Bella storia di solidarietà per coronavirus. Matteo i fa ricoverare con lo zio down, malato Covid: «Non volevo lasciarlo solo» – Le sorprese dell’amore non finiscono mai. Permesso concesso “in via eccezionale”. Ma tale da suscitare la nostra ammirazione la gioia per il lieto fine della storia culminata nella guarigione. “Ero ammalato e siete venuti a visitarmi” dice Gesù nel Vangelo. In questa storia c’è di più. E dove sovrabbonda l’amore, sovrabbonda anche la grazia del Signore.- “Venite, benedetti del Padre mio”.
Autore: Salvatore Brugnano
Cristo nostro Re
La solennità di Cristo Re, celebrata in questa ultima domenica del Tempo Ordinario, chiude il ciclo liturgico A. Domenica prossima con l’Avvento ripartirà il ciclo B. Il centro di tutto l’anno liturgico rimane Cristo, celebrato nel mistero del Natale, della Pasqua e poi della Chiesa che inizia il suo cammino a Pentecoste. La Madonna e i Santi fanno corona a Cristo, unico Mediatore e Salvatore, e rendono in maniera visibile che il mistero di Cristo si compie anche in noi.
La conversione di Giuni Russo
La celebre cantante italiana Giuni Russo (1951-2004) incontrò l’esperienza cristiana attraverso le parole di Santa Teresa D’Avila. Diceva: «Non so che cosa voglia Teresa da me, però so che quella donna dice la verità. Ho trovato in Teresa la chiave per aprire le porte. Credo di aver capito che Teresa ci aiuta a conoscere Gesù». Giuni Russo convertita. Il mondo dello spettacolo stenta a crederci e si stringe nelle spalle, le rende sempre più difficile l’accesso alle competizioni canore, le case discografiche non gradiscono i suoi messaggi spirituali. Poi arriva il cancro, che vie con una forte drammaticità fino all’accettazione della malattia e all’offerta a Dio della sua vita. – La sue canzoni, dense di spiritualità, possono essere una buona terapia per quanti stanno cedendo alla depressione causata dalla pandemia del Covid-19 in corso.
L’ospedale dei Santi
L’Ospedale degli Incurabili di Napoli, glorioso tesoro architettonico, è considerato l’unico ospedale al mondo in funzione da oltre 500 anni. Ha garantito sostegno, sollievo e speranza a chi veniva colpito da malattie gravi o difficili da curare, divenendo un complesso medico, punto di riferimento per il Sud Italia e l’Europa intera. – Nel corso della sua storia si sono alternati medici di professione e operatori di misericordia di varia provenienza al servizio dei malati. Ben 33 di essi sono diventati santi o beati, tra cui san Giuseppe Moscato, SAlfonso de Liguori, il Beato Gennaro Sarnelli, Santa Giovanna Antida. Per questo, è noto anche come Ospedale dei Santi. – Il prossimo 10 ottobre 2021 avverrà la beatificazione della venerabile Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’ospedale Incurabili di Napoli e delle monache cappuccine sparse in tutto il mondo.
Amore divino contro l’alcol
Dalla Bibbia: «Bevi il tuo vino con cuore allegro»… – Ma: «Non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito». – «Tutto mi è lecito!»…. Sì, ma non tutto giova. Io non mi lascerò dominare da nulla».
Il coraggio di sperimentare
Nella parabola dei talenti, Gesù ha ammonito di non fare come il servo “malvagio e infingardo” che non ha fatto quanto doveva: mettere a frutto il talento ricevuto. Egli aveva una falsa immagine del padrone (di Dio) e il peggio era che non lo amava. La paura nei confronti del padrone l’ha paralizzato ed ha agito in modo maldestro, senza assumersi nessun rischio. Così ha sotterrato il suo talento. – Invece Dio si aspetta da noi una risposta gioiosa, un impegno che proviene dall’amore e dalla nostra prontezza ad assumere rischi e ad affrontare difficoltà. Bisogna avere il coraggio di sperimentare: gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio; ma l’uomo creativo osserva le cose vecchie con occhio e spirito nuovo.
Scoraggiamento? Assolutamente no
– Questa lunga pandemia che stiamo vivendo, oltre alle vittime che si sta portando via, sta seminando un senso di sgomento e di scoraggiamento. – Per noi umani è molto facile scoraggiarci.Dopo aver tentato di resistere alle sventure e ai guai della vita, dopo essere caduti più volte nello stesso peccato o in altro comportamento improprio, alziamo bandiera bianca e ci arrendiamo. – Ma non intenzione di Dio che ci scoraggiamo. Se Egli ci ha creati e chiamati, Egli è fedele e porterà a termine l’opera iniziata: alla felicità senza fine: occorrono però gli strumenti buoni: fede, speranza e carità.
Ricetta di ogni giorno: Prega e lavora!
Il clima di pandemia che stiamo vivendo non può costituire un alibi per non fare niente. Bisogna sempre e comunque dedicarsi al lavoro e non trascurare la preghiera. – “Ora et labora”, “Prega e lavora!” – Un po’ di questa sapienza farebbe ad evitare i dannosi stress quotidiani; se lasciamo da parte la preghiera, e ci dedichiamo solo all’azione, gireremo attorno a noi stessi, senza andare avanti e ciò che è peggio, caderemo nell’abisso”. – La preghiera unita al lavoro realizza miracoli: trasforma e feconda ogni opera che ci accingiamo a fare.
Fedeltà a Dio e felicità eterna
“Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Bello sentirselo dire da Dio! – Ma Egli esigerà di sapere da noi come abbiamo usato il nostro tempo, cosa abbiamo fatto della nostra vita e dei talenti che abbiamo ricevuto, cioè delle nostre capacità. Il premio per il buon uso sarà la partecipazione alla gioia eterna del Signore. Beati noi se saremo capaci di far fruttare i doni ricevuti. – Oggi ricorre la 4a Giornata dei Poveri: “Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32).
Da schiava a grande testimone di carità cristiana
La straordinaria storia di Julia Greeley che da schiava divenne una grande testimone della carità cristiana sembra una bella favola: ma tutta vera.- Julia Greeley (1833-1918) era una donna schiava nera americana, in seguito liberata dalla legislatura del Missouri. Si convertì alla cattolicesimo e fu battezzata. Si aggregò al Terzo Ordine Francescano secolare e diffuse pace, gioia, amore in abbondanza. – Oggi è conosciuta come l’angelo della carità di Denver a causa del suo aiuto a innumerevoli famiglie in povertà. Alle famiglie povere bianche portava gli aiuti di notte, perché esse non avessero a vergognarsi di essere aiutata da una negra.
Fare esperienza del silenzio
Il silenzio è desiderato da molti, temuto da non pochi e apprezzato dai saggi. – Le parole sono preziose, ma più prezioso è il silenzio. Più ne capiamo il significato del silenzio, più realizziamo questa verità. Quante volte durante il giorno capita di dire qualcosa che sarebbe stato meglio tacere! – Anche la preghiera deve a volte diventare silenziosa. Nel silenzio si ritrova una tranquilla comunione con Dio, anche senza parole. – «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza».
Un testimone della fede: Padre Ettore Cunial
Padre Ettore Cunial religioso giuseppino del Murialdo ucciso in Albania nel 2001. «Siamo convinti della sua santità» dice il vescovo di Tirana. – Una storia di fede, di disponibilità e di amore, sostenuto da un ardente spirito di servizio a Dio, alla Chiesa e ai fratelli. – Un martire dei nostri giorni, vittima di una violenza cieca e insensata, suscitata dal principe del male, il diavolo, che quando non riesce a fermare il bene che avanza nel nome del Signore, eccita la mente di persone già esaltate per compiere spedizioni omicide. Il diavolo durante un esorcismo diede a P. Ettore un appuntamento: «Ti aspetto a Tirana». – Il diavolo continua le sue stragi, Lo stiamo vedendo ancora all’opera di massacri attraverso l’ISIS (o Daesh) nella povera Africa, in Mozambico: 50 civili decapitati, donne e bambini rapiti dai villaggi, distruzione delle case. – Un ecclesiastico in Siria già da tempo definì il fenomeno: è il diavolo uscito fuori dall’inferno.
Aiutare gli altri è aiutare se stesso
Può sembrare uno slogan, ma è la verità. – Tanti di noi conoscono e ripetono di cuore la Preghiera semplice tradizionalmente attribuita a San Francesco: fa’ di me uno strumento della tua pace che termina con queste parole: dando, si riceve: perdonando si è perdonati; morendo si risuscita alla Vita Eterna. – Uno scopo per la tua vita: Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Un santo fratello portinaio
La porta. Oltre che una parte importante dell’abitazione dell’uomo, è diventata man mano il simbolo del “dentro o fuori” di una realtà associativa, compresa la Chiesa, dove la porta è Cristo stesso, attraverso cui entrano i figli di Dio rigenerati dal battesimo che egli ci ha lasciato. – Anche la chiesa, come edificio ha la sua porta (o più porte secondarie) affidata anticamente alla cura di un chierico denominato “ostiario” (portinaio). – La delicatezza e l’importanza del “servizio della porta” ha sempre indotto le comunità religiose a mettervi un soggetto prudente, saggio, accogliente. In genere non era un sacerdote, ma un laico professo con i voti. E la porta è diventata per essi la via della loro santità. Quanti santi portinai! Quanti meriti hanno accumulato con la loro religiosa testimonianza: Alfonso Rodriguez, Corrado di Parzham, Gerardo Maiella, Francesco Garate.
Quanto non possiamo fare niente
In certe occasioni, quando non possiamo fare niente, c’è sempre qualcosa che possiamo fare: un sorriso, un atto di gentilezza, un sincero sguardo negli occhi per dire a chi ci sta interpellando che ci dispiace non poter far niente per lui. – E chi ci ha chiesto aiuto, se non è uno scroccone di professione, saprà rispondere con altrettanta semplicità e verità: “Grazie lo stesso!” E ci si lascia in pace. Ma… quando di mezzo c’è lo scroccone di turno, allora si deve augurargli tutto il bene possibile.
Nell’attesa del Signore
Vivere la vita in nel ringraziamento di quanto Dio ha donato all’uomo e darà ancora per la sua felicità. Ma l’uomo può guastare tutto col suo peccato. Quando il male si fa più intenso e la morte sembra assediarci, allora più intenso deve essere il desiderio e più viva la preghiera per trascendere l’ordine del tempo per fissarsi in quello dell’eterno. Si guarderà al Paradiso con fede e speranza, mentre agiamo ogni giorno nella carità. “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto!” (S. Francesco di Assisi).
Un artista in paradiso
Il grande artista Gigi Proietti è morto il 2 novembre, giorno del suo 80.mo compleanno. Innumerevoli sono stati e saranno ancora i commossi commenti alla sua inimitabile arte La città di Roma, seguita da tutta l’Italia in TV, gli ha reso gli onori che meritava e lo consegna alla memoria degli italiani. In chiesa ha ricevuto quel suffragio che lo accompagnerà in paradiso, quel paradiso che egli, con profonda umanità legata a valori autentici e con la sua religiosità discreta, ha contribuito a desiderare: “Preferisco il paradiso!”.
Martiri redentoristi spagnoli
Tarragona, Spagna 13 ottobre 2013 – Più di 20.000 persone hanno partecipato alla Beatificazione più numerosa della storia: 522 religiosi uccisi durante Guerra Civile Spagnola (1936-1939). – La cerimonia è cominciata con un video-messaggio di Papa Francesco in cui il Pontefice ha proposto l’esempio di questi Martiri che hanno imitato Cristo e ha insistito sulla necessità di “aprirci agli altri, soprattutto ai poveri”. – La beatificazione è avvenuta mentre era era in corso l’anno della Fede e i Redentoristi cominciano a celebrare l’Anno per la Promozione della Vocazione Missionaria: una bella occasione per celebrare il martirio di questi sei Beati, che hanno offerto le loro vite per l’abbondante Redenzione.
Nessuno deve morire da solo
Medici morti nel corso dell’epidemia di Covid-19; gli infermieri; sacerdoti. – Nel dolore e nelle tragedie di questi mesi di pandemia questo fatto si è imposto alla nostra attenzione e pur aggiungendo dolore a dolore è diventato fonte di ammirazione, e alla fine, di conforto. L’esempio dei medici, degli infermieri ed infermiere, dei sacerdoti, e di chi si è messo al servizio dei malati, disponibile anche a dare la vita, è diventata una lezione importante di umanità che questo tempo di sofferenza ci lascia: “Cosa stiamo imparando dall’irruzione della morte per effetto del virus? – Da sempre la vicenda di San Massimiliano Kolbe, che nel lager di Auschwitz scambiò la sua vita con quella di un altro prigioniero padre di figli, suscita generosa imitazione.
Il dispiacere per aver fatto il male
“Mio Dio, mi pento con tutto il cuore dei miei peccati, perché, peccando ho meritato i tuoi castighi; e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa…”. Queste ultime parole, se sono sincere, costituiscono un atto di dolore perfetto. Ci pentiamo dei peccati, perché portano dispiacere a Dio, che ci ama tanto. Diversa è la misura del dolore se dettato dalla paura di affrontare castighi per il peccato fatto. – E noi siamo capaci di esprime un atto di dolore perfetto, perché capaci di amare Dio che ci ama.