Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Beati quattro martiri di El Salvador.
– Sabato 22 gennaio i quattro martiri di El Salvador, “rappresentanti di innumerevoli martiri anonimi”, nella Piazza Divino Salvador del Mundo della capitale, sono stati proclamati Beati durante la Messa celebrata pomeriggio dal cardinale di San Salvador, Gregorio Rosa Chavez, in gioventù molto vicino all’arcivescovo Romero e testimone degli anni più tragici dell’El Salvador.
– Essi sono: il gesuita Rutilio Grande, due suoi compagni laici Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus uccisi nel 1977, e il francescano padre Cosma Spessotto, ucciso nel 1980.
– Papa Francesco ha voluto ricordarli durante l’Angelus del giorno seguente ricordano le parole del cardinale: “Esempio di eroismo e fraternità. Essi possono aiutare tutti a recuperare la memoria e la speranza per non rinunciare al sogno di un Paese riconciliato e pacifico, un Paese come lo vuole Dio: giusto, fraterno e solidale”.
– Lo storico e biografo Rodolfo Cardenal ha detto: “Il contributo più importante di questi martiri è di essere stati al fianco dei poveri in un momento di crisi e violenze”.
Storia di martiri, storia di una nazione.
♦ Non è raro che rileggere la storia di un martire della Chiesa porti di riflesso a rileggere la storia di un’intera nazione.
♦ È accaduto ieri, quando l’approdo alla gloria degli altari del gesuita padre Rutilio Grande e dei suoi compagni, e del francescano padre Cosma Spessotto, ha fatto riemergere in chi seguiva la cerimonia un passato di ferite, cicatrici e ombre, ancora incise sulla pelle e nella memoria del popolo salvadoregno.
♦ Memoria rievocata anche dal Papa all’Angelus in Piazza San Pietro, salutata da un applauso per uomini che scelsero – ha detto papa Francesco – di stare “al fianco dei poveri testimoniando il Vangelo, la verità e la giustizia fino all’effusione del sangue”.
♥ Un esempio da imitare per “essere coraggiosi operatori di fraternità e di pace”.
Fraternità è l’opposto della “lotta fratricida” che ha insanguinò il Paese centroamericano dal ’79 al ’92, su cui si è soffermato durante l’omelia della beatificazione il cardinale Gregorio Rosa Chavez, che ha presieduto la Messa a nome del Papa, iniziata verso le 17 ora locale, affollata da 6.000 persone pur nel rispetto delle norme anti-Covid.
Simbolo dei tanti “martiri anonimi”.
♦ Su una sponda della memoria la “grande tribolazione” – non solo quella del sangue e delle morti violente, ma anche dello stigma sociale provocato da “calunnie immeritate, diffamazioni e discredito” che ha avvelenato per lungo tempo El Salvador.
♦ Sull’altra sponda la luce dei martiri, oasi di amore e senso di giustizia nelle sabbie di un’epoca distruttiva.
In particolare, ha affermato il cardinale Rosa Chavez, i due laici martiri, Manuel Solórzano e il giovane Nelson Rutilio – rappresentano “l’immensa moltitudine che nessuno poteva contare”, quella “degli innumerevoli martiri anonimi” che sono parte dei settantacinquemila morti di “una lotta fratricida che ci ha dissanguato per dodici anni”.
Speranza di un popolo pacificato.
♥ Alle migliaia di fedeli riuniti nella Plaza Divino Salvador del Mundo – la stessa in cui, il 6 agosto 1970 padre Rutilio Grande si appellò davanti alle autorità dello Stato perché favorissero una “trasfigurazione del popolo salvadoregno” – il Cardinale, rappresentante di Papa Francesco, ha lanciato un nuovo appello ai suoi contemporanei a lasciarsi scuotere dal coraggio che fu di padre Rutilio, padre Spessotto e dei due laici martiri.
“Tutti loro, ha detto, “possono aiutarci a recuperare la memoria e la speranza per non rinunciare al sogno di un Paese riconciliato e pacifico, un Paese come lo vuole il nostro Dio: giusto, fraterno e solidale”.
(fonte: cf vaticannews.va/it, 22 gennaio 2022 e altro web).