Fede e dintorni

Ascensione, Gesù ci apre il cielo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Ascensione, Gesù ci apre il cielo.

– Il Signore Gesù ascende al cielo, ma il suo non è un addio. Promette, infatti, lo Spirito Santo e, attraverso Lui, di restare sempre presente tra i suoi discepoli nella Parola annunciata e nei Sacramenti. Questo sarà ed è il cammino della Chiesa, questa è la nostra storia.
– Signore, aprici il tuo cielo: fa che possiamo alzare sempre lo sguardo e camminare nella speranza.
– Sì, il Signore Gesù asceso al cielo è la nostra speranza e la nostra eredità; ci indica la meta del nostro viaggio terreno e ci convoca a condividere la sua stessa gloria, dove egli ci ha preceduto.
– Oggi si celebra la 54ma Giornata delle Comunicazioni sociali: «Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2)». Papa Francesco invita tutti a fare della comunicazione uno strumento per costruire ponti, per unire e per condividere la bellezza dell’essere fratelli in un tempo segnato da contrasti e divisioni.

Dal Vangelo di questa domenica (Mt 28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Il racconto dell’Ascensione dagli Atti degli Apostoli (At 1,3-11).
♦ Gesù si mostrò ai suoi discepoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – egli disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
♦ Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?».  Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».

Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi.
Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Tutto riparte dalla Galilea delle Genti, dai pagani.
♦ Gesù risorto ritorna nella Galilea pagana. È qui che egli aveva cominciato ad annunciare la conversione e il Vangelo del Regno. È qui, in questo luogo di frontiera, che egli aveva dato appuntamento ai suoi discepoli, che si erano dispersi quando egli, il pastore, era stato ucciso. È ritornato sui luoghi dell’inizio, per dare loro la pienezza: il Risorto è la luce decisiva che rischiara tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra della morte.
♦ Egli ha convocato i discepoli – in numero di undici – su una montagna, come all’inizio li aveva condotti sulla montagna, quando parlò loro per annunciare la via della felicità del regno dei cieli (Le Beatitudini).
Da questa montagna Gesù invia i discepoli – e in loro, e con loro, noi tutti che li seguiamo lungo la storia – a convocare il popolo di Dio per riunirlo dai quattro punti cardinali del mondo nel regno; nessuno è escluso dalla parola e dalla partecipazione alla vita della famiglia divina: la comunione del battesimo con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Oggi noi, come gli undici discepoli sulla montagna, lo adoriamo e riaffermiamo la nostra obbedienza al suo comando missionario. Egli sembra assente ma è in realtà sempre presente tra noi. È per questo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Madre: per essere l’Emmanuele, il Dio con noi fino alla fine del mondo.

54ma Giornata delle Comunicazioni sociali.
Messaggio di Papa Francesco per la 54ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali ha mandato un Messaggio: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia.
“Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.
Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.
Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”. «Non c’è futuro senza radicamento nella storia vissuta» e che attraverso la memoria «avviene la consegna di storie, speranze, sogni ed esperienze da una generazione ad un’altra».

♦ Lo sviluppo tecnologico ha favorito una crescita impetuosa del volume di informazioni, ma pone anche interrogativi.
♦ La moltiplicazione di contenuti, soprattutto quelli veicolati dalla rete, si accompagna spesso al venir meno di significatività, se non anche di autenticità. La facilità e immediatezza con cui oggi si può pubblicare un contenuto permette di saltare ogni fase che precede la condivisione.
♦  L’evento viene condiviso mentre accade e, lo vediamo ogni giorno: al racconto si sostituisce sempre più la semplice “segnalazione”.

♥  Si rischia, così, una comunicazione senza spessore e senza verità perché senza memoria. E senza memoria perché senza storia, è senza storia perché senza riflessione.
Questo non deve accadere, soprattutto per noi cristiani, depositari del grande Racconto del Vangelo, portatore di una gioia che riempie i cuori, e che non può andar disperso nella massa anonima di altri racconti che portano solo il “vuoto”.
♥  Piuttosto, per noi, dice papa Francesco nel suo Messaggio, comunicare e raccontare dev’essere «fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende».
La comunicazione riceve il proprio valore e la propria forza in quanto parte della storia e della vita delle persone.  (don Pietro Roberto Minali, ssp, in ladomenica.it).

Pensiero mariano.
«Non dimentichiamo che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù, e non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, spinge al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù. Amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio». (Benedetto XVI).

Oggi si celebra la 54.ma Giornata delle Comunicazioni sociali: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia. – Siamo assediati dalle cattive notizie. Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri. E come noi siamo collegati alla grande storia della nostra salvezza. Il grande Racconto del Vangelo, portatore di una gioia che riempie i cuori, non può andar disperso nella massa anonima di altri racconti che portano solo il vuoto.

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