Le manifestazioni dell’Assunzione della Madonna dei giorni scorsi hanno posto in evidenza il desiderio di cielo che c’è in tutti noi. E i morti che si succedono a livello mondiale, nazionale ed anche familiare sembrano riproporci l’antica domanda: ma davvero andremo in cielo? come sarà il cielo? – Noi crediamo che nascere a questa vita comporta il vivere per sempre nell’altra, e solo quello che non muore e dura può dare senso pieno alla vita. – Risuonano attuali le semplici parole imparate al catechismo: Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo (nel nostro prossimo) in questa vita e poi goderlo per sempre nell’altra. Coraggio: guardiamo sempre il cielo, mentre camminiamo con responsabilità sulla nostra terra
Fede e dintorni
Prima del divorzio vorrei…
Questo delicato racconto è dedicato a chi sta pensando al divorzio. Fu scritto da Dag Hammarskjöld, diplomatico svedese, segretario generale dell’ONU dal 1953 al 1961, anno in cui morì in un incidente aereo. Gli fu conferito postumo il Premio Nobel per la pace per la sua attività umanitaria. – Il racconto rivela tutta la freschezza degli autentici sentimenti di amore, che spesso affonda nel duro quotidiano della vita. Esso, però, può risorgere a nuova vita. “Non hanno più vino”, non hanno più amore… ma tutto può rinascere”.
La fede di una mamma
«Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». – Una donna sconosciuta, straniera e pagana, viene elogiata per la sua grande fede, per quella insistenza fiduciosa e appassionata che ha aperto la strada verso il cuore di Gesù. La donna cananea ci insegna a pregare con convinzione, con fede e senza stancarci. Proprio ciò di di cui abbiamo bisogno in questo tempo di pandemia.
Maria Assunta in cielo, che è la nostra patria
Oggi, 15 agosto solennità di Maria SS. assunta in cielo: mentre siamo immersi nello splendore e nel caldo del sole di ferragosto, avvertiamo viva la nostalgia del cielo. In quest’anno in cui stiamo vivendo la grave crisi del coronavirus, in cui tanti sono morti senza neppure un conforto, e davanti ad un futuro sempre più incerto facciamo bene ad alzare lo sguardo al cielo, dove è la nostra patria e cantiamo anche noi: “Al cielo, al cielo, al ciel! Andrò a vederla un dì!”
I sacerdoti predicano anche dal letto della sofferenza
Siamo abituati a vedere il sacerdote all’altare, al pulpito, al confessionale: qui predica, consiglia e dà indicazioni spirituali. – Ma il sacerdote è anche un uomo, e lo diciamo tutti, con i suoi problemi e le sue sofferenze. Ed è anche qui che essi predicano, consigliano e danno indicazioni spirituali. Figure indimenticabili di sacerdoti sofferenti che sono diventate “prediche viventi”, perché apostoli della sofferenza. Padre Pio, ora santo, dalla sua cattedra di sofferenza ha annunciato il vangelo alle coscienze tormentate. Il prossimo Beato Don Francesco Mottola di Tropea: dal letto della sofferenza è diventato un apostolo della misericordia di Dio. – Il volume “Come seme che germoglia” parla di sacerdoti malati e 12 storie di «apostoli della sofferenza».
Si vive tra fortuna e sfortuna?
Valutando la realtà buona o cattiva con il metro divino, il cristiano intuisce che tutto è grazia; tutto è governato dalla mano provvidenziale del Padre: infatti tutto concorre al bene di chi ama il Signore. E per chi si fida perdutamente di Lui, ripetendogli con gioiosa adesione: “Sia fatta la tua volontà!” tutto viene tramutato in grazia. Per il cristiano non si tratta di fortuna o sfortuna.
L’ora degli angeli per Beirut
Mentre devastazione mostra le sue conseguenze più tragiche (300mila, senza tetto) e la politica non ha retto alla crisi seguita, migliaia di giovani sono giunti da ogni angolo del Paese, per assumersi la responsabilità di ripulire la città di Beirut e soccorrere quanta più gente possibile. I ragazzi e le ragazze affollano le strade della città: maniche di camicia e short, capelli impastati dai calcinacci, pale e scope brandite come armi contro il male (quello con la “m” maiuscola, fatto di egoismi, corruttela, fanatismi, connivenze). – E questi giovani lo dicono: «Dal giorno in cui noi nasciamo qui in Libano, sappiamo di trovarci sul crocevia di interessi internazionali contrastanti. – Sia pace e futuro di bene per il Libano e per Beirut.
El Salvador, ancora un sacerdote ucciso
Ancora un sacerdote trucidato nel cuore del Salvador, nell’anno dedicato ai martiri, a quarant’anni dal martirio di san Oscar Romero e nell’anniversario del martirio di padre Cosme Spessotto – Padre Ricardo Antonio Cortéz è stato ucciso il 7 agosto mattina. Una tristezza grande. Ma venire a sapere che si possa trattare di martirio, quindi di resistenza al male a costo della propria vita, potrà diventare una storia di redenzione. come quella del santo vescovo Oscar Romero.
Nessun amore senza verità, nessuna verità senza amore
Ieri, 9 agosto è stato il giorno di S. Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein; ma essendo domenica, non si è celebrata la liturgia dedicata a lei, perché la domenica ha precedenza sulle feste dei Santi. E comunque il vangelo della domenica ha presentato Gesù che cammina sulle acque e i discepoli che stanno sulla barca sballotta dalla tempesta lo credono un fantasma. “Coraggio, sono io. Non abbiate paura!” – E davvero l’ebrea convertita Edith Stein, diventata suor Teresa Benedetta della Croce ha affrontato con coraggio la tempesta che l’ha portata -insieme a tani altri – nelle camere a gas e nei forni crematori di Auschwitz. La sua fede ha vinto il male; oggi è Santa e Compatrona dell’Europa, diventando un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono mettersi insieme a Cristo per portare una rinnovata speranza alla nostra umanità ferita.
Non abbiate paura. Sono io.
E dopo il coronavirus, causato volontariamente o involontariamente dall’uomo, ecco ora un deposito gigantesco di materiale esplosivo scoppiato il 5 agosto a Beirut per imperizia o malvagità dell’uomo a seminare morte e distruzione. E in mezzo le polemiche, le accuse, la rivolta a minacciare una fragile pace. Il clima di escalation e di minacce reciproche preoccupa tutto il mondo. Papa Francesco lancia appelli per la “pace” per aiuti concreti al Libano devastato da questo disastro. E oggi noi assolutamente non possiamo ignorare l’invocazione disperata di Pietro che affondava: «Signore, salvami!». Signore, salvaci dalla distruzione che viene provocata dal Maligno e dai suoi servi!
Solidarietà come stile, non solo in necessità
L’uomo è un essere socievole, me spesso trova ostacoli a vivere e operare insieme: chi fa da sé, fa per tre… – In un certo senso gli animali sembrano socializzare meglio, seguendo la loro natura. L’uomo, per ritrovarsi e ritrovare l’altro, ha bisogno di incappare in un ostacolo della vita… E allora scatta la solidarietà, che diventa anche gara e riesce ad impressionare la pubblica opinione. Conclusione? Si potrebbe dare il benvenuto ai tanti piccoli inconvenienti della vita che ci permettono di ritrovarci in umana solidarietà. Ma non lasciamo che siano solo le disgrazie a farci ritrovare. La solidarietà cristiana deve diventare uno stile di vita.
Come si va in paradiso?
Tutti vogliamo andare in paradiso, ma molti trovano che è difficile. – Ma chi va in paradiso? … E quelli che ci sono, sono stati tutti dei santi? La storia dice che ci sono stati tanti che l’hanno “rubato” all’ultimo momento! – Sì, Il Paradiso è questione di misericordia. Fidiamo nella misericordia di Dio: egli ci farà entrare… Ma intanto facciamo tutto il possibile per meritarcelo! Dio guarda alla nostra fede e al nostro amore più che ai risultati delle nostre opere, perché le opere devono essere il segno della fede e dell’amore. Il risultato lo giudica Dio.
Uccisi, ma trasfigurati nel Signore
La gloria di Dio si manifesta nel suo Figlio crocifisso, quella stessa che brillerà nella sua Risurrezione. Anche nei martiri di tutti i tempi si manifesta la gloria di Dio, che trasfigurerà i loro corpi mortali. – Il 6 agosto 1944 a Varsavia ben 30 Redentoristi furono uccisi dai nazisti per aver dato rifugio nel loro convento ai polacchi della resistenza. La loro gloria è incisa sul marmo, ma soprattutto nella memoria grata di chi è sopravvissuto e la tramanda ai posteri. – Sul volto dei martiri di ogni tempo il Padre continua presentare la gloria del suo stesso Figlio: «Questi è il mio Figlio, l’Amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
Da architetta a monaca
La storia e la scelta di Maria Chiara sono di quelle che sorprendono: da architetta a monaca nel Monastero di Valserena. – Prima del lockdown la religiosa ha fatto la professione solenne nelle trappiste del monastero cistercense di Valserena nella diocesi di Volterra. – Laureata al Politecnico di Milano era giunta nel convento per un progetto di lavoro. E da allora ha iniziato un cammino che, nel tempo, l’ha portata a verificare meglio, vivendo un tempo di esperienza dentro la clausura. Confida Maria Chiara: “La vera decisione non è stata quella di diventare suora, ma di dare fiducia a Dio, che offriva al mio cuore una modalità più profonda di amare. Dio mi stava indicando la verginità come possibilità di abbracciare tutto e tutti».
Un sacerdote per amico
Dallo sperduto villaggio di Ars il sacerdote Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars, ha movimentato la religiosità dei cattolici del suo tempo come ai nostri giorni ha fatto San Pio da Pietrelcina. – Era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente». – Da Papa Pio XI, nel 1929, fu proposto «celeste patrono di tutti i parroci dell’universo» e da Benedetto XVI, nell’Anno sacerdotale 2009 «di tutti i sacerdoti del mondo». Noi lo invochiamo quale nostro amico!
Il perdono di Assisi nell’anno del coronavirus
L’emergenza del Covid-19 non ha fermato la solennità dell’Indulgenza della Porziuncola (noto come il Perdono di Assisi) che si è svolta sabato e domenica scorsa nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Da mezzogiorno del giorno 1 fino alla mezzanotte del giorno 2 agosto tutti i fedeli e pellegrini accorsi hanno potuto ottenere la misericordia ottenuta nel 1216 dal Poverello di Assisi nella piccola chiesa assisana. – Quest’anno Il perdono di Assisi ha camminato anche via web. Interessante è stato l’itinerario proposto ai giovani. – Il perdono di Assisi è un’indulgenza plenaria che può essere ottenuta in tutte le chiese parrocchiali e francescane dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del 2 agosto. – Alla Porziuncola, in Assisi, è concesso tutto l’anno.
Date voi stessi da mangiare
La nostra società è da tempo diventata società di consumo ed anche di spreco. Il cuore inorridisce dianzi al tanto cibo “buttato” e sprecato, mentre c’è chi muore di fame. Il pane (il cibo) non si butta, né si nega. “Se un povero chiede pane, non si può far finta di non sentire”. Il pane è ormai diventato simbolo dei diritti dell’uomo. Gesù, pieno di compassione, guarisce i malati e dona gratuitamente pane abbondante alla folla che ha fame. – Il suo pane sazierà la nostra fame e sete di eternità. La gratuità di donare salverà il nostro mondo.
Sant’Alfonso e lo schiavo che si convertì
Sant’ Alfonso Maria de Liguori, Vescovo e dottore della Chiesa, Fondatore dei Redentoristi (1696-1787). S. Alfonso, il Dottore zelante, rifulse per la sua premura per le anime, i suoi scritti, la sua parola e il suo esempio. mentre era avvocato, in famiglia, aveva uno “schiavo” personale, Abdallah, che chiese spontaneamente di essere battezzato confidando: “Mi son mosso dall’esempio del mio Padrone, non potendo essere falsa questa Religione, in dove il mio Padrone vive con tanta onestà, e divozione, e con tanta umanità verso di me”. Ricevuto il battesimo, morì a 18 anni.
Mohamed Mashali, amico dell’umanità
In Egitto era conosciuto come il “dottore dei poveri” e ora nella città di Tanta, nel Delta del Nilo, c’è una strada con il suo nome. Nel mondo musulmano e non solo c’è grande cordoglio per la scomparsa a 76 anni di Mohamed Mashali: per mezzo secolo nella sua clinica ha offerto visite a prezzi popolari o addirittura gratis a centinaia di migliaia di persone senza mezzi. Mashali, informa il sito ahramonline.org, è morto di “collasso cardiocircolatorio”. Laureato all’Università del Cairo nel 1967, Mashali ha lavorato in molti centri medici rurali e nel 1975 ha aperto una sua clinica a Tanta, diventata la clinica della speranza. Per quasi mezzo secolo è andato avanti a lavorare dieci ore al giorno, senza macchina né telefono cellulare, in stato di semi-povertà, spostandosi a piedi tra la casa e la clinica.Un amico dell’umanità.
La fede che vince la malattia
Nella nostra società il mondo degli anziani rischia continuamente di diventare un mondo di “abbandonati”. E’ vero che i servizi non mancano e che non manca la fantasia di inventarne dei nuovi (animazione di gruppo, giochi, perfino balli…). Ma il mondo dei servizi può collassare quando arriva la malattia o un evento tragico qual’è stato il coronavirus. Dinanzi alla malattia (e alla pandemia) gli anziani forse sono diventati soggetti anonimi segnati da un numero. – Succede invece che se si dà vero valore a una persona anziana, si contribuisce anche alla sua salute.