Nel chiostro della Basilica dell’Immacolta a Barcellona è stata posta una statua del giovane martire della Guerra civile spagnola, Juan Roig, il beato catalano che guarda ancora negli occhi i suoi coetanei. E i ragazzi della città rileggono la sua vita in un libro. – «Che Dio vi perdoni, come io vi perdono» furono le parole rivolte ai propri assassini dal giovane Juan Roig, il beato catalano, mentre moriva. Aveva 19 anni. – Oggi egli guarda ancora negli occhi i suoi coetanei attraverso questa statua eretta in suo onore ed un libro che racconta la sua vita e raccoglie le esperienze dei suoi devoti di oggi.
Fede e dintorni
Morire per portare frutto
Dice Gesù: “Io,quando sarò innalzato da terra (sulla croce), attirerò tutti a me». – Nella passione salvifica di Cristo l’umanità può riconoscere il senso della sua gloria che sta nella potenza ineffabile della croce. – Dio Padre, che ha ascoltato il grido del suo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, conceda a coloro che nelle prove della vita si associano alla sua passione, la fecondità del seme che muore per portare frutto.
Alternanza di emozioni in ospedale
Quante volte le ripetute cadute ci levano la voglia di proseguire il nostro impegno, perché possiamo apparire dei falliti o degli illusi. – A Gesù, che è rimasto fedele alla sua consegna ed ha camminato deciso verso la sua morte, chiediamo la perseveranza di stare e camminare con lui, vincendo ogni rispetto umano o il senso di vergogna che sopraggiunge. Ed insieme a Lui attendere con infinita pazienza coloro che rifiutano la sua grazia e il suo amore. – E nel luogo del dolore, dove si presta un servizio all’umanità ferita, si trovino sempre parole e gesti di incoraggiamento.
Anno della famiglia con San Giuseppe
– Oggi, solennità di San Giuseppe, prende il via l’Anno della famiglia: «Uniti da San Giuseppe». – Papa Francesco lo aveva ricordato nel dopo Angelus di domenica 14 marzo: “Venerdì prossimo, 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, si aprirà l’Anno della famiglia Amoris laetitia: un anno speciale per crescere nell’amore familiare. – Già l’8 dicembre 2020 Papa Francesco aveva indetto l’Anno di San Giuseppe con la Lettera apostolica «Patris corde» pubblicata in occasione dei 150 anni dalla proclamazione di san Giuseppe a patrono della Chiesa universale. Ora il Santo assisterà con la sua paterna presenza alle varie iniziative promosse per l’Anno della Famiglia. “Camminiamo con San Giuseppe!”
Offrire le proprie le lacrime
Alle donne che piangono su di lui, Gesù rimanda loro il gesto di pietà ricevuto: «Non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli». – C’è qualcosa che rimane alla pietà dell’uomo e della donna: offrire le proprie lacrime per stare vicino a chi soffre. – C’è da piangere per coloro che sono nella tristezza, perché soffrono nel corpo e nello spirito; per coloro che sono perseguitati per la fede e la giustizia; per coloro che sono lontano dalla famiglia; per coloro che sono senza casa e senza lavoro. – Tutto ciò può essere un servizio di consolazione e solidarietà: il ministero della consolazione attivo in ogni comunità parrocchiale. – Si può diventare ministri della consolazione dimostrando atteggiamenti di cura e accompagnamento umano e spirituale dei sofferenti, diventando segno concreto della vicinanza di Dio e della comunità.
Preghiera o violenza?
Le preghiere e l’esempio della suora in ginocchio non sono bastate a placare la violenza in Birmania. Infatti, peggiorano a dismisura le conseguenze della repressione delle forze di sicurezza del Myanmar contro le manifestazioni di protesta scatenate dal golpe militare dello scorso primo febbraio. – La violenza tende ad azzerare tutto, eliminando le persone e i loro diritti. – Perché non ci si lascia attrarre dal dialogo fraterno e costruttivo? – E’ il destino amaro dell’uomo che rifiuta la luce, preferendo le tenebre. – Cristo ci offre la salvezza col sacrificio della sua morte in croce: è il martirio di amore che alla fine salverà chi crede e spera. – E questo è apparso nel desiderio di quella suora in ginocchio davanti ai militari: “Uccidete me, ma risparmiate tutti questi giovani”. – Il Signore renda fecondo il desiderio di pace, di riconciliazione e di salvezza per tutti.
CADUTE E RICADUTE NELLA VITA
Via Crucis. Gesù ha voluto provare la debolezza di cadere sotto il peso della sofferenza; ma egli si è alzato per andare decisamente incontro al suo destino: la morte in croce. – A Gesù non era il peso della croce, ma quello dei nostri peccati a procurargli le tante sofferenze ed anche le nostre tante ricadute volontarie nel peccato. Anche per noi, che spesso cadiamo sotto le prove della vita, si mostrano più pesanti e insopportabili le ingratitudini di chi chi abbiamo vicino (parenti, amici…) che le sofferenze stesse, al punto che siamo tentati di scrollare dalle nostre spalle il peso della croce e della volontà di Dio. – E’ il momento di rivolgersi a Colui che è rimasto fedele: “Gesù mio, quante volte mi hai perdonato ed io son tornato a cadere e ad offenderti. Per il merito delle tue cadute, dammi l’aiuto a perseverare in grazia tua sino alla morte; e nelle prove della vita mi raccomandi sempre a te”.
FARE PULIZIA NELL’ANIMA
In questo periodo di quaresima siamo ripetutamente invitati a purificare il nostro cuore, a pulire la nostra anima. – Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. E’ con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporaneamente di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».
DIO È PADRE MISERICORDIOSO
In questa quarta domenica di quaresima, chiamata “laetare” (Rallegratevi): siamo invitati a gioire.Dio è Padre ricco di misericordia, che ci ha tanto amati fino a donarci suo Figlio. Sì, Gesù è stato mandato dal Padre misericordioso ed egli è venuto in un mondo decaduto ed ha portato luce e vita nuova. La venuta di Gesù, la sua vita, la sua croce e la sua risurrezione sono il segno più grande dell’amore del Padre per noi. Dio ci ha amato fino alla follia in Gesù sulla croce. Oggi Dio continua ad amarci e a donarsi nel Figlio attraverso i sacramenti che Cristo ci ha lasciato in sua memoria.
UN SANTO PER LA PANDEMIA
Nelle vite di alcuni santi e di eroici missionari (uomini e donne) leggiamo che essi riuscivano a stare insieme ai lebbrosi, ai malati di malattie contagiose, condividendo la loro vita tutti i giorni e assistendoli fino alla loro morte, senza aver paura. – San Francesco d’Assisi abbracciò il lebbroso, San Damiano de Veuster condivise tutta la vita con i lebbrosi di Molokai, il beato Pietro Donders redentorista servì i lebbrosi per 27 anni e poi morì di lebbra… – Essi agivano a “mani nude”, cioè senza molte risorse, ma in cuore portavano un grande amore per gli ammalati, l’amore “folle” di Dio, come quello vissuto da San Giovanni di Dio. – La pandemia che stiamo vivendo ci offre un altro vangelo non scritto, ma vissuto come azione quotidiana in mezzo agli ammalati.
ASCIUGARE LE LACRIME, CONFORTARE IL CUORE
A tutti capita l’occasione di asciugare il volto e le lacrime di qualcuno, e per tutti bisogna invocare il Signore perché mostri il suo volto per confortare il cuore di chi soffre o si mantiene lontano da Lui.- La Veronica asciuga il volto di Gesù: un gesto di compassione, che Gesù premia lasciando l’immagine del suo volto impressa sul telo usato dalla donna. Un volto sformato dalle ferite e dal sangue, eppure spirante dolcezza e amore. “Mostra il tuo volto a tutti, Signore”.
PROFUMO DI SANTI, PROFUMO DI DIO
La santità ha un suo profumo e si diffonde in vari modi nelle vite dei Santi. – La Santa dai petali profumati, i petali della santità della Beata Rosa da Viterbo (1233-1251) riportata sul calendario al 6 marzo. – Nata da famiglia di modeste condizioni a Viterbo, vergine consacrata del Terz’Ordine di San Francesco, fu assidua nelle opere di carità e a soli diciotto anni concluse la sua breve esistenza. – Il suo corposi è conservato intatto ed incorrotto attraverso il lungo periodo dei secoli. – La morte di Rosa si commemora il 6 marzo. A Viterbo, di cui è patrona della città e compatrona della diocesi, è ricordata il 4 settembre, giorno della traslazione. Ora da Papa Francesco si aspetta che le venga dato di diritto (e non solo di fatto) il titolo di Santa.
QUALE FEDE DOPO UN ANNO DI CORONAVIRUS
Ad un anno della prima chiusura totale della nostra Italia a causa del coronavirus, che durò due mesi e più, con la ripresa e poi la ricaduta dei mesi successivi, con la campagna di vaccinazione di questi nostri giorni, cosa dire della nostra fede e della nostra identità cristiana e appartenenza alla Chiesa? – Una sintesi possibile: volti e mani di persone che si sono fatte accanto al prossimo, hanno mostrato che la fede muove la vita verso le necessità degli altri, che la speranza rimane certa, al punto che nulla può piegare chi crede, neppure la morte. Così, un anno dopo, con gli stimoli e l’esempio di Papa Francesco è possibile aiutare la nostra umanità ferita. Questa evidenza ci mostra la nostra fede in tempo di coronavirus.
AIUTARE GLI ALTRI A PORTARE LA CROCE
Come aiutare oggi Gesù a portare la Croce? Lo dice egli stesso: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (Matteo 25,35-36). – Nelle nostre vite anche se siamo tutti portatori di croci, tutti possiamo essere come Simone di Cirene, che aiutando Gesù a portare la croce, ha trovato la sua salvezza.
ANCHE I DELITTI NASCOSTI SARANNO PERDONATI
L’aumento di delitti nascosti, anche quelli in famiglia pone l’inquietante interrogativo: “Ma Dio li perdonerà questi delitti?” – Nella vita di Don Orione c’è la bella storia dell’uomo che aveva ucciso la propria madre avvelenandola. – Su un ciglio di strada, appena rischiarato nella notte invernale, l’apostolo della carità, Don Orione, raccolse la confessione del penitente più bisognoso della misericordia di Dio e della sua pace. – Dio vuole sempre perdonare… ma l’uomo vuole essere perdonato?
DIO NON È UN MERCANTE
Via Crucis, soprattutto in quaresima. La Chiesa ha conservato memoria viva delle parole e degli avvenimenti degli ultimi giorni del suo Signore. Memoria affettuosa, se pure dolorosa del tratto che Gesù percorse dal Monte degli ulivi al Monte Calvario. La tradizione ha distribuito questi momenti in varie forme “stazioni”, cioè soste di contemplazione della Passione di Cristo. Oggi la forma più comune comprende 14 stazioni. – Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq (5-8 marzo 2021) ripercorre le varie stazioni dolorose nella sofferenza infinita di un popolo – Tutti coloro che fanno il percorso della Via Crucis di Cristo sanno e sentono che la sua Via Crucis è anche la Via Crucis dell’uomo che soffre l’ingiustizia e muore da innocente.
UNA INTERVISTA SPECIALE
Non di rado si sente dire “Dio mi ha abbandonato”, “Dio non mi ascolta” o “Non so dove sia Dio”. Viviamo di fretta, immersi nella routine e nelle migliaia di attività che il mondo di oggi ci richiede. Tante cose possono farci perdere il senso della nostra vita, e in qualche momento possiamo arrivare a sentirci disorientati, soli. – Ma “Dio agisce nell’umiltà e nel silenzio, il suo stile non è lo spettacolo” (papa Francesco).- Dio è al nostro fianco a ogni nostro passo, aspettando che gli apriamo la porta e ascoltiamo la sua voce, le sue cure, i suoi insegnamenti e perfino il suo senso dell’umorismo.
IL GRIDO DI UNA MADRE
È impossibile non sentire una profonda emozione nel contemplare una qualsiasi espressiva immagine della Mater Dolorosa e meditare sul suo incontro col Figlio. E nel dolore della Madre Addolorata, il dolore e il grido delle mamme che perdono i loro figli.
CIÒ CHE VERAMENTE CONTA
Diceva l’imperatore Marco Aurelio: “Ognuno vale quanto le cose a cui da importanza”. – Occorre orientare la propria attenzione su quello che rende pienamente umani. – Gesù nel vangelo dice: «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?». – Gesù non ci promette le cose, ma ci promette noi stessi. Amarlo, seguirlo, prenderlo sul serio non farà di noi delle persone necessariamente vincenti secondo la logica del mondo, ma delle persone felici. E penso che felice sia meglio di vincente. “Non abbiamo paura della «vita nuova e piena» che Gesù ci offre.
PERDONARE È IL MESTIERE DI DIO
Quante volte perdona Dio? Dio perdona sempre, perdona tutto. Non importa quante volte manchiamo, quanto piuttosto quante volte vogliamo essere davvero perdonati. Il perdono che si riceve rinnova, se esso trova on noi la disposizione ad essere rinnovati.