Per le case Aterp di località Vulcano non si placano le polemiche, e il dibattito rimane ancora aperto e lontano dal potersi definire risolto. Dopo l’uscita di ieri dell’avvocato Michele Accorinti, assessore comunale del Comune di Tropea, intervenuto per rispondere a quanto comunicato da Giuseppe Rombolà, legale delle ventiquattro famiglie degli assegnatari, ora vuol dire la sua anche l’avvocato Giovanni Macrì, consigliere comunale e provinciale di minoranza.
«L’assessore Accorinti – attacca Macrì –, forse perché ancora in preda ai fumi dell’incontro col “buon Briatore” ed ai conseguenti abbagli, evidentemente non riesce a cogliere la differenza tra la posizione politica del sottoscritto e l’aspetto giudiziario della vicenda curato dall’avvocato Giuseppe Rombolà, col quale mi onoro di condividere lo studio di Tropea».
Ma da ‘collega’, oltre che da diretto interessato come autorità politica, Macrì prosegue spiegando che essendo stato «tirato in ballo l’aspetto giudiziario non posso esimermi dal fare alcune brevi considerazioni, prima fra tutte quella che lo stesso Accorinti, per sua recente triste esperienza personale diretta, di certo condividerà: i magistrati, al pari di ogni umano, non sono affatto infallibili!
«L’attuale ordinanza, alla quale l’assessore con tanto entusiasmo si rifà, non riconosce la legittimità dell’operato del Comune ovvero dell’Aterp ma, cosa ben diversa, statuisce la carenza di legittimazione passiva in capo al Comune di Tropea in quanto – dice il provvedimento – “soggetto estraneo al rapporto contrattuale instauratosi tra gli assegnatari e l’Aterp”, la cui gravissima inadempienza viene espressamente riconosciuta. Tuttavia, “essendo così grave da incidere sulla funzionalità della cosa locata, il conduttore può unicamente avvalersi del diritto di ottenere la risoluzione del contratto”».
Di certo la diatriba scaturita dall’interpretazione di tali testi appare meno chiara per i non addetti ai lavori, ed infatti Macrì prosegue affermando che «la complessità dell’argomento mal si concilia con le esigenze di sintesi giornalistica, pertanto, desisto dalla tentazione di scendere nei particolari del provvedimento sul quale, non condividendolo per la quasi totalità, molto avrei da obbiettare.
«Aggiungo solo che l’attuale situazione è mutata rispetto a quella oggetto di giudizio, atteso che il Comune di Tropea, a seguito degli interventi dei Ministeri dell’Interno e della Solidarietà Sociale nonché della Prefettura e dei media, è stato, suo malgrado, costretto a eseguire le opere di urbanizzazione primaria. Quindi posso ben dire che, essendo stato raggiunto l’obiettivo, poco importa dal lato pragmatico quanto è stato deciso».
Pertanto, il consigliere in forza al gruppo “Identità in progress”, evitando di addentrarsi ulteriormente in discorsi dall’aspetto criptico ai più, si sofferma, invece, sull’aspetto che da consigliere comunale più gli compete, ovverosia quello politico/amministrativo.
«Ebbene – prosegue infatti Macrì – , il Comune, rectius i consiglieri eletti dal popolo, nell’adempimento del loro mandato, vanno incontro a forme di responsabilità di varia natura: penale, civile, amministrativa, politica e morale.
ella fattispecie della quale discutiamo, se è vero, stando almeno a quanto statuito dal succitato provvedimento giudiziario, che dal punto di vista giuridico i conduttori assegnatari degli alloggi Aterp non hanno azione nei confronti del Comune, è altrettanto innegabile che dal punto di vista politico/amministrativo il governo cittadino eletto dal popolo ha l’obbligo di risolvere le varie problematiche, nello specifico di eseguire quelle opere di urbanizzazione primaria per far sì che 24 famiglie ‘deboli’, circa 100 cittadini, abbiano un tetto sotto il quale vivere dignitosamente.
«A Tropea invece è successo che, per andare incontro ai capricci di un assessore che in quella località abita in una villa urbanisticamente abusiva, quello che era doveroso è divenuto un optional. I disagi sopportati da questa povera gente sono – lo dico a gran voce assumendomene ogni responsabilità – direttamente riconducibile alla dolosa inerzia dell’attuale maggioranza».
In conclusione, l’avvocato Macrì invita «l’assessore Accorinti ed il Sindaco ad occuparsi un po’ più dei problemi della collettività ed un po’ meno dei propri: il Sindaco, soprattutto, anziché impiegare il proprio tempo nella ricerca di uno stratagemma per eludere la richiesta prefettizia di chiusura di un tristemente noto ristorante, guarda caso del figlio di un suo consigliere comunale, ben farebbe ad occuparsi della Città».