Incontrarci con sguardo nuovo – Dopo la crisi del coronavirus, con quali occhi, con quale cuore, con quale sorriso torneremo a camminare per le strade e a incrociare il cammino di tante persone, che anche se apparentemente sconosciute in fondo in questi mesi ci sono mancate, e che come noi hanno sentito il desiderio di incontrarci di nuovo sulle strade quotidiane della loro vita, del nostro mondo comune? – Ciascuno di noi è “immagine e somiglianza di Dio”, nonostante le nostre diversità. Allora perché non cercare di vederla questa immagine e cantare la gioia, in ogni lingua?
Autore: Salvatore Brugnano
Morire nel Signore
Ammettiamolo: siamo tutti scioccati dal numero dei morti per il coronavirus e dalle circostanze in cui avvengono le morti dei contagiati. In solitudine, come Gesù sulla croce. – Davanti a tanti morti noi intuiamo che viviamo non per merito nostro, ma per dono di Dio. Ecco perché bisogna sforzarsi di vivere bene la nostra vita donata da Dio, per essere pronti a morire con Lui: “morire nel Signore”. – Papa Francesco, ricordando le tante vittime del coronavirus, ha chiesto ripetutamente di pregare per loro e a noi di metterci con fiducia nelle mani di Dio, che è Padre di misericordia. – Che bello sarà sentirsi dire quando sarà: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso!” – La morte vissuta con Gesù perderà il suo volto spaventoso e ci lascerà intravedere il mistero di amore e di misericordia Dio.
Radice di tutti i mali è il peccato
Il nostro mondo largamente post-cristiano, che ha smarrito del tutto il vero senso del peccato, sta scoprendo in questa lunga crisi del coronavirus le conseguenze del peccato, che inquina la sua e la vita degli altri. Quando l’uomo non ha paura del suo peccato, sta costruendo il suo inferno. La sola vera paura dell’uomo per il futuro resta il peccato. Cristo ha portato i nostri peccati sulla croce. L’amore ripara i guasti del peccato: ma quanta sofferenza ci vuole!
Tutti affidati alla protezione di Maria
In questo mese di maggio si susseguono le pratiche tradizionali in onore della Madonna e nel contesto della pandemia del coronavirus si moltiplicano gli atti di affidamento alla sua protezione: a livello internazionale, nazionale e regionali. E’ bello constatare che l’uomo sente ancora di avere bisogno della Madre e quel rapporto di amore che si vi vive o si è vissuto in famiglia con la propria mamma trasferirlo ora ad un livello più alto: a viverlo con la Madonna. «Madre amorosissima: questo è quello che tu desideri, che noi fatti bambini, chiamiamo sempre Te nei nostri pericoli e ricorriamo sempre a Te» (S. Alfonso).
Il Buon Pastore, il meglio della vita.
Mai come in questo tempo di pandemia abbiamo bisogno della figura del Buon Pastore e Papa Francesco ne sta dando una viva immagine. Ma è di Gesù che il mondo ha bisogno. – In questa domenica del Buon Pastore la Chiesa celebra la Giornata mondiale delle vocazioni. Siamo invitati a pregare perché il Signore mandi operai nella sua messe, ma anche a riconoscere come la vita di ciascuno è intessuta di dinamica vocazionale: chiamata e risposta. Tutti siamo chiamati. Tutti dobbiamo rispondere in qualche modo. Il Buon Pastore invita a cercare il meglio della vita. Scopriremo che è proprio LUI il meglio della vita.
Il primo martire dell’Oceania
Anche tra i Santi ci sono dei primati, non nel senso dell’essere più grande degli altri, ma dell’essere arrivati primi in una terra o in un determinato tipo di apostolato (tra i poveri, tra i giovani, tra i lebbrosi ecc…). Infatti lo Spirito di Dio spira il suo soffio quando vuole e come vuole e suscita vocazioni particolari. – Papa Gregorio XVI nel 1836 affidò l’Oceania ai religiosi maristi, e Pietro Chanel, che era uno di questi religiosi, nel 1837 si offrì volontario per portarvi il vangelo. Il 28 aprile 1841 un gruppo di uomini armati di lance e di asce entrarono nella capanna dei missionari e uccisero Pietro a colpi di bastone e di ascia. Fu canonizzato il 12 giugno 1954 da Pio XII. La sua festa cade il 28 aprile.
Il mese di maggio in tempo di coronavirus
Dappertutto, nel mondo cattolico, il mese di maggio viene vissuto con intensa devozione alla Madonna, per antica tradizione. Semplici fedeli, sapienti teologi e santi di ogni estrazione sociale hanno manifestato il loro amore alla Madonna in questo mese speciale, non solo per i fiori e la luce solare, ma anche per l’afflato spirituale che l’accompagna. Ad Jesum per Mariam = Si va a Gesù attraverso Maria! – Ma quest’anno – in tempo di coronavirus – i fedeli sono invitati ad esprimere la loro devozione alla Madonna seguendo, con docile obbedienza, le indicazioni date dalle competenti autorità religiose e civili. E la devozione alla Madonna diventerà anche un atto di amore e di rispetto per il proprio prossimo.
Papa Francesco: il rosario nel mese di maggio
Papa Francesco ha inviato ai fedeli una lettera per il mese di maggio: un’esortazione a riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa, approfittando di questo tempo di isolamento sociale dovuto alle misure per contrastare il covid-19. Una dimensione domestica che le restrizioni della pandemia ci hanno “costretto” a valorizzare, anche dal punto di vista spirituale. – Papa Francesco invita a rinnovare la pia pratica da fare insieme, oppure personalmente. – Ed accompagna l’esortazione con due sue preghiere alla Madonna. Buon mese di maggio!
Dopo la strada, il riscatto
La pandemia del Covid-19 ha messo in luce alcune storie di donne sfuggite alla schiavitù della tratta che, per ritrovare se stesse, adesso aiutano gli altri, come ad esempio Princess che lavora in una casa di riposo e Stella che assiste gli anziani a domicilio. E così in tempo di coronavirus si incontra la forza inaspettata di tante giovani che cercano di mettersi alle spalle un passato di violenza e di sopraffazione, mettendosi a fianco di chi è malato. Sono donne salvate e inserite nei programmi di inserimento lavorativo dell’Associazione Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi.
Diventeremo migliori dopo il coronavirus?
Diventeremo migliori dopo il coronavirus? Abbiamo capito che le cose e i progetti che ci sembravano tanto importanti erano alla fine passeggeri e relativi. Che ci sono cose che passano e cose che invece durano. Soprattutto siamo diventati più consapevoli della nostra fragilità. Ci siamo sentiti piccoli davanti al mondo e davanti al grande mistero di Dio. Ci siamo resi conto che il nostro destino non è se non in parte nelle nostre mani, anche se la medicina e la scienza fanno cose meravigliose. Siamo diventati più umili. Abbiamo anche pregato di più, siamo diventati più sensibili e attenti nei rapporti con gli altri, abbiamo apprezzato di più la loro attenzione e vicinanza umana e spirituale…. Ma, passato il pericolo, ci scorderemo di tutto? Torneremo più o meno quelli di prima? Nel pericolo siamo diventati migliori e quando tutto passerà forse torneremo a dimenticarci di Dio e del nostro prossimo. Facciamo attenzione.
Salvare ciò che è più importante
Qual’è la cosa più importante nella nostra vita? Le risposte saranno certamente varie, perché vari e diversi sono gli interessi delle singole persone e si potrebbero ricostruire graduatorie senza numero: la ricchezza, la fortuna, il successo, la carriera, la famiglia… Nel Vangelo di Matteo (6, 21) Gesù dice: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. – La gloria di Dio è l’uomo vivente – diceva S. Ireneo, che aggiungeva – E l’uomo è felice quando vede Dio! – La lunga crisi causata dal coronavirus ha evidenziato la nostre fragilità e le tante scelte infelici scelte fatte dall’uomo circa la salute, il clima, l’ambiente, le relazioni reciproche. – Vediamo di uscirne fuori profondamente rinnovati nello spirito e non soltanto pesantemente colpiti nei nostri vari interessi personali.
Lo riconobbero nello spezzare il pane
I giorni della pandemia del coronavirus ci stanno facendo sperimentare solo in parte la forte spiritualità che deriva dalla Pasqua. – Oggi ancora un’altra domenica “limitata”. – Ogni domenica, Pasqua settimanale dei cristiani, la Chiesa fa memoria del Signore morto e risorto, nell’attesa del giorno senza tramonto. – Perché la domenica continui ad esprimere tanta ricchezza spirituale, non può passare senza che in essa si celebri l’Eucaristia. Nella Messa, il popolo che Cristo unisce a sé nel suo Spirito, si raduna per ripresentare al Padre il sacrificio della croce, per proclamare la certezza della sua risurrezione e vivere del suo amore. L’Eucaristia è momento centrale del giorno del Signore, principio e culmine della vita dei cristiani. Che bello viverla insieme!
Si va verso le messe aperte ai fedeli?
Non è difficile trovare le giuste misure per ritornare a celebrare la Messa con i fedeli, misure che minimizzano i rischi e la rendono meno pericolosa delle code che si vedono nelle banche e altrove, situazioni pur coperte dalle normative vigenti. – Per sostenere la vita interiore dei fedeli e di incoraggiarne la crescita, non si può vederli privati ??dell’Eucaristia per lungo tempo, come ha ricordato Papa Francesco. – Il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI ha annunciato: “E’ arrivato il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa, oltre ai battesimi e a tutti gli altri sacramenti, naturalmente seguendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza in presenza di più persone nei luoghi pubblici… Vogliamo tornare a celebrare con un gruppo di fedeli proporzionato alle dimensioni dell’edificio, e con tutte le misure atte a garantire la sicurezza.
Dal dolore nasce l’amore più forte
Lo straordinario esempio di chi si è messo al servizio dei malati di coronavirus ha scosso la sensibilità della gente comune, che da oltre un mese sta manifestando la sua riconoscenza per questi “eroi” o “santi della porta accanto”, come li chiama Papa Francesco. – 145 medici morti nel corso dell’epidemia di Covid-19 fino ad oggi. 36 gli infermieri e 115 i sacerdoti. – Nel dolore e nelle tragedie di questi mesi questo è stato un fatto importante che si è imposto alla nostra attenzione e che pur aggiungendo dolore a dolore è diventato fonte di ammirazione, e alla fine, di conforto. L’esempio dei medici, degli infermieri e infermiere, dei sacerdoti, di chi si è messo al servizio dei malati disponibile a dare la vita, è una lezione importante che questo tempo di sofferenza ci deve lasciare. – Da sempre la vicenda di San Massimiliano Kolbe, che nel lager di Auschwitz scambiò la sua vita con quella di un altro prigioniero, padre di figli, suscita generosa imitazione.
Un Diacono permanente in Amazzonia
Si chiama diacono permanente un uomo, anche sposato, che si dedica ad aiutare la Chiesa attraverso la vita liturgica, pastorale o nelle opere sociali e caritatevoli. Riceve il sacramento dell’Ordine nel grado di diacono, che imprime in lui un sigillo (‘carattere’) che nulla può cancellare e che lo configura a Cristo, il quale si è fatto ‘diacono’, cioè servo di tutti. – In Amazzonia nell’Alto Solimões è stato ordinato il primo diacono permanente indigeno, Antelmo Pereira Ângelo, sposato, appartenente alla tribù tikuna, la più numerosa del Brasile. Egli sarà uno leader maturi e dotati di autorità in terra amazzonica, che conoscendo le lingue, le culture, l’esperienza spirituale e il modo di vivere delle varie comunità suscitano spazio alla molteplicità di doni che lo Spirito Santo semina in tutti.
Misericordia di Dio e quota mille
Accanto all’intelligenza e alla scienza l’uomo deve re-imparare ad alzare con fiducia il suo sguardo a Colui che tutto regge e guida. Fede nella misericordia di Dio, per la vita presente e soprattutto per la vita futura. – Per grazia noi saremo salvati! Tutto il bene che crediamo di aver fatto, forse, non sarà sufficiente a spalancarci la porta del Paradiso. Ma un atto di fede nella misericordia di Dio lo farà, come per incanto. Non è la sconfitta per l’uomo, ma il trionfo dell’Amore di Dio che arriva in lui.
La Comunione spirituale in tempo di coronavirus
La crisi del coronavirus ha richiamato in azione questa antica pratica di fede. La comunione spirituale non si fa esteriormente, come la comunione sacramentale, ma spiritualmente, cioè internamente e mentalmente, senz’alcun atto materiale e corporale: spiritualmente, cioè soprannaturalmente e divinamente. – Ogni mattina Papa Francesco dalla cappella di Santa Marta invita a farla per entrare in unione stretta con Gesù. – La pratica della comunione spirituale ha arricchito la spiritualità di santi e sante che pur ricevevano regolarmente quella sacramentale. La comunione spirituale non è una pratica di emergenza (come in questa circostanza del coronavirus), ma una pratica valida per tutte le stagioni della vita.
La Misericordia dei medici
Otto giorni fa, giorno di Pasqua, a Prato 5 medici, su mandato del vescovo Giovanni Nerbini, hanno dato l’Eucarestia ai malati di coronavirus. Qualcuno ha pianto. Un momento toccante è stato quando a ricevere l’Eucarestia sono stati mamma e figlio ricoverati insieme. Nel primo pomeriggio, nella cappella dell’ospedale, il vescovo aveva affidato ai medici dell’ospedale il mandato di ministri straordinari della comunione ed ha pregato per coloro che non lo potevano fare, perché ormai intubati.
Oggi Divina Misericordia per tutti
Divina Misericordia per tutti in questo tempo di pandemia: per i tanti morti causati dal coronavirus e per i vivi che vivono nell’angoscia del pericolo sempre incombente. – E così celebriamo ancora nelle nostre case, diventate piccole chiese domestiche, questa seconda Domenica di Pasqua, chiamata Domenica della Divina Misericordia. – Fu istituita da san Giovanni Paolo II (1920-2005), il quale si ispirò alla spiritualità di Suor Maria Faustina Kovalska (1905-1938). – Quest’anno i cristiani e tutti gli uomini del mondo sentono un bisogno straordinario della Divina Misericordia che li salvi da una pandemia micidiale che ancora non arretra.
Nostalgia del sepolcro o voglia di resurrezione.
I testi liturgici in questi giorni hanno messo in evidenza il singolare duello tra la morte e la vita: “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
– Il risorto non lo si può più cercare tra i morti; ma tra i viventi che egli vivifica con la grazia della sua resurrezione. Bisogna resistere alla nostalgia del sepolcro, del ritorno al «come prima». Bisogna avere il coraggio di scegliere forme di resurrezione. Allora la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli.