Dalla Bibbia: «Bevi il tuo vino con cuore allegro»… – Ma: «Non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito». – «Tutto mi è lecito!»…. Sì, ma non tutto giova. Io non mi lascerò dominare da nulla».
Fede e dintorni
Il coraggio di sperimentare
Nella parabola dei talenti, Gesù ha ammonito di non fare come il servo “malvagio e infingardo” che non ha fatto quanto doveva: mettere a frutto il talento ricevuto. Egli aveva una falsa immagine del padrone (di Dio) e il peggio era che non lo amava. La paura nei confronti del padrone l’ha paralizzato ed ha agito in modo maldestro, senza assumersi nessun rischio. Così ha sotterrato il suo talento. – Invece Dio si aspetta da noi una risposta gioiosa, un impegno che proviene dall’amore e dalla nostra prontezza ad assumere rischi e ad affrontare difficoltà. Bisogna avere il coraggio di sperimentare: gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio; ma l’uomo creativo osserva le cose vecchie con occhio e spirito nuovo.
Scoraggiamento? Assolutamente no
– Questa lunga pandemia che stiamo vivendo, oltre alle vittime che si sta portando via, sta seminando un senso di sgomento e di scoraggiamento. – Per noi umani è molto facile scoraggiarci.Dopo aver tentato di resistere alle sventure e ai guai della vita, dopo essere caduti più volte nello stesso peccato o in altro comportamento improprio, alziamo bandiera bianca e ci arrendiamo. – Ma non intenzione di Dio che ci scoraggiamo. Se Egli ci ha creati e chiamati, Egli è fedele e porterà a termine l’opera iniziata: alla felicità senza fine: occorrono però gli strumenti buoni: fede, speranza e carità.
Fedeltà a Dio e felicità eterna
“Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Bello sentirselo dire da Dio! – Ma Egli esigerà di sapere da noi come abbiamo usato il nostro tempo, cosa abbiamo fatto della nostra vita e dei talenti che abbiamo ricevuto, cioè delle nostre capacità. Il premio per il buon uso sarà la partecipazione alla gioia eterna del Signore. Beati noi se saremo capaci di far fruttare i doni ricevuti. – Oggi ricorre la 4a Giornata dei Poveri: “Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32).
Da schiava a grande testimone di carità cristiana
La straordinaria storia di Julia Greeley che da schiava divenne una grande testimone della carità cristiana sembra una bella favola: ma tutta vera.- Julia Greeley (1833-1918) era una donna schiava nera americana, in seguito liberata dalla legislatura del Missouri. Si convertì alla cattolicesimo e fu battezzata. Si aggregò al Terzo Ordine Francescano secolare e diffuse pace, gioia, amore in abbondanza. – Oggi è conosciuta come l’angelo della carità di Denver a causa del suo aiuto a innumerevoli famiglie in povertà. Alle famiglie povere bianche portava gli aiuti di notte, perché esse non avessero a vergognarsi di essere aiutata da una negra.
Fare esperienza del silenzio
Il silenzio è desiderato da molti, temuto da non pochi e apprezzato dai saggi. – Le parole sono preziose, ma più prezioso è il silenzio. Più ne capiamo il significato del silenzio, più realizziamo questa verità. Quante volte durante il giorno capita di dire qualcosa che sarebbe stato meglio tacere! – Anche la preghiera deve a volte diventare silenziosa. Nel silenzio si ritrova una tranquilla comunione con Dio, anche senza parole. – «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza».
Un testimone della fede: Padre Ettore Cunial
Padre Ettore Cunial religioso giuseppino del Murialdo ucciso in Albania nel 2001. «Siamo convinti della sua santità» dice il vescovo di Tirana. – Una storia di fede, di disponibilità e di amore, sostenuto da un ardente spirito di servizio a Dio, alla Chiesa e ai fratelli. – Un martire dei nostri giorni, vittima di una violenza cieca e insensata, suscitata dal principe del male, il diavolo, che quando non riesce a fermare il bene che avanza nel nome del Signore, eccita la mente di persone già esaltate per compiere spedizioni omicide. Il diavolo durante un esorcismo diede a P. Ettore un appuntamento: «Ti aspetto a Tirana». – Il diavolo continua le sue stragi, Lo stiamo vedendo ancora all’opera di massacri attraverso l’ISIS (o Daesh) nella povera Africa, in Mozambico: 50 civili decapitati, donne e bambini rapiti dai villaggi, distruzione delle case. – Un ecclesiastico in Siria già da tempo definì il fenomeno: è il diavolo uscito fuori dall’inferno.
Aiutare gli altri è aiutare se stesso
Può sembrare uno slogan, ma è la verità. – Tanti di noi conoscono e ripetono di cuore la Preghiera semplice tradizionalmente attribuita a San Francesco: fa’ di me uno strumento della tua pace che termina con queste parole: dando, si riceve: perdonando si è perdonati; morendo si risuscita alla Vita Eterna. – Uno scopo per la tua vita: Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Un santo fratello portinaio
La porta. Oltre che una parte importante dell’abitazione dell’uomo, è diventata man mano il simbolo del “dentro o fuori” di una realtà associativa, compresa la Chiesa, dove la porta è Cristo stesso, attraverso cui entrano i figli di Dio rigenerati dal battesimo che egli ci ha lasciato. – Anche la chiesa, come edificio ha la sua porta (o più porte secondarie) affidata anticamente alla cura di un chierico denominato “ostiario” (portinaio). – La delicatezza e l’importanza del “servizio della porta” ha sempre indotto le comunità religiose a mettervi un soggetto prudente, saggio, accogliente. In genere non era un sacerdote, ma un laico professo con i voti. E la porta è diventata per essi la via della loro santità. Quanti santi portinai! Quanti meriti hanno accumulato con la loro religiosa testimonianza: Alfonso Rodriguez, Corrado di Parzham, Gerardo Maiella, Francesco Garate.
Quanto non possiamo fare niente
In certe occasioni, quando non possiamo fare niente, c’è sempre qualcosa che possiamo fare: un sorriso, un atto di gentilezza, un sincero sguardo negli occhi per dire a chi ci sta interpellando che ci dispiace non poter far niente per lui. – E chi ci ha chiesto aiuto, se non è uno scroccone di professione, saprà rispondere con altrettanta semplicità e verità: “Grazie lo stesso!” E ci si lascia in pace. Ma… quando di mezzo c’è lo scroccone di turno, allora si deve augurargli tutto il bene possibile.
Nell’attesa del Signore
Vivere la vita in nel ringraziamento di quanto Dio ha donato all’uomo e darà ancora per la sua felicità. Ma l’uomo può guastare tutto col suo peccato. Quando il male si fa più intenso e la morte sembra assediarci, allora più intenso deve essere il desiderio e più viva la preghiera per trascendere l’ordine del tempo per fissarsi in quello dell’eterno. Si guarderà al Paradiso con fede e speranza, mentre agiamo ogni giorno nella carità. “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto!” (S. Francesco di Assisi).
Un artista in paradiso
Il grande artista Gigi Proietti è morto il 2 novembre, giorno del suo 80.mo compleanno. Innumerevoli sono stati e saranno ancora i commossi commenti alla sua inimitabile arte La città di Roma, seguita da tutta l’Italia in TV, gli ha reso gli onori che meritava e lo consegna alla memoria degli italiani. In chiesa ha ricevuto quel suffragio che lo accompagnerà in paradiso, quel paradiso che egli, con profonda umanità legata a valori autentici e con la sua religiosità discreta, ha contribuito a desiderare: “Preferisco il paradiso!”.
Martiri redentoristi spagnoli
Tarragona, Spagna 13 ottobre 2013 – Più di 20.000 persone hanno partecipato alla Beatificazione più numerosa della storia: 522 religiosi uccisi durante Guerra Civile Spagnola (1936-1939). – La cerimonia è cominciata con un video-messaggio di Papa Francesco in cui il Pontefice ha proposto l’esempio di questi Martiri che hanno imitato Cristo e ha insistito sulla necessità di “aprirci agli altri, soprattutto ai poveri”. – La beatificazione è avvenuta mentre era era in corso l’anno della Fede e i Redentoristi cominciano a celebrare l’Anno per la Promozione della Vocazione Missionaria: una bella occasione per celebrare il martirio di questi sei Beati, che hanno offerto le loro vite per l’abbondante Redenzione.
Celebrazioni religiose nelle zone rosse
I fedeli devono premunirsi dell’autocertificazione Per quel che riguarda le celebrazioni religiose non c’è alcuna variazione rispetto al passato
Nessuno deve morire da solo
Medici morti nel corso dell’epidemia di Covid-19; gli infermieri; sacerdoti. – Nel dolore e nelle tragedie di questi mesi di pandemia questo fatto si è imposto alla nostra attenzione e pur aggiungendo dolore a dolore è diventato fonte di ammirazione, e alla fine, di conforto. L’esempio dei medici, degli infermieri ed infermiere, dei sacerdoti, e di chi si è messo al servizio dei malati, disponibile anche a dare la vita, è diventata una lezione importante di umanità che questo tempo di sofferenza ci lascia: “Cosa stiamo imparando dall’irruzione della morte per effetto del virus? – Da sempre la vicenda di San Massimiliano Kolbe, che nel lager di Auschwitz scambiò la sua vita con quella di un altro prigioniero padre di figli, suscita generosa imitazione.
Il dispiacere per aver fatto il male
“Mio Dio, mi pento con tutto il cuore dei miei peccati, perché, peccando ho meritato i tuoi castighi; e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa…”. Queste ultime parole, se sono sincere, costituiscono un atto di dolore perfetto. Ci pentiamo dei peccati, perché portano dispiacere a Dio, che ci ama tanto. Diversa è la misura del dolore se dettato dalla paura di affrontare castighi per il peccato fatto. – E noi siamo capaci di esprime un atto di dolore perfetto, perché capaci di amare Dio che ci ama.
Il Vangelo: annunziarlo attorno a noi
Papa Francesco: «Non si può essere cristiani senza essere missionari. Prima di tutto in casa e al lavoro… Soprattutto in questo periodo difficile della pandemia ancora in corso, i giovani sono chiamati a rendersi conto che essere discepoli missionari è una conseguenza dell’essere battezzati, è parte essenziale dell’essere cristiani, e che il primo luogo in cui evangelizzare è la propria casa, l’ambiente di studio o di lavoro, la
famiglia e gli amici». – Semplici ed indicative le parole di Santa Teresa di Calcutta: “Dobbiamo essere molto orgogliose della nostra vocazione che ci dà l’opportunità di servire Cristo nei poveri”.
2 Novembre: la speranza della risurrezione
Oggi, due novembre, abbiamo bisogno di gridare la nostra fede nella risurrezione. – Dice Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”. (Gv 11,25-26) – I cristiani oggi fanno preghiere e gesti sacri per intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che li hanno preceduto nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della risurrezione.
Tutti santi come i Santi
Nonostante l’ansia per i dati di una pandemia che non vuole fermarsi, oggi, solennità di Tutti i Santi, è una festa di speranza. Infatti l ‘assemblea festosa dei Santi rappresenta la parte migliore del popolo di Dio in cammino verso l’eternità e ci ricorda la comune vocazione alla santità di tutti i cristiani. – I tanti Santi, che oggi contempliamo nella varietà dei doni e carismi ricevuti, ci insegnano che il mondo può essere trasfigurato e offerto al Padre incarnando lo spirito delle Beatitudini e i loro esempi ci attirino ad avvicinarci sempre più al Dio vivente.
Fratelli tutti nella unica religione dell’amore
Il terrorismo e la violenza non possono mai essere accettati come soluzione ai problemi religiosi. Essi trovano radici non nelle convinzioni religiose fondamentali, ma nelle loro deformazioni. – Il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che oggi viviamo. Perciò la violenza offende Dio e l’umanità. – Occorre andare alle radici di ciò che alimenta odio, forme di disprezzo, xenofobia e negazione degli altri. E forse scopriremo che queste radici sono nel nostro cuore, che non vuole convertirsi a Dio, ma restare rigidi in tradizioni che non lo onorano.