Patti chiari, salute sicura
Alimentazione, salute e ambiente sono oramai gli argomenti che calamitano l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. La necessità di una vita migliore realizzabile, grazie ad una sincera qualità dei prodotti di largo consumo e ad un riequilibrio dell’ecosistema, passa indissolubilmente attraverso l’onestà intellettuale e civile dell’uomo. In caso contrario le speranze depositate dalle attuali generazioni, con qualche nobile indicazione, non potranno realizzarsi, almeno in questo pianeta.
di Bruna Fiorentino
foto Salvatore Libertino
Nulla vi è da ritrattare sui
principi generali del sano divenire del genere umano, tutto c’è da abiurare
sulle dichiarazioni d’intento giurate che balbettano promesse per migliorare la
vita. Ma nel 2002, terzo millennio dell’era cristiana e tecnologica, che cosa
significa “migliorare la vita, o meglio la sua qualità”? Semplicemente
ripristinare i naturali processi che guidano microcosmo e macrocosmo e che sono
stati manomessi per finalità contrastanti con il divenire universale.
Molto probabilmente, avanti nel tempo, l’uomo dopo aver coniato espressioni di
un certo fascino, vedi Giovenale con il suo mens sana in corpore sano, ha
vissuto nutrendosi, anzi riempiendosi la bocca, di proclami e aforismi da
adattare ad interessi politici ed industriali.
Pertanto
il trinomio natura-ambiente-salute sembra oramai essere lo spunto per
idee-gadget o per iniziative aziendali, o anche per il foraggiamento di
movimenti, spudoratamente a scopo di lucro.
Se sfogliassimo tutto lo scibile legato a questo argomento con l’intento di
capire oltre il linguaggio, al di là delle necessità, ci renderemmo conto che
il proliferare di iniziative, istituzionali e non, a tutela praticamente di
tutto, ci indica che l’emergenza è totale. E non si tratta solo di business
vista l’affluenza e l’interesse di un pubblico eterogeneo che affolla e
risponde alle svariate iniziative (specchietti per le allodole?). Tuttavia i
problemi legati all’ambiente e, di conseguenza, all’alimentazione ed alla salute
sono in costante ed allarmante aumento.
Quando
nel lontano 21 aprile 2000 la redazione de “Il Gazzettino di Tropea e
Dintorni” ricevette una lettera anonima con la quale lo scrivente, folgorato
da “bontà sacerdotale”, violava addirittura il sacramento della confessione per
denunciare l’esistenza di un cimitero di scorie radioattive nella provincia di
Vibo Valentia, i destinatari (oltre al citato giornale sono stati tanti) non
risulta abbiano interpretato la denuncia come attendibile visto che, per quanto
si è potuto sapere, non c’è stato nessun seguito, ma i morti per tumore sono
continuati e, probabilmente, aumentati nel silenzio generale.
Questo è un fatto che non stravolge, semmai disgusta la coscienza delle persone
civili le quali, tuttavia, assistono inermi e prive di iniziative che dovrebbero
non solo evidenziare ma risolvere il problema.
Una delle molteplici statistiche
(Fare Verde) ha indicato che la raccolta differenziata ha raggiunto il miserrimo
valore del 14,4% su scala nazionale, con punte massime, in positivo al nord (32%
in Lombardia) e, in negativo, in Calabria dove si è registrato a Cosenza l’1,5%;
a Catanzaro l’1,6%; a Reggio Calabria lo 0,6%; a Crotone lo 0,4% e a Vibo
Valentia l’1,1%: un primato vergognoso.
La scarsa eco avuta dalla velina non ha turbato i sonni di nessuno.
E dobbiamo solamente ringraziare, per assurdo, la crescente crisi economica che,
rallentando il ritmo di crescita, ha contribuito a non aumentare la produzione
dei rifiuti. Le soluzioni, quindi, provengono non dalle politiche sociali ma da
situazioni contingenti più o meno favorevoli.
Sulla pelle di ogni persona ci sono i segni di malattie provocate
consapevolmente dalle industrie alimentari le quali, tanto per citare un
esempio, ci hanno spacciato gli omogeneizzati come l’unico modo “naturale ed
alternativo“ di crescere i bambini, tenendoli, a loro dire, al sicuro da
anabolizzanti e derivati chimici. Ma la verità col tempo grida sempre vendetta,
ed ecco che finalmente certa stampa si è decisa a denunciare ciò che le
strutture ospedaliere hanno sempre tenuto nascosto: la pubertà precoce che
colpisce indifferentemente maschi e femmine i quali, già in tenerissima età,
presentano le manifestazioni tipiche dell’adolescenza (ginecomastia, telarca,
menarca, ecc.).
Il nocciolo della situazione è, essenzialmente, uno: l’inquinamento maggiore
deriva proprio dall’uomo arbiter di tutte le cose che, ricercando il
proprio benessere, è diventato l’artefice della distruzione di sé stesso e di
tutto l’ecosistema. Bisognerebbe, in sostanza, cercare di modificare il modus
vivendi di ciascuno di noi, risvegliando una coscienza che non teme avvisi
né moniti da parte della natura. Ma un tale esame di coscienza porterebbe
sicuramente ad un ribaltamento di quei valori altamente inquinanti che hanno
sostituito quelli tradizionali, semplici conducendoci al punto in cui ci
troviamo. Una tale rivoluzione all’incontrario cui prodest, a parte
l’umanità, che ne trarrebbe vantaggio? Non certo le tasche straripanti di
politici corrotti, di mercanti senza scrupoli e di industrie che si vantano di
garantire “lavoro” per tutti.
Ma non vogliamo comunque essere inseriti tra le schiere di coloro che parlano
solamente, sempre ed ovunque dei problemi senza indicare alcuna soluzione. Noi
pensiamo che bisogna essere drastici e coerenti sino in fondo e senza tanti
preamboli, ossia che l’unica sana soluzione al devastante inquinamento
ambientale e sociale riguarda la singola persona. Allora è necessario creare
l’individuo, formare l’uomo affinché prenda coscienza delle sue responsabilità.
E lo si può fare in mille modi, anche demandando alle genuine associazioni
ambientaliste il compito di decidere il genere di scuola da istituire affinché
le generazioni future possano crescere con una mentalità in simbiosi con
l’ambiente circostante.
Soltanto dopo aver fatto questo sarà possibile, anzi vero, indicare questo o
quell’altro prodotto come “garantito”, questa o quell’altra località quale “più
vivibile”, questa o quell’altra innovazione tecnologica priva di qualsivoglia
controindicazione.
In caso contrario, a causa della odierna bugiarda irrinunciabile necessità, dovremo trasferire il
nostro futuro in un altro pianeta.
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