Dal Piemonte a piedi sino a Tropea e oltre
La lunga marcia di pace del generale Giorgio Blais
Un generale degli alpini, percorre 1700 chilomentri a piedi per
raggiungere una base logistica dellassociazione nazionale degli alpini
che si trova a quota 1800 sullEtna.
di Bruno Cimino
foto Salvatore Libertino
Tropea Giorgio Blais, generale degli alpini, di anni 65,
fisico asciutto, alto, dallespressione simpatica e gioviale, era partito il 16
giugno scorso dalla vetta di Rocciamelone, sopra Susa, direzione Sicilia, esattamente
verso una base logistica degli alpini sullEtna. Ha camminato per giorni, riposandosi
solo la domenica, ha deposto corone di alloro ai piedi di tanti monumenti ai caduti, a
Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Sapri e dopo Tropea a Palmi e Piano Provenzana
sullEnta.
Forse ce ne vorrebbero centomila di generali Blais per ricordare i morti caduti nelle
tante inutili guerre delluomo contro se stesso.
A Tropea, tappa programmata dal generale, dove "da anni sognava di venire", è
arrivato alle 18.00, puntuale così come stabilito. Ad attenderlo cerano le
autorità civili, religiose e militari preposte a simili occasioni.
Quella di Giorgio Blais è una marcia pacifista, intesa a ricordare, laddove ce ne fosse
bisogno, che lItalia è una nazione indivisibile, così come è, nata dopo la fine
della seconda guerra mondiale e gli italiani sono un solo popolo. Un messaggio meritevole
di attenzione che va rivolto soprattutto a quei politici impegnati in economie disfattiste
e a quelle file di leghisti nati da uno sciagurato aborto culturale.
I meridionali ringraziano questo generale italiano messaggero di pace; di lui ricorderanno
oltre alla lodevole intenzione le sue doti sportive, il cappello col bianco pennacchio, la
simpatia. E lo aspetteranno per un'altra visita, magari come villeggiante.
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