Fede e dintorni

Andate. Annunciate. Guarite.

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Andate! Annunciate! Guarite!

– Gesù vuole associare a sé, nel compimento della missione, altri discepoli. Non vuole persone in cerca di un nome o della fama, ma missionari che si distinguano per preghiera, mitezza, povertà.
– Non devono, infatti, portare sé stessi ma l’annuncio del perdono e della pace. Gesù ci chiama, come i primi discepoli, a portare a tutti il suo messaggio di salvezza.
– La sua «buona notizia» deve risuonare ovunque e a noi è data la responsabilità di partecipare alla missione di Gesù che continua nella storia.
– È un annuncio che ha le sue caratteristiche. Gesù, con la sua parola, insegna anche a noi oggi lo stile della missionarietà cristiana. Al di là delle sofferenze e degli insuccessi che comporta l’annuncio della Parola, i discepoli di Gesù si riconosceranno per la pace: la pace che hanno in loro, la pace che donano a chi avvicinano. – Ricordiamo il nostro impegno di annunciatori e chiediamo al Signore che ci doni di essere come lui ci vuole.

Dal Vangelo di questa domenica (Lc 10,1-12.17-20).
♦ In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
♦  Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
♦ In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
♦  Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.
♦  Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà
danneggiarvi.
Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Nella debolezza della croce.
♦  Attraverso il profeta Isaìa Dio promette il dono della gioia e della pace, che scorrerà come un fiume, come un torrente in piena.
♦ La sua promessa si attua nella missione dei settantadue, ai quali Gesù affida il compito di portare il vangelo, cioè la gioiosa notizia del Regno, e il saluto della pace alle case degli uomini. Il fiume sembra tuttavia tramutarsi in un rigagnolo, con questi uomini che sembrano davvero troppo pochi per la vastità della messe, inviati peraltro come agnelli in mezzo a lupi, miti, non violenti, senza potere e senza ricchezze.
♦  Ma – ricorda Paolo ai Galati – la missione si realizza sempre nella logica della croce. Non abbiamo altro vanto se non nella croce di Gesù. Dobbiamo cioè porre la nostra fiducia soltanto nell’amore debole e crocifisso di Gesù, che si rende presente anche nei suoi discepoli.
Non dobbiamo confidare in beni e strumenti che il Signore ci chiede di abbandonare. Piuttosto, dobbiamo fondare il nostro impegno su quell’amore fraterno che ci permette di andare «adue a due», come fratelli riconciliati, e di rimanere nelle case, annunciando l’evangelo della pace con lo stile di relazioni nuove, rese possibili dal Vangelo stesso.
(fr. Luca A. Fallica,Comunità Ss. Trinità di Dumenza)

ANDATE!
♦ «Andate! » Questo è lo slogan: Andate! Mettetevi in cammino! Incoraggiatevi a infangarvi nella storia, a mettervi dove abbondano i “lupi”, i pericoli.
Mettersi in strada senza troppe cose, sempre leggeri di bagaglio, con “quello giusto e necessario”, ma con quella fiducia incrollabile di chi sa che vale la pena buttarsi nella vita realizzando una storia diversa, più profonda, liberata e impegnata; e allo stesso tempo realizzandola dalla semplicità del cammino condiviso, dalla quotidianità, dove la vita si realizza tra minacce e speranze ostinate.

La vita non è e non deve essere luogo per lamenti, né facili atteggiamenti critici. Agli occhi di Gesù è il luogo della sfida per la semina e i raccolti abbondanti; questo sì, dallo sguardo che vede abbondanza dove solo apparentemente c’è carenza, che vede ricchezza dove abbonda la povertà, che vede vocazioni e missioni dove si ferma ce regna l’indifferenza, che vede promesse di futuro dove sembrano regnare sterilità diverse.

Si sentono spesso “lamentele” che “il mondo…i giovani”, ecc. si allontanano da Dio, e forse in parte e vero (anche se è sempre bene chiedersi da quale Dio, da quale Chiesa si allontanano).
Ma davanti a questo, Gesù, ci insegna che non serve a nulla lamentarsi senza mettere in atto un’azione: azione che non è frustare e condannare “quel” mondo, ma andare in esso, uscire, continuare ad annunciare, testimoniare, che un altro mondo è possibile, nel dialogo, nella vita di comunione e di servizio.
Bisogna scommettere sulla pace, sull’integrazione, sull’umanizzazione dignitosa e libera, sulla gioia che nasce dalla solidarietà, sulla vicinanza di fronte alle sofferenze e ai vari bisogni, per dimostrare che è possibile vivere come nuove creature, che si sanno rinnovare nella fedeltà e creatività ogni giorno, che sanno affrontare le sfide e continuare a camminare con desiderio di liberazione e di speranza senza fine, nuove creature che sanno che nessuno è o sarà mai “perfetto, ma che possiamo sempre migliorare. (P. Tony Fidalgo C. Ss.R. su FB)

Per la preghiera e l’impegno.
*Dio nostro, consolaci, come una madre consola suo figlio. E forti nella fede, innalziamo a te, con fiducia, la nostra preghiera: Donaci, o Padre, la tua consolazione!
* Dio nostro, Padrone della messe invia ancora operai per l’annuncio coerente del Vangelo.
* Spirito Santo, le comunità cristiane e i loro pastori: sappiano discernere e abbandonare quello che impedisce loro una testimonianza trasparente del Vangelo.
*Spirito Santo, quanti hanno responsabilità politiche, economiche, sociali: orientino le loro scelte e i loro impegni alla promozione fattiva di una pace autentica e solidale.
* Spirito dell’Amore, l’ annuncio di tutti i missionari e missionarie sia sostenuto da uno stile di vita plasmato dalla logica dell’amore di Gesù crocifisso in ogni ambiente di vita.
*Signore Gesù, dinanzi alle difficoltà o alle sconfitte, come l’apostolo Tommaso, ti vogliamo riconoscere con fede: «Signore mio e Dio mio».
*Signore Gesù, la Chiesa pellegrina nel mondo sia collaboratrice saggia alla opera di salvezza : coloro che chiami a lavorare nella tua messe siano coraggiosi nel seguirti.
*Signore Gesù, la pace, distintivo dei tuoi discepoli, impegni ogni cristiano a diventare suo costruttore e suo apostolo presso presso coloro che incontra.
*Signore Gesù, alla fine della vita terminerà il nostro lavoro in questo mondo: accogli tutti gli operai che hanno donato la vita per te nella gioia della tua eternità.

Gesù vuole associare a sé, nel compimento della missione, altri discepoli. Non vuole persone in cerca di un nome o della fama, ma missionari che si distinguano per preghiera, mitezza, povertà. Non devono, infatti, portare sé stessi ma l’annuncio del perdono e della pace. – Gesù ci chiama, come i primi discepoli, a portare a tutti il suo messaggio di salvezza. La sua «buona notizia» deve risuonare ovunque e a noi è data la responsabilità di partecipare alla missione di Gesù che continua nella storia, seguendo la la logica della sua Croce.

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