Iniziative limitate ad “interventi di politica simbolica”
Non vedo il cambiamento, promesso durante la campagna elettorale
Sono passati nove mesi dalla vittoria, alle elezioni amministrative, della lista “PARGHELIA UNITA PER IL FUTURO” e non mi sembra che stiano sorgendo le condizioni politiche perché la svolta e il cambiamento, promessi durante la campagna elettorale, possano a breve realizzarsi. La giunta comunale, espressa dalla nuova maggioranza, non è apparsa, finora, in grado di affrontare i problemi veri della comunità cittadina, indicati, tra l’altro, nel programma politico-amministrativo presentato agli elettori. Tale programma, che impegna cinque pagine divise in un preambolo e dodici paragrafi, ha suscitato entusiasmi ed un vasto consenso popolare.
Pertanto, i nuovi amministratori della cosa pubblica, una volta vinte le elezioni, avrebbero dovuto farsi carico di cominciare a mantenere le promesse in esso contenute. Finora, le iniziative messe in campo si sono limitate ad “interventi di politica simbolica, a presa rapida” (l’espressione è del politologo Mauro Calise), una scorciatoia per tenere in carburazione l’attenzione dei media e la tensione dei cittadini. E’ evidente che tutto ciò nulla ha in comune con la politica. Se questa è la concezione che hanno della politica i giovani amministratori, non ci resta che…compiangere il povero Aristotele, che ci scrisse duemila anni fa per darne una definizione, il povero Machiavelli che ci si logorò per trent’anni e il povero Benedetto Croce, per venire a un caposcuola liberale dei tempi nostri, che teorizzò la politica come una delle grandi attività dello spirito.
Il lavoro, inoltre, del Consiglio comunale è confinato in adempimenti di legge, né viene mai indirizzato o interessato alla discussione, alla verifica e all’approfondimento di temi, che possano riguardare le esigenze e le urgenze della cittadinanza.
In tutti questi mesi ho seguito, giorno dopo giorno, le vicende del mio paese di nascita da Gorizia – la città dove vivo da moltissimi anni – che, secondo me, è un osservatorio di privilegio e sereno, proprio per la…siderale lontananza dalla Calabria.
Devo ammettere che ho visto con favore e con molta speranza la vittoria della lista civica, composta di giovani, che annunciavano di voler mettere in pratica una politica nuova, fuori dagli abituali schemi dei vecchi partiti.
Tutti giovani, non compromessi con la politica tradizionale, tutti figli della Parghelia “proletaria”, costituita di lavoratori del mare e di agricoltori, che avevano ottenuto brillanti risultati nello studio, conseguendo anche lauree.
Ed io, che provengo da questa classe sociale, ho seguito, con tanta fiducia e con molto interesse, l’avventura di questi nuovi volti, che irrompevano sulla scena politica locale con entusiasmo e con decisione, presentando all’elettorato un impegnativo e ottimo programma politico, sia pure formulato con espressioni stereotipate prese dal frasario della vecchia politica.
Sentendomi parte in causa, se non altro per ragioni di nascita e affettive, sono sceso in campo – come si dice oggi – anch’io e, liberandomi dai sentimenti e facendo perno sulla ragione e molto meno sulla passione, mi sono illuso di dare una mano, dai confini orientali dell’impero, ai giovani e inesperti amministratori, con riflessioni ed analisi della situazione locale, indicando anche i problemi urgenti di Parghelia da mettere in agenda, soprattutto quelli di fronte ai quali molti amministratori pubblici del passato hanno chiuso gli occhi e si sono tappate le orecchie per non vedere e non sentire o hanno usato la tradizionale tecnica del rinvio.
Primo fra tutti il problema della tutela dell’ambiente,della salute pubblica e della qualità della vita. Sono stato ricambiato con note di…biasimo e con critiche maldestre, che sono culminate tutte nel più crudo scetticicismo circa la mia “possibilità di captare i segnali di cambiamento da così lontano” o in affermazioni del tipo “lei non conosce la situazione politico- amministrativa di Parghelia”.Chi ragiona così certamente non si è accorto che internet ha annullato le distanze e dà a chiunque la possibilità di avere sottomano in tempo reale elementi e notizie, che consentono di conoscere e valutare situazioni politiche anche lontanissime.
In ogni caso, il trattamento di…riguardo che mi è stato riservato mi ha convinto d’aver sbagliato giudizi e previsioni sulla “giovane squadra” di amministratori , che mi sembra come blindata nella autoreferenzialità e nella supponenza.
Chi afferma di avere a cuore la rinascita sociale e politica di Parghelia, ha anche il dovere di sottolineare le cose che non vanno e quindi l’attuale immobilismo amministrativo, la gran bonaccia politica, che ha fatto dimenticare gli impegni assunti in campagna elettorale anche nei comizi dai toni populistici. Alla giunta basterebbe scorrere le pagine del programma, sul quale i cittadini hanno accordato la fiducia alla lista civica, per accorgersi del deserto progettuale senza orizzonti, in cui la politica locale naviga a vista.
Dove sono finite le idee e le affabulazioni dispensate a piene mani nel corso della campagna elettorale? Tutte scomparse, inghiottite da un buco nero!
I mesi trascorsi, anche se non molti, raccontano come tutto stia venendo meno, anche nelle incombenze ordinarie.Tutto si sta dissolvendo sotto i riflettori dei media. Il peggiore dei contrappassi per un gruppo politico che si era presentato all’elettorato con linee programmatiche, che avrebbero dovuto realizzare una vera svolta politica e sociale del nostro piccolo paese.
Stando così le cose, è difficile immaginare che questo pressapochismo politico possa trasformarsi a breve in illuminata capacità di amministrazione. La politica, a Parghelia, sembra essere in questo momento sideralmente lontana dai problemi reali dei pargheliesi.
E una delle cause di ciò, a mio avviso, potrebbe risiedere nel fatto che, per atavica abitudine e come sempre, i politici del posto si siano affidati, ancora una volta, alla provvidenza, al destino o alla fortuna. A tale proposito, vorrei riportare un passo tratto da “Il Principe” di Machiavelli, un trattato – come è noto – di politica scritto nel 1513, che potrebbe dare una dritta agli amministratori pargheliesi. “[…] molti hanno avuto e hanno opinione che le cose del mondo sieno in modo governate da la fortuna e da Dio, che li uomini […] non possino correggerle […]e per questo potrebbero iudicare che non fussi da insudare molto nelle cose, ma lasciarsi governare alla sorte.[…..] Nondimanco, [….]iudico poter essere vero che la fortuna sia arbitra della mtetà delle azioni nostre, ma che etiam lei lasci governare l’altra metà, o presso, a noi”.