Bimbo deforme rifiutato diventa Santo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Bimbo deforme rifiutato diventa Santo.

Santo o beato che sia, la storia di Ambrogio Sansedoni di Siena mostra come da sempre Dio scrive diritto sulle righe storte degli uomini. Rifiutato dai genitori perché nato deforme, cresce per l’amorevole cura di una balia. Crescendo, riacquista la quasi normalità: diventa sacerdote, grande predicatore e santo invocato nelle gravi necessità della vita. 

Siena, Italia. Anno 1220 – Una madre ebbe un figlio deforme.
♦ La deformazione era soprattutto nel viso e lo rendeva molto brutto. Che umiliazione per i genitori ricchi e orgogliosi nel loro Palazzo Sansedoni, tuttora maestoso a Siena, in Piazza del Campo.
♦ Per non subire vergogna essi nascosero il ragazzo. Poi lo affidarono ad una donna che doveva crescerlo, ma lontano dal palazzo dei genitori e senza dire a nessuno che il bambino era loro. Ma il Padre celeste lo accolse, come sempre, con tanto amore.
Quella povera donna, piena di fede, seppe educare il bambino nell’amore a Dio e alla Chiesa. Per l’amore che riceveva e per il normale sviluppo della natura, man mano che cresceva, la deformazione diventava sempre più lieve, fino a sparire del tutto.
♦  A 17 anni fu riaccolto in famiglia dai genitori, che egli aveva già perdonato.
A 18 lasciò il palazzo di famiglia ed entrò nell’Ordine Domenicano, avendo come Maestro San Albergo Magno e come condiscepolo San Tommaso d’Aquino, di cui emulò l’angelica purità. Quando ebbe 24 anni fu ordinato sacerdote.
Fu inviato a Colonia ad insegnare Teologia, rifiutando il titolo di Maestro, cosi come ricusò l’Arcivescovado di Siena. In Germania predicò in tedesco con inaspettato successo.
Fu tanta la sua fama di sapienza e di santità, da essere implorato il suo intervento per comporre gli animi dei Principi Elettori ad una pacifica elezione dell’Imperatore. Estinse anche tra quei popoli la setta Boema che tanti danni causava alle anime.
All’altare, per l’interno ardore, si liquefaceva letteralmente in copiosi sudori e, dopo l’elevazione, un tremito riverenziale lo scuoteva tutto, mentre si sentivano le ossa scricchiolare ed infrangersi con Gesù eucarestia. Quando predicava si vedeva una misteriosa colomba librare sul suo capo.
La sua dedizione al popolo di Dio era estrema. I fedeli lo veneravano. Fu pacificatore di partiti politici, consigliere, teologo e grande predicatore.
♦ Morì vittima del suo zelo, il 20 marzo 1286 a Siena, durante una predica nella Cattedrale. La sua omelia era più infuocata del solito, contro gli usurai. Le parole fluivano dalla sua bocca impetuose e ardenti. Improvvisamente egli impallidì. Dalla sua bocca iniziò a scorrere sangue.
Cadde morto nel pulpito. Per ben due volte gli si ruppe una vena in petto, causandone la morte repentina.
Così morì S. Ambrogio di Siena, il 20/03/1220 a Siena, Italia. Morì parlando del Padre che non rifiuta nessuno. – Nel calendario è ricordato il 20 marzo.
(L’Ordine Domenicano lo ricorda l’8 ottobre, come Beato; ma sul web appare come Santo).

Santo o beato che sia, la storia di Ambrogio Sansedoni di Siena mostra come da sempre Dio scrive diritto sulle righe storte degli uomini. Rifiutato dai genitori perché nato deforme, cresce per l’amorevole cura di una balia. Crescendo, riacquista la quasi normalità: diventa sacerdote, grande predicatore e santo invocato nelle gravi necessità della vita. Nulla è impossibile a Dio.

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