Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Ascensione di Gesù al cielo e missione della Chiesa in terra.
– Oggi è la solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo, cioè il suo ritorno al Padre, che lo aveva mandato tra noi. Gesù vi fa ritorno non solo come Dio, ma anche come uomo.
– Così in Gesù asceso al cielo anche la nostra umanità è innalzata accanto a Dio, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria.
– Ma intanto egli ci invia, come ha fatto con i suoi discepoli, a continuare nel tempo la sua missione in tutto il mondo. – Gesù ci invia, ci accompagna e ci dà la forza. Noi non siamo dei volontari spontanei, ma degli inviati.
– Appoggiandoci su Gesù Cristo vincitore della morte, possiamo portare al mondo la sua missione nella serenità e nella speranza. – Come discepoli di Cristo, siamo messaggeri di una Parola che tocca l’uomo nel centro della sua vita: chi crederà sarà salvato, chi rifiuta di credere o alza le spalle, resterà nei suoi peccati. – E’ attraverso la fede, cioè il sì dato a Dio, che l’uomo riceve la vera vita. – Oggi si celebra 55a Giornata mondiale per le Comunicazioni Sociali con l’invito: «Vieni e vedi» (Gv. 1,46). Comunicare oggi, incontrando le persone come e dove sono.
Dal Vangelo di questa domenica (Mc 16,15-20).
♦ In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
♦ Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
♦ Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Gesù asceso al cielo, rimane per sempre con noi.
♦ Il mistero dell’Ascensione ha un duplice significato, cristologico ed ecclesiale.
Cristologico, perché ci fa contemplare Gesù che, nella sua glorificazione pasquale, siede presso il Padre.
Ecclesiale, perché colui che ascende al cielo dopo esserne disceso consegna alla comunità i suoi doni. Sono doni legati in modo speciale, all’annuncio della Parola: suscitano infatti nella comunità apostoli, profeti, evangelisti, pastori che nutrono il gregge con il loro insegnamento.
♦ Il Vangelo di Marco conferma questa prospettiva: il Signore ascende al cielo, ma continua a operare insieme ai suoi discepoli, inviati ad annunciare a tutti il regno di Dio.
♦ Il Risorto rimane presente nell’agire della comunità, confermando la Parola che essa annuncia con i segni che l’accompagnano.
♦ Segni che dicono che nell’impegno dei discepoli continua a essere presente la grazia del Risorto.
«Perché state a guardare il cielo?», domandano gli angeli ai discepoli.
♥ Più che contemplare il cielo, dobbiamo scrutare i segni del Risorto in mezzo a noi, riconoscere la sua presenza e annunciarla ai fratelli con la testimonianza del Vangelo.
(fr. Luca Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza, in ladomenica.it).
Per la preghiera.
♥ O Padre, il tuo Figlio oggi è asceso alla tua destra sotto gli occhi degli apostoli: donaci, secondo la sua promessa, di godere sempre della sua presenza accanto a noi sulla terra e di vivere con lui in cielo.
♥ O Padre, il tuo Figlio unigenito, nostro Sommo Sacerdote, sempre vivo, siede alla tua destra per intercedere a nostro favore: concedi a
noi di accostarci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere la tua misericordia.
♥ Dio onnipotente, concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli, dove noi crediamo che oggi è asceso il tuo Unigenito, nostro redentore.
55a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Comunicare incontrando le persone come e dove sono.
♥ Il tema scelto per la Giornata delle Comunicazioni Sociali esprime in qualche modo il «Vieni e vedi» del quarto Vangelo: l’invito fatto da Gesù a Filippo diverrà in lui annuncio per portare altri alla fede. E qui l’altro sarà Natanaele, al quale Gesù, dopo la sua attestazione di fede, dice: «Prima che Filippo ti chiamasse io ti ho visto» (Gv 1,48).
♦ Si fissa qui la certezza che deve appartenere a ogni credente che opera nell’ambito della comunicazione: è Cristo, nel progetto di salvezza di cui ci facciamo portatori, ad aver visto prima di noi e raggiunto, prima del nostro annuncio, i fruitori della nostra comunicazione. E su di lui possiamo fondare la nostra credibilità, in quanto siamo suoi cooperatori.
♦ Se il nostro andare incontro all’altro va a inserirsi in un terreno che già Dio conosce e ci ha preparato, allora dobbiamo avere una maggior fiducia nell’azione della grazia che agisce sugli strumenti umani e – per essi – su quelli tecnologici.
♦ Il nostro destinatario, minacciato da una comunicazione ambigua e frammentata, pilotata da vari interessi, va raggiunto e riabilitato con coraggiose iniziative che sappiano distinguersi profeticamente per limpidezza evangelica.
♥ Una limpidezza che deve caratterizzare ogni espressione comunicativa e che, nel «Vieni e vedi» trova il metodo più semplice di conoscenza della realtà e la verifica più onesta per l’annuncio.
♥ Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata, ringrazia tutti i professionisti del settore che hanno saputo «andare, vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà» e permettere ai propri fruitori un’immediata conoscenza di situazioni difficili o emarginate.
Non avere le loro voci sarebbe un impoverimento per la stessa nostra umanità. Giungere a tutti dove sono non significa disperdersi nella superficialità che frammenta l’essere e le sue aspirazioni più profonde, ma raggiungerlo per motivarlo.
♥ Per questo il Papa insiste su un incontro che vada a «intercettare la verità delle cose e la vita delle persone» e, se necessario, a riabilitarle alla Vita che – tornando al «Vieni e vedi» – tutti devono avere la possibilità di vedere e testimoniare quale frutto di un comunicare autentico.
Da ricordare sempre:
“Andando incontro all’altro per comunicare, noi entriamo in un terreno sacro, già raggiunto e conosciuto da Cristo”.
(don Vittorio Stesuri, ssp, in ladomenica.it).