinamente. – Ogni mattina Papa Francesco dalla cappella di Santa Marta invita a farla per entrare in unione stretta con Gesù. – La pratica della comunione spirituale ha arricchito la spiritualità di santi e sante che pur ricevevano regolarmente quella sacramentale. La comunione spirituale non è una pratica di emergenza (come in questa circostanza del coronavirus), ma una pratica valida per tutte le stagioni della vita.

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La Misericordia dei medici

Otto giorni fa, giorno di Pasqua, a Prato 5 medici, su mandato del vescovo Giovanni Nerbini, hanno dato l’Eucarestia ai malati di coronavirus. Qualcuno ha pianto. Un momento toccante è stato quando a ricevere l’Eucarestia sono stati mamma e figlio ricoverati insieme. Nel primo pomeriggio, nella cappella dell’ospedale, il vescovo aveva affidato ai medici dell’ospedale il mandato di ministri straordinari della comunione ed ha pregato per coloro che non lo potevano fare, perché ormai intubati.

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Oggi Divina Misericordia per tutti

Divina Misericordia per tutti in questo tempo di pandemia: per i tanti morti causati dal coronavirus e per i vivi che vivono nell’angoscia del pericolo sempre incombente. – E così celebriamo ancora nelle nostre case, diventate piccole chiese domestiche, questa seconda Domenica di Pasqua, chiamata Domenica della Divina Misericordia. – Fu istituita da san Giovanni Paolo II (1920-2005), il quale si ispirò alla spiritualità di Suor Maria Faustina Kovalska (1905-1938). – Quest’anno i cristiani e tutti gli uomini del mondo sentono un bisogno straordinario della Divina Misericordia che li salvi da una pandemia micidiale che ancora non arretra.

Cultura e Società Fede e dintorni

Nostalgia del sepolcro o voglia di resurrezione.

I testi liturgici in questi giorni hanno messo in evidenza il singolare duello tra la morte e la vita: “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
– Il risorto non lo si può più cercare tra i morti; ma tra i viventi che egli vivifica con la grazia della sua resurrezione. Bisogna resistere alla nostalgia del sepolcro, del ritorno al «come prima». Bisogna avere il coraggio di scegliere forme di resurrezione. Allora la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli.

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Testimonianza eroica del medico diventato diacono

Gli eroi non ci mancheranno: sono 121 i medici eroi morti in questa crisi da coronavirus, 30 gli infermieri, 6 i farmacisti e 111 i sacerdoti. Tutti accomunati nello stesso sacrificio. Papa Francesco continua a citarli e a ringraziarli. – Maurizio Bertaccini, medico e diacono permanente, padre di 10 figli (tra naturali, adottivi e affidati), ha lottato dal 18 marzo con il virus, ma la malattia purtroppo non gli ha lasciato scampo e giorno 14 è morto, all’età di 68 anni, all’ospedale “Infermi” di Rimini, dov’era ricoverato dal 24 marzo. Ora potrà godere, quale ‘servo buono e fedele’, della pace col suo Signore risorto.

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Da giovane migrante a vescovo

L’Albania e il suo presidente Meta hanno accolto con favore e gioia la nomina di Arjan Dodaj a Vice Vescovo dell’Arcidiocesi di Tirana-Durazzo fatta da Papa Francesco. Anche i musulmani sono contenti: con questi c’è ben più della tolleranza religiosa; c’è armonia, familiarità, spirito di grande collaborazione e sostegno reciproco, dice il vescovo eletto.

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Parole, suoni e immagini per dominare il coronavirus

Mors et Vita duello conflixere mirando. Mentre morte e vita combattono il loro “duello pasquale” in questi giorni del coronavirus, bisogna riconoscere gli sforzi generosi e titanici di medici, infermieri, operatori pastorali sempre in azione e ringraziarli. Alla loro azione loro si affiancano parole nuove, suoni celesti e immagini incredibili per dominare il coronavirus. – Le parole di conforto dei Pastori, in particolare di Papa Francesco, che ogni giorno entra nelle nostre case; i suoni di celesti melodie per sollevare gli spiriti affranti dal dolore come quelle di Andrea Bocelli dal duomo di Milano deserto; immagini incredibili per la tecnologia applicata per suscitare speranza, come quelle del Cristo

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Il medico e la sua missione

Il 12 aprile è stato anche il giorno di San Giuseppe Moscati, il medico dei derelitti, morto 92 anni fa; le sue mani guarirono la città di Napoli. Al giuramento di Ippocrate, che ogni medico fa, unì uno straordinario amore per gli ammalati che nasceva dalla sua fede: nel prendersi cura dei loro corpi accudiva al tempo stesso anche le anime”. Egli offrì tutta la sua vita per curare gli ammalati. Morì per infarto a 47 anni, dopo essere tornato dall’ospedale e dalle visite a domicilio per controllare alcuni pazienti. Fu un eroe, un santo. Papa Francesco lo avrebbe chiamato “un santo della porta accanto”.

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Dio non ci lascia soli

Papa Francesco Francesco, ieri giorno di Pasqua, ha dato la benedizione Urbi et Orbi “in solitudine”, per le restrizioni del coronavirus. “Dio non ci ha lasciati soli! Rimanendo uniti nella preghiera, avvertiamo che Egli pone su di noi la sua mano, ripetendoci con forza: non temere!” L’amore misericordioso è la caratteristica eterna di Dio. Egli ama le sue creature e le vuole felici. – Ma tante volte sono le sue creature a non credere al suo amore, perché non aprono gli occhi alla luce della risurrezione.

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Pasqua di Risurrezione, nuova vita

Risorgere dopo la morte: è una esperienza che facciamo continuamente. Ci rialziamo dopo che siamo stati abbattuti e quando non si può ricostruire come prima, l’amore crea forme nuove. L’anno scorso è toccato alla cattedrale di Notre Dame di Parigi diventare il simbolo e l’impegno della Pasqua: l’impegno a risorgere che si deve estendere alla ricostruzione di tutti i guasti che l’uomo procura alla sua dignità e alla bellezza della natura. Quest’anno tocca a tutto il mondo diventare umile e cosciente segno di risurrezione col ridare dignità a chi combatte in prima linea nella vita: ai servitori dello stato, ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e di volontariato che sono diventati “i santi della porta accanto”. Tutta l’umanità può uscire dal tunnel della morte alla luce di una vita nuova, degna e giusta per tutti.

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Sabato Santo in tempo di coronavirus

Il Venerdì Santo ha consegnato Cristo morto, posto nel sepolcro. Il giorno dopo, Sabato, che era il grande giorno della pasqua degli Ebrei, è diventato il giorno del grande silenzio nell’attesa della della Resurrezione di Gesù, la nuova Pasqua. – Grande silenzio; ma parlano i tanti riti tradizionali legati a questo giorno e che vedono protagonista la Madonna Addolorata (o desolata) che piange il suo Figlio Gesù. Ma tutto ormai è proiettato verso la Risurrezione. – La fantasia popolare, che racconta la passione di Gesù, ce la tramanda rivestita di tenerezza in tanti racconti.

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Venerdì Santo in tempo di coronavirus

La Via Crucis nella storia… La Via Crucis nella nostra vita… Via Crucis di sempre! – Ognuno ha modo di specchiarsi dentro e vivere la giusta via! – La croce ci ricorda come si ama, e a chi dobbiamo guardare per amare senza stancarci. La morte di Cristo sulla croce rivela il mistero duna vita nuova, liberante, redentrice. Perciò il venerdì santo diventa il giorno della speranza di una vita nuova. – Ingrandisci la foto.

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Giovedì Santo in tempo di coronavirus

Nella Messa del giovedì santo, a sera, si dà spazio all’istituzione dell’Eucaristia e, dopo il Vangelo, si compie il gesto della lavanda dei piedi, come aveva fatto Gesù agli apostoli. Un rito che quest’anno – per le restrizioni emanate – non verrà fatto, ma che da sempre colpisce la sensibilità umana purché non si fermi al gesto rituale, ma che accolga il suo significato: il segno di Gesù che amò i suoi discepoli sino alla fine. E noi siamo chiamati a renderlo presente a tutte le generazioni: «Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi».

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Nella passione di Cristo perdono e riconciliazione

«Vicino a me, c’era un altro ragazzo, lo stavano medicando. Aveva una gamba fasciata, ma la benda era inzuppata
di sangue. Piangeva disperato. I nostri sguardi si sono incrociati. L’ho riconosciuto. Era il ragazzo che mi aveva tagliato le dita con il machete… Anche lui mi aveva riconosciuto e tremava come una foglia». – Vittima e carnefice si riscoprono fratelli in un abbraccio. – In questi giorni di Passione e di paura globale per il virus mortale che ci sta assediando, noi, che abbiamo i nostri molti peccati, possiamo e dobbiamo trovare il coraggio di guardare a Gesù che soffre e muore innocente e supplicarlo come il ladrone pentito: “Gesù, ricordati di me!”. E Gesù porta a termine la sua missione riconsegnandoci alla gioia e alla vita.

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L’abbraccio del Crocifisso

Alle belle storie e leggende ascoltate nella fanciullezza non si rinunzia, neanche oggi. Un tuffo in queste storie dà una iniezione di bellezza e di nostalgia di qualcosa che si aspetta ancora. – Le leggende sacre legate alle sculture o quadri di crocifissi, madonne e santi restano “gelose custodie” del patrimonio spirituale locale che chiedono il rispetto di chi le ascolta o le legge. – Abbiamo tutti bisogno di un abbraccio consolatore, vero, pieno. Come potrà essere l’abbraccio di Dio, di Cristo, della Madonna e dei nostri Santi? – Proviamo ad immaginarlo nella preghiera e nelle belle storie che abbiamo ascoltato sin da bambini.