Anche la città di Tropea è stata interessata dall’annosa querelle sull’opportunità che privati sponsorizzino le costose operazioni di conservazione e di restauro del nostro immenso patrimonio storico e artistico. Oggetto del contendere, il campanile della chiesa Concattedrale di Tropea messo in sicurezza ed in procinto di ristrutturazione, anche grazie all’intervento del noto Gruppo Caffo che, sollecitato dalla Pubbliemme Group, ha messo sul tavolo significative risorse finanziarie a fronte della possibilità di promuove il proprio marchio con l’istallazione di una gigantografia che
raffigura uno dei prodotti storici dell’azienda. Il dibattito, innescato qualche giorno fa da un noto quotidiano online, è tuttora attuale e vivace su facebook dove si contrappongono opinioni differenti e spesso diametralmente opposte. Tali
rispettabilissimi giudizi, in alcuni casi, a mio modo di vedere, peccano un tantino di avventatezza e di parzialità.
Ebbene, ho apprezzato moltissimo la coraggiosa azione intrapresa dalla Diocesi che, dietro la sapiente guida di S.E. Mons. Luigi Renzo, pur avendo, evidentemente, messo in conto le polemiche che ne sarebbero scaturite, posta di fronte alla scelta tra il lasciar deperire e rendere inaccessibile sine die un pezzo importantissimo del nostro patrimonio storico artistico (per non parlare poi di tutte le conseguenziali implicazioni negative, prima tra tutte l’inibizione dell’intera
area al passaggio dei fedeli e dei visitatori), e il ricorso ad un sponsorizzazione, ha dimostrato grandissima lungimiranza e senso pratico, così da scegliere, senza indugiare, la seconda via.
Effettivamente, se ai buoni propositi non si sommano risorse adeguate non si risolvono i problemi e l’esperienza italiana maturata negli ultimi tempi testimonia come sia possibile coniugare pubblico e privato per il raggiungimento di obiettivi importanti in un settore, quello della tutela del patrimonio storico, artistico e culturale, dove i tagli di spesa si sono avvertiti in modo drammatico,
Pompei docet. Si potrebbe obiettare, ed a ragione, su quanto siano invasivi i cartelloni pubblicitari (comunque a tempo limitato) e quanto sarebbe preferibile, invece, rivestire i ponteggi con delle riproduzioni dell’opera in restauro. Tuttavia, bisogna confrontarsi con l’amara realtà delle ristrettezze di cassa e decidere su cosa sia da preferire nell’interesse nazionale: l’inviolabilità dell’opera da parte del capitalismo o la sua salvaguardia e fruibilità? Io faccio parte della numerosa schiera dei favorevoli all’intervento dei privati, perfettamente consapevole che dietro ai
finanziamenti molto spesso c’è un gran ritorno economico ma altrettanto cosciente del fatto che se monumenti come Piazza San Pietro, Fontana di Trevi, il Colosseo (prossimamente), il Ponte di Rialto di Venezia, e moltissimi altri ancora, sono tornati o torneranno presto ai loro fasti, lo si deve al contributo determinate delle nostre grandi aziende. Per questo motivo mi sento in dovere di esprimere la mia più sincera gratitudine al Gruppo Caffo non solo per le importanti risorse messe in campo, ma anche per l’iniziativa in sé che, verosimilmente, verrà emulata da altri imprenditori locali forse oggi più consapevoli del ritorno di immagine proveniente dalle iniziative filantropiche.
Il patrimonio storico artistico italiano, il più importante al mondo, potrebbe veramente rinascere se solo si avesse il coraggio di osare un po’ di più, magari con una legge ad hoc che renda più vantaggioso per il privato investire e al contempo metta un freno ad eventuali abusi nello sfruttamento dei diritti di immagine sull’opera in modo da vincere le resistenze di quanti, legittimamente, avanzano perplessità.
Commissario cittadino Pdl
Consigliere Nazionale Pd