Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Beatificati 109 martiri Clarettiani a Barcellona
Nonostante l’altissima tensione politica che vede la Catalogna e Barcellona in aspra contesa con il governo di Madrid circa l’indipendenza, sabato 21 ottobre nella Chiesa della Sagrada Familia di Barcellona, sono stati proclamati Beati 109 martiri Clarettiani, uccisi durante la guerra civile spagnola degli anni ’30 del secolo scorso. I martiri furono uccisi in varie città spagnole: Barcellona, Sabadell, Vic, Lérida, Cervera, Valencia, Santander; il loro capofila è Padre Mateo Casals Mas, che apparteneva alla comunità di Sabadell, vicino a Barcellona. A rappresentare il Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
♦ L’intervista di Radio Vaticana al Cardinale
– Cardinale Amato, cosa è stata la persecuzione anticristiana del secolo scorso in Spagna?
La persecuzione religiosa in Spagna nel secolo scorso è stata come una virulenta epidemia di morte e distruzione, che ha lasciato dietro di sé migliaia e migliaia di vittime inermi e innocenti. Ha fatto, però, emergere il coraggio di migliaia di martiri, uomini e donne, il cui sangue è diventato la linfa vitale per il dinamismo della Chiesa spagnola oggi.
Di fronte al diabolico tsunami della persecuzione i 109 religiosi Clarettiani reagirono con l’efficace anima della carità e del perdono. A coloro che volevano annientare la presenza cristiana in Spagna, i martiri risposero perdonando, pregando e gridando: «Non abbiamo paura».
– Qual è il significato del loro sacrificio?
Il sacrificio della loro vita è il seme di un cristianesimo nuovo, più forte, più consapevole della verità del Vangelo, che insegna ad amare gli amici e anche i nemici, perché l’unica vendetta del cristiano è il perdono dei nemici.
– Cosa dire di questi martiri Clarettiani?
Si tratta di 109 testimoni eroici del Vangelo, uccisi tra il 1936 e il 1937 in varie città spagnole: Barcellona, Sabadell, Vic, Lérida, Cervera, Valencia, Santander. Il loro capofila è Padre Mateo Casals Mas, che apparteneva alla comunità di Sabadell, vicino a Barcellona.
I Padri erano sempre disponibili ad aiutare i bisognosi e sempre pronti all’amministrazione della Parola di Dio e dei sacramenti, secondo l’esempio e il carisma del Fondatore, Sant’Antonio María Claret. Erano quindi conosciuti e benvoluti dal popolo, per la loro semplicità, amabilità, generosità e disponibilità.
– Come avvenne il loro martirio?
Nel luglio del 1936, quando scoppiò la rivoluzione, l’istituto e la chiesa furono dati alle fiamme e i missionari dispersi in case di conoscenti. Ma questo non fu sufficiente a salvarli. Padre Mateo Casals Mas fu preso, imprigionato e fucilato all’alba del cinque settembre 1936. L’unica sua colpa era quella di essere sacerdote cattolico. Sulla strada che portava alla sua esecuzione più volte ripeté ad alta voce: «Viva Cristo Re! Viva il Sacro Cuore di Gesù!».
Gli altri confratelli martiri furono uccisi con analoghe modalità.
– Cosa dire di fronte a questa moderna strage degli innocenti?
I martiri clarettiani erano consapevoli dell’eventualità delle persecuzioni e della morte dalle parole stesse di Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11); «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. […] Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. (Mt 10,38-39).
E non hanno avuto paura. Erano pronti anche al sacrificio supremo per gridare al mondo, ancora una volta, che il bene vince sul male.
– Perché la Chiesa celebra i martiri?
La Chiesa celebra i martiri non per rivincita, ma per riproporre oggi, come ieri e come domani, l’eterna legge cristiana della carità senza confini. Il cristianesimo propone una cultura di pace e di fraternità e non di guerra e di divisione. Il Cristianesimo non produce i fiori del male, ma i fiori del bene.
(fonte: Radio Vaticana, 21 ottobre 2017).