Il 13 e il 14 aprile, tutti alle urne. Siamo chiamati a votare per le politiche, per le provinciali, per le amministrative. Il prossimo anno voteremo ancora, e sarà per le europee. Non potremo annoiarci. E’ iniziata la corsa alla poltrona e già sappiamo quanto i nostri politici percepiscono d’indennità o quanto pesano le loro pensioni sul popolo. Storie che di sicuro non allettano quel signor X che prende uno stipendio da fame e che deve lavorare per 35 anni prima d’andare in pensione (un parlamentare può riscuotere il vitalizio, ovvero la classica pensione, dopo soli 5 anni di mandato, a 50 anni di età, oltre ad una serie di privilegi). A tutto ciò si aggiungono le mille promesse dispensate come caramelle per addolcire il palato a buona parte del popolo italiano che da anni non sa da quale parte tirare la coperta per coprirsi dai freddi che s’infiltrano dal buco economico familiare. Non si sa come fare, non più per arrivare a fine mese, bensì a metà del mese! Lo dicono in tanti e dicono anche che abbiamo un’Italia in ginocchio e che gli italiani sono ormai in “mutande”. Perché allora andare a votare? Ci sembra forse di andare ad assecondare un’ennesima beffa se ci soffermiamo a pensare che la democrazia, grazie alla legge elettorale, è andata a farsi benedire, che i soldi nelle nostre tasche non si sa che fine abbiano fatto, che per i nostri figli il futuro è più scuro della mezzanotte. In un quadro così deludente, riusciremo a riprenderci ciò che ci appartiene, e che è sancito anche dal primo articolo della Costituzione italiana? Mai perdere la speranza che, tra l’altro è l’ultima a morire; è bene immaginare che forse si arriverà ad avere migliori prospettive nel futuro, con dei politici che lavoreranno esclusivamente per “il bene comune”, per dirla con le parole di Antonio Rosmini. Male che vada, potrebbe essere d’aiuto la consapevolezza che dopo la mezzanotte spunta sempre l’alba. In questo caso, auguriamoci che non sia una notte troppo lunga.
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