La liturgia ci invita di approfondire il significato del Natale nel Prologo di Giovanni. – Questo testo ci permette di contemplare l’Incarnazione del Figlio unigenito di Dio e comprendere l’identità di quel Bambino che abbiamo contemplato nella semplice povertà di Betlemme. – Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua Parola onnipotente, o Signore, è scesa dai cieli, dal tuo trono regale. – Grazie, o Dio, perché la tua luce dirada le tenebre del mondo e del nostro cuore.
Fede e dintorni
1 gennaio 2022 – Maria Santissima Madre di Dio
“Salve, Madre santa: hai dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli”. – All’inizio del nuovo anno, la liturgia della Chiesa ci fa contemplare Maria nella sua divina maternità. La invochiamo perché lei, che ha dato al mondo Gesù, il Principe della pace, ottenga dal Figlio, per ogni popolo e nazione, un anno nuovo ricco di benedizioni, di prosperità e di salute. – Oggi ricorre la 55a Giornata della pace: è Cristo la nostra pace e Cristo ci è donato per mezzo di Maria. – E allora: Maria, Regina della pace, prega per noi. – Auguri a tutti.
Fratello, Fratello: Fratelli tutti
Il Natale ci apre quasi naturalmente alla bontà. Ma è Natale ogni volta un fratello nascerà nel tuo cuore; è Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza: è Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri”. – Mentre finisce il 2021 con non poche preoccupazioni, ci auguriamo un 2022 ricco di vera fraternità.universale.
La mitezza del Natale per vincere l’ira
Una risposta dolce e mite disperde le nubi è fa sorgere il sole e arriva la calma è la tranquillità. Non c’è niente che attizza il fuoco della discordia come le parole dure, offensive che abbondano di insulti e recriminazione. – “L’uomo collerico fa nascere contese, ma chi è lento all’ira calma le liti” (Proverbi 15,18). – Il Santo Bambino ci invita alla mitezza – Dio irrompe nella nostra storia con mitezza umiltà e dolcezza: è questa la potenza che salva. E’ questo lo spirito del Natale che vogliamo vivere.
Centuventunesimo anniversario della nascita del beato Mottola
Concattedrale di Tropea 3 gennaio 2022 Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Attilio Nostro
Quando la carità comincia dai piedi
I partigiani della carità. Ecco una esperienza che mette brividi di umanità. A Trieste Lorena e Gian Andrea sono conosciuti come «partigiani della carità». insieme ai loro volontari, assistono e accompagnano gli ultimi passi dei migranti della rotta balcanica con uno scopo: dare sollievo ai loro piedi e alle «fatiche dell’anima». – Non è da tutti slacciare le scarpe rotte e i calzini maleodoranti e curare i piedi di uomini sconosciuti che domani magari non rivedrai più. – Ma riempie il cuore di gioia aver suscitato in tanti disperati la speranza di una umanità fraterna.
San Giuseppe e il pastore scortese
Dio ci vuole incontrare tutti e la grotta di Betlemme è il luogo privilegiato del nostro incontro con Lui, dell’incontro di Dio con l’uomo. – Qui l’uomo è invitato silenziosamente a lasciare cadere la cattiveria e l’indifferenza che gli riempie il cuore. – Il bambino adagiato sulla paglia è il Figlio dell’Altissimo, che non ha esitato di abbassarsi al punto da incontrare l’uomo; anzi a diventare egli stesso uomo. Ma ora è l’uomo che deve desiderare e impegnarsi ad essere e vivere come figlio di Dio.
Cielo quaggiù o Cielo lassù
È bello che i poeti possano guardare sin dentro all’anima e rendere risposte con testi incisivi tutti da condividere. – «Chi non ha trovato il Cielo quaggiù, lo mancherà lassù», citata nell’omelia della notte di Natale da Papa Francesco. – E’ nel nostro ordinario quaggiù che si rivela, si mostra il meraviglioso che ci rimanda a un mondo più grande. Prendiamoci cura di Gesù adesso, accarezzandolo nei bisognosi, perché in loro si è identificato, e lo troveremo nell’eternità beata.
La santa Famiglia, dono all’umanità
Oggi, domenica dopo Natale, è il giorno in cui la Chiesa contempla il mistero della santa Famiglia. – Contempliamo la santa famiglia di Nazareth per conformare a essa la vita delle nostre famiglie. Essa insegni a noi «che cosa è la famiglia, quale la sua comunione d’amore, quale la sua semplice e austera bellezza, quale il suo carattere sacro e inviolabile» (Paolo VI). – Anche la famiglia di Nazareth, come tutte le famiglie, ha sperimentato prove, difficoltà e dolori: dalla nascita a Betlemme, alla fuga in Egitto, allo smarrimento di Gesù nel tempio. La famiglia di Nazareth non ha mai dubitato di Dio che si rivela anche attraverso le vicissitudini della storia e ha condiviso con Gesù la sua missione, passando dal buio della prova allo stupore della totale fiducia in Dio.
Un Natale di speranza e di misericordia
Anche se siamo ancor con il Covid e la variante Omicron celebriamo il Natale, perché Natale è sempre Natale, il Natale del Figlio di Dio. «Egli viene e con Lui viene la gioia», scriveva don Primo Mazzolari. – Mai come oggi, seppur tra mille difficoltà e sofferenze causate dal Covid , questo è il tempo di credere. – Anche quest’anno, infatti, celebriamo la Speranza che si è fatta carne in un’umile grotta di Betlemme e da lì ha attraversato «i mondi» di tutti i tempi. – La pandemia sembra aver sospeso ogni ambito della vita, ma il Salvatore continua a nascere per noi e in noi: Dio non ci lascia da soli. (cardinale Gualtiero Bassetti); il Figlio di Dio è venuto al mondo per la salvezza di tutti coloro che sono “stanchi e oppressi” (Patriarca Kirill). – “Ecco la lezione del Natale: l’umiltà è la grande condizione della fede, della vita spirituale, della santità. Possa il Signore farcene dono” (Papa Francesco) – Perciò anche noi vogliano restare accesi da questo felice fuoco del Natale, che rende l’anime contente in terra e beate nel cielo» (S. Alfonso de Liguori).
Natale con “Tu scendi dalle stelle”
Il mistero del Natale cantato da S. Alfonso in “Tu scendi dalle stelle” visto dal pittore sacerdote redentorista P. Giovanni Di Maio (1927-2017).
Stille Nacht, Heilige Nacht
Questo canto, tradotto e adattato in quasi tutte le lingue del mondo, fa subito respirare la magica atmosfera dell’intimità del Natale. La sua origine fu una improvvisazione nella notte di Natale con il piccolo coro della parrocchia e gli autori furono il parroco padre Mohr e l’amico Franz Gruber maestro elementare che suonava la chitarra. – Una umile origine, ma quanta gioia ha portato e continua continua a portare questo dolcissimo canto! – Anche in questo tempo di pandemia esso è capace di spalmare nell’anima una tenerezza incredibile: è la carezza di Gesù Bambino soprattutto a chi è nella sofferenza.
Mani benedette dal lavoro
Il giovane studente che arriva ad avere un colloquio di assunzione ad un lavoro porta inevitabilmente con sé il sacrificio di chi lo ha allevato: mani che hanno lavorato per lui e per il suo futuro. Ma non sempre il giovane ne è consapevole e grato; a volte rimpiange di non essere nato rampollo di industriali e di gente di successo. Ma… il lavoro, fatto con mani d’uomo, è una garanzia per ogni futuro impiego. Cristo stesso, pure essendo Dio, ha lavorato con mani d’uomo.
Anche a Tropea la luce della Pace di Betlemme
Sabato sera 18 dicembre verso le ore 19,00 l’intero Gruppo Scout di Tropea ha accolto, alla stazione ferroviaria della città, la “Luce della Pace di Betlemme” per la cura della Terra e l’hanno scortata in duomo, dove il vescovo della diocesi Mons. Attilio Nostro ha guidato tutti i partecipanti in una breve veglia di preghiera. L’indomani, domenica, la “Luce” è stata consegnata ai fedeli nelle varie chiese. – Da 25 anni gli scout di tutte le associazioni la portano nelle carceri, nei campi nomadi, negli eremi e nei luoghi dell’emarginazione. – La “Luce” viene accolta come segno di pace e fratellanza, anche dai non cristiani. – Quest’anno lo slogan è “Facciamoci luce per curare la terra”: chiaro riferimento alla difesa dell’ambiente tanto cara agli scout. ed anche all’ecologia umana, la tutela di chi ci vive e soffre per la pandemia e per tutti i guasti provocati dall’egoismo dell’uomo.
San Giuseppe in cerca di una locanda
Bello il Natale, che va rivivere ai piccoli e ai grandi le emozioni più belle e vere del cuore umano. Anche le recite teatrali, che ripropongono momenti della notte santa e non di rado sconfinano in sorprese incredibili, come quella proposta. I bambini si aprono all’incanto del Natale, gli adulti si nascondono. – Signore, togli la maschera della nostra indifferenza e donaci un cuore che ti aspetti e ti accolga in tutti i poveri..
Chiamata ad essere la Madre del Messia
L’uomo, per nascere, ha bisogno di una donna che lo partorisca. Anche per il Messia sarà così. E questa donna sarà Maria, scelta da Dio e invitata con lo speciale annuncio dell’Angelo. Maria condivide con Elisabetta la gioia della salvezza. Due donne si incontrano e condividono la gioia della vita nascente. Anche noi siamo chiamati a vivere la gioia che Dio ci dà e a donarla all’umanità che incontriamo con i piccoli o grandi gesti di una santità concreta quotidiana. – Santa Maria, donna della fede, aiutaci ad accogliere il Signore, dono del Padre, imparando a donare gioia e solidarietà.
“Casa San Giuseppe” per i poveri
A Lodi, nel complesso della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, nel nome di San Giuseppe, a conclusione dell’anno dedicato a lui, è sorta una nuova struttura per i poveri. – L’elemosiniere del Papa, il cardinale Krajewski domenica 12 dicembre ha inaugurato la “Casa San Giuseppe” per i poveri: una nuova struttura di accoglienza che ha avuto uno speciale “patrono”: l’Elemosiniere del Papa, il cardinale Krajewski. – “I poveri li avete sempre con voi (Mc 14,7)”: la carità e la solidarietà avrà sempre spazi disponibili. L’augurio è che non manchino gli operatori della solidarietà.
Un prete felice in mezzo ai poveri
Don Virginio Colmegna è il presidente della Casa della Carità sorta nel 2002 a Crescenzago, quartiere di Milano posto nella periferia nord-orientale della città. – Egli così si definisce: “Sono un prete felice, cerco Dio in mezzo ai poveri”. – Ordinato sacerdote nel 1969, si è sempre occupato di persone in difficoltà. A volerlo presidente è stato il Cardinale Martini, che gli chiese di promuovere accoglienza e cultura, insieme.
Novena Natale 2021: umiltà e accoglienza
L’asino e il bue della capanna di Betlemme rappresentano quelle virtù particolari quali l’umiltà, la mansuetudine, la pazienza e l’accoglienza che ci rendono più umani e ci dispongono a vivere meglio il Natale. Perciò nel presepe non trovano posto i furbi, i violenti, i vanitosi. S. Alfonso, cantore del Natale (Tu scendi dalle stelle, Fermarono i cieli, Quanno nascette Ninno…) pregava cantando: “Vorrei stare accanto a Ninno bello, come ci sta il bue e l’asinello!”. – Contemplando lo spirito di povertà di umiltà e di semplicità presente nei presepi tradizionali saremo più pronti ad accogliere Gesù nel Natale.
Accorato appello di un sacerdote: vaccinatevi!
Don Stefano Maisto, parroco ad Acerra, nel Napoletano, è stato colpito profondamente da due gravi perdite a causa del virus: la sorella e la madre, con le quali viveva. Egli scrive ai parrocchiani: vaccinatevi! «Il Covid mi ha trafitto due volte, ho perso la mia famiglia, ora non voglio più piangere nessuno» – Il suo appello resta ancora convinto: «Vaccinatevi!».