Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Beati voi, beati.
–”Beati voi…” – In un mondo, come il nostro, in cui si dà molta importanza all’efficienza, al successo, al profitto, risuonano più che mai forti e profetiche le Beatitudini proclamate da Gesù.
– Esse ci avvisano sul sistema di valori di Dio e su dove posa la vera felicità dell’uomo.
– Nel Vangelo di Luca, le beatitudini si rivolgono a coloro che hanno già scelto il Signore, ai discepoli. Seguirlo significa abbandonare tutto, rinunciare agli agi, essere detestati, allontanati dalle cerchie del potere, dai soldi e dagli onori.
– Le beatitudini ci avvertono seriamente: stabilirsi nella verità di Gesù e cercare di non sbagliare nel momento della scelta. La beatitudine è segno dell’autentica libertà che Cristo ci dona. Tutti siamo esortati a vivere le beatitudini del Regno.
– E… guai a noi se non lo ascoltiamo.
Dal Vangelo di questa domenica (Lc 6,17.20-26).
♦ In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
♦ Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
♦ Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Beatitudini “a portata di fede” nei poveri in spirito.
La beatitudine è segno dell’autentica libertà che Cristo ci dona.
♦ Luca ci mostra Gesù che insegna, non su un monte, come in Matteo, ma in pianura, rendendo più evidente la sua vicinanza alle folle accorse per essere sanate dalle sue parole e la sua compassione mossa a soccorso dei poveri in spirito. Questi sono i primi ad’essere beati, perché, liberi da impedimenti, riconoscono la bellezza di un’appartenenza grata a colui che rende tali.
♦ Poveri di sé, i beati sanno ascoltare la Verità che li abilita a riconoscersi figli del Padre celeste, orientati al suo Regno.
Vedono realizzarsi l’attesa di Geremia: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore», e, come Paolo, nelle situazioni avverse avranno speranza in Cristo “primizia” e “primogenito” di coloro che in lui risorgeranno.
La sorte del Maestro è, infatti, condivisa da chi ha creduto in lui e alle sue promesse, permanendo fedele al progetto di Dio.
♦ L’autentico povero in spirito sa attendere il suo dono gratuito e il suo manifestarsi «sperando contro ogni speranza» (Rm 4,18) nella sua esistenza concreta, tanto più se messo da parte per la sua rettitudine, segno sincero di appartenenza al Maestro. (don Vittorio Stesuri,ssp, in la domenica.it).
Per la preghiera.
* Tutti siamo esortati a vivere le beatitudini del Regno. Apriamo il cuore perché il Padre ci soccorra e ci manifesti la sua volontà.
* Il Papa i vescovi e i presbiteri vivano lo spirito delle beatitudini, annunciando e testimoniando con credibilità il regno dei cieli. * Coloro che hanno responsabilità sociali: senza anteporre i propri interessi, si impegnino con azioni e con politiche rivolte alle famiglie in situazione di disagio e di povertà.
* Tutti i cristiani si facciano prossimo degli afflitti e degli sfiduciati, attenuandone la sofferenza con il servizio della carità e della speranza evangelica.
* Signore Dio, il tuo Figlio ha proclamato il Vangelo delle beatitudini. Donaci, con la tua grazia, di essere fedeli ai suoi insegnamenti,per essere introdotti nella gioia del tuo Regno. Amen.
L’amore è vita. Accompagnare e custodire la vita.
♦ La partecipazione umana alla signoria di Dio si esprime attraverso la consapevolezza di tale dono.
«Prima di formarti nel grembo, io ti ho conosciuto» (Ger 1,5). Il bambino non ancora nato ha una dignità perché è stato plasmato da Dio nel grembo materno.
♥ In Maria, divenuta con il suo «fiat» la madre dei credenti, contempliamo il modello di accoglienza della vita.
♦ Affinché l’amore di Dio possa fecondare nel cuore di una donna è necessario il suo consenso. «Le scelte contro la vita nascono, talvolta, da situazioni difficili o addirittura drammatiche di profonda sofferenza, di solitudine, di totale mancanza di prospettive economiche, di depressione e di angoscia per il futuro» (Evangelium Vitae, 18).
♥ Anche l’anima di Maria fu trafitta dalla spadadella sofferenza (Lc 2,35), ma dalle doglie del parto, affidandosi a Dio, ha dato luce alla maternità spirituale della Chiesa. «L’amore, infatti ,non procura del male al prossimo: quindi la pienezza della legge è l’amore» (Rm 13,10).
♦ Ogni situazione di fragilità umana può ottenere, per grazia, benedizione e forza da Dio. Anche nella malattia il Signore è vicino a chi lo invoca. «Ho avuto fede, anche se dicevo: “Sono molto afflitto”» (Sal 116,10).
Sia per le vite umane nascenti che per quelle sulla via del tramonto è richiesta una sollecitudine amorevole come quella del buon Samaritano.
♥ L’impegno a tutela del valore della vita umana è una risposta alla vocazione dell’amore. L’amore è vita. Chi ama genera amore. Esiste anche l’amore trafitto, crocifisso, apparentemente sconfitto. È l’amore messo a dura prova dalle doglie del parto, da una spada che trafigge l’anima, da situazioni limite nelle quali la vita interpella per una scelta tra il bene e il male.
Lucia Giallorenzo ( in la domenica.it).