Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Beato educatore, padre del popolo, martire dell’Eucaristia.
– Sabato pomeriggio del 16 novembre a Riobamba, in Ecuador, c’è stata la beatificazione del gesuita Emilio Moscoso Cárdenas, fatta dal cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco. – Fu ucciso in odium fidei mentre stava recitando il rosario davanti al crocifisso il 4 maggio 1897.
– La storia dell’Ecuador, dopo l’uccisione del suo presidente Garcìa Moreno, fu piena di odio antireligioso, di violenze arbitrare e sanguinose. Il vescovo di Riobamba, Arsenio Andrade, era stato imprigionato; i gesuiti accusati di partecipare attivamente con armi alla rivolta del popolo. E ad Emilio, che venne assassinato, per ingannare tutti, gli fu messo tra le mani il fucile con il quale era stato ucciso per far vedere che era armato e stava sparando prima di morire.
– Una barbarie, una montagna di menzogne frutti dell’odio anticlericale. «Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire durante questo tempo»: il famoso pensiero di Pascal resta ancora di attualità.
♦ Emilio Moscoso Cárdenas cacque a Cuenca il 21 aprile 1846, nono figlio di Juan Manuel Moscoso Benítez e María Antonia Cárdenas Arciniega, che ebbero ancora altri quattro figli. Era una famiglia di profonda fede cristiana e molto praticante.
I genitori erano benestanti e da ferventi credenti vollero dare ai figli un’educazione cristiana e una migliore formazione culturale. Nella città natale era molto diffusa la devozione all’Eucaristia ed Emilio si impregnò di questa spiritualità.
♦ Aveva già iniziato gli studi universitari in giurisprudenza quando, il 4 aprile 1864, decise di entrare nel noviziato della Compagnia di Gesù a Cuenca. Per realizzare questo desiderio dovette superare la resistenza del padre. Concluse il periodo di noviziato nella capitale Quito e fece la prima professione il 27 aprile 1866.
Negli anni successivi i superiori lo inviarono nei centri educativi della Compagnia a Riobamba (1867), Guayaquil (1868) e di nuovo a Riobamba (1873) come insegnante in materie letterarie e filosofiche. Perfezionò la formazione teologica prima in Ecuador a Quito e Pifo, e poi in Francia a Poyan.
Prima di partire per l’Europa fu ordinato sacerdote il 1º novembre 1876. Al termine degli studi teologici raggiunse Manresa, in Spagna, per compiere la terza probazione gesuita.
♦ Nel 1879 si recò a Lima per svolgere attività pastorale e spirituale nel pensionato e poi nel liceo dell’Immacolata come docente. Nella capitale peruviana emise i voti perpetui. Nel 1882 fu destinato a Quito come membro della comunità del liceo San Luis, dove rimase fino al 1888.
L’anno seguente fu trasferito nel centro educativo superiore di Riobamba, con compiti di carattere comunitario, spirituale e pastorale.
♦ Nel 1892 fu nominato rettore di quest’opera che comprendeva le scuole superiori e una facoltà di Filosofia. Alla fine dell’anno chiese al preposito generale di essere esonerato dell’incarico di rettore a causa di problemi di salute.
All’inizio del 1894 si rimise e riuscì a guidare con saggezza l’opera educativa e pastorale. Nel del 1895 presentò però per una seconda volta la richiesta di essere sollevato dall’impegno di rettore, ma il preposito generale Luis Martín García non accolse la sua domanda, che Moscoso rinnovò ancora una volta nel 1897.
♦ Con la rivoluzione del 1895 e l’ascesa al potere di Eloy Alfaro dopo la battaglia di Gatazo (14 agosto) si diffuse un acceso atteggiamento anticlericale e persecutorio nel Paese, che ebbe ripercussioni anche a Riobamba.
I conflitti tra Stato e Chiesa attraversano la storia dell’Ecuador indipendente dalla Spagna nella prima metà del XIX secolo. Appena eletto presidente nel 1861, Gabriel García Moreno (1821-1875), in quanto cattolico convinto, fece firmare il concordato con la Santa Sede nel 1862, riconoscendo l’Ecuador come uno Stato confessionale e attribuendo molti privilegi alla Chiesa. Nonostante l’opposizione liberale-massonica, il concordato fu riconosciuto come legge dello Stato.
♦ Sotto il suo secondo mandato (1869-1875), García Moreno denunciò l’espropriazione degli Stati Pontifici e Pio IX gradì il gesto decorandolo e inviandogli una reliquia di sant’Ursicino, tuttora venerata nella cattedrale di Quito.
Il 25 marzo 1874, il presidente accettò la consacrazione del Paese al Sacro Cuore, ma fu ucciso il 6 agosto 1875 dai giovani liberali con la complicità della massoneria poco dopo la sua terza rielezione.
La morte di García Moreno diede luogo a disordini sociali e a conflitti con la Chiesa. Il 28 giugno 1877 fu sospeso il concordato con la Santa Sede. Alla protesta della gerarchia cattolica del Paese, il nuovo governo liberale rispose con persecuzioni ed espulsioni di vescovi e sacerdoti.
Di fronte allo scontento generale, il concordato fu ristabilito il 14 marzo 1882. Tuttavia, la successione dei diversi governi non riuscì a porre fine alle tensioni sociali e alla violenza.
♥ Il 5 giugno 1895 salì al potere il generale capo dell’esercito Eloy Alfaro Delgado (1842-1912), di tendenza liberale. Egli però dovette far fronte alla ribellione civile e militare di Ignacio Robles, che aveva la sua base a Guayaquil.
Con la sua vittoria, Eloy Alfaro si proclamò capo supremo e scatenò un clima di persecuzione politica contro la Chiesa. In particolare promosse leggi sociali avverse in ambito educativo e matrimoniale, espropriazioni dei conventi, abolizione del concordato con la Santa Sede, arresto arbitrario di sacerdoti e religiosi, profanazione dei luoghi e cose sacre.
♥ In questa situazione, il vescovo di Riobamba, Arsenio Andrade, fu imprigionato dal 27 aprile al 1° maggio 1897. La comunità dei gesuiti venne incarcerata il 2 maggio successivo per presunta cospirazione contro il governo.
Grazie alla pressione popolare, i religiosi vennero rilasciati il giorno seguente.
♥ Il 4 maggio il collegio fu assaltato e profanato, anche in risposta ai ribelli conservatori che vi si erano rifugiati. I gesuiti furono accusati di partecipare attivamente con armi alla rivolta. Nello stesso giorno Emilio venne assassinato e per inganno gli fu messo tra le mani il fucile con il quale era stato ucciso per far vedere che era armato e stava sparando prima di morire.
(fonte: L’Osservatore Romano,16 novembre 2019).