Fede e dintorni

Aiutare con la carità e la legalità

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Aiutare con la carità e la legalità.

– Portare il vangelo nelle strade. – A Roma, da 8 anni, un sacerdote, don Antonio Coluccia (46 anni) , che era stato operaio di un calzaturificio, si reca tutti i giorni a San Basilio, un quartiere della periferia della capitale soggetto al controllo della criminalità organizzata.
– Accompagnato dalla scorta che gli è stata assegnata, il sacerdote, insieme ai collaboratori, si reca nella borgata romana per stare vicino, attraverso una processione di preghiera per le strade, a tutti i cittadini onesti che la abitano.
– “Il risveglio del quartiere San Basilio deve essere innanzitutto culturale”, ha detto don Antonio a Telepace. E così, grazie alla collaborazione con le Fiamme Oro della Polizia di Stato, a breve verrà aperta una palestra di pugilato per “educare i ragazzi alla legalità attraverso lo sport”.
– Da ex operaio in una fabbrica a sacerdote fondatore di un’opera per gli emarginati. Una vita rivoluzionata nel giro di pochi anni e dedicata ai poveri e ai bisognosi. Ma allo stesso tempo molto «scomoda», addirittura «da eliminare».
– Don Antonio Coluccia lotta da anni per restituire dignità agli uomini della sua parrocchia e non solo, ma gli ostacoli incontrati lungo il percorso non sono stati pochi. – Don Antonio Coluccia è stato nominato poliziotto ad honorem perché sta portando molti ragazzi di San Basilio lontano dalla strada del male.

1. Una vita movimentata: da operaio a sacerdote per gli emarginati.
♦ È stato un cammino particolare quello che ha portato Don Antonio ad abbracciare la fede.
Originario di Specchia nel Salento, Antonio era un giovanissimo operaio di un calzaturificio di Tricase. Ma la sua vita non si esauriva nel lavoro. In parallelo svolgeva attività sindacale, aveva una fidanzata e una grande passione per la sua moto cilindrata 600.
♥ Il destino di Antonio, però, cambia irreversibilmente nel 1996 quando, a 21 anni, decide di fondare un’associazione di volontariato. Così racconta: «Ci dedicavamo alla tutela dell’ambiente e ai disabili. Poi abbiamo iniziato con le missioni in Bosnia-Erzegovina e in Albania. Portavamo viveri a chi ne aveva bisogno. Lì ho visto come i sacerdoti si dedicavano ai ragazzi e quello che da sempre mi portavo dentro e rifiutavo di accettare è uscito fuori. Lì è cambiata la mia vita».
♦ Da ex operaio in una fabbrica salentina, quindi, a sacerdote fondatore di un’opera per gli emarginati. Una vita rivoluzionata nel giro di pochi anni e dedicata ai poveri e ai bisognosi. Ma allo stesso tempo molto «scomoda», addirittura «da eliminare».
Don Antonio Coluccia lotta da anni per restituire dignità agli uomini della sua parrocchia e non solo, ma gli ostacoli incontrati lungo il percorso non sono stati pochi.
♦ Nel 2012 il parroco pugliese trasforma una villa confiscata ad un boss della banda della Magliana in una casa di accoglienza.
♦ Un’altra volta Don Antonio è il bersaglio di un agguato con pistola a piombini fuori dalla chiesa in cui opera a Grottarossa.
♦ Ancora un’altra minaccia di morte in una busta, a lui indirizzata, contenente un proiettile. Oggi sul prete pugliese la prefettura ha disposto come misura di protezione la vigilanza delle forze dell’ordine. E poi riceverà il riconoscimento per il suo impegno sociale.

2. Don Coluccia, Vangelo e megafono per le vie dello spaccio di Roma.
E’ forte l’appello del sacerdote impegnato da anni a contrastare lo spaccio di droga nel quartiere romano di San Basilio: “bisogna accendere un faro sui contesti periferici della Capitale, dove – spiega – tanti vivono nel disagio e nell’indifferenza”. È il caso di Walter e Daniela, che sono finiti nel “racket delle case”
Walter e Daniela sono marito e moglie. I loro nomi sono di fantasia perché corrono un rischio enorme a condividere l’esperienza che stanno vivendo. Dopo essersi visti negare l’assegnazione di un alloggio popolare, sono finiti nel cosiddetto “racket delle case” e alla fine hanno trovato riparo all’interno di un vecchio bar abbandonato. “Dormiamo per terra, con l’umido e l’acqua che cade dal tetto”, affermano. “In queste condizioni non posso vivere perché sto morendo”, precisa Daniela alla quale è stato diagnosticato un tumore, in aggiunta alle altre patologie e alle altre operazioni che ha già dovuto affrontare. In tanti li hanno visti vivere per strada, ma nessuno li ha aiutati. “Solo don Antonio – aggiunge Walter – si è fermato per aiutarci”.

3. La processione della legalità.
Il riferimento è a don Antonio Coluccia, sacerdote che da anni è impegnato nella borgata romana di San Basilio per fronteggiare la vendita di sostanze stupefacenti. Lo strumento che utilizza è quello che lui stesso definisce “la processione della legalità”: il religioso ogni sera gira a piedi per le strade del quartiere, insieme alla scorta che gli è stata assegnata, armato soltanto di megafono e Vangelo per fermare la piazza di spaccio almeno per qualche ora.

4. “Robot senza cuore”.
“Mi sorprende che non ci si lasci più colpire dalle sofferenze delle persone”, commenta don Antonio al fianco di Walter e Daniela. “Stiamo diventando dei robot senza cuore che non hanno più occhi per vedere e braccia per abbracciare”.
Ma cosa c’è alla base della vicenda? La ricerca di una dimora ha portato la coppia a conoscere una persona: “l’abbiamo pagata, ci ha aperto la porta e ci ha lasciato le chiavi”, ripetono. Solo dopo, però, hanno scoperto che quell’immobile era sotto sequestro e dunque non solo sono stati cacciati, ma hanno ricevuto anche una denuncia. “Per un anno abbiamo pagato 300 euro al mese di affitto, ma un giorno la persona che ci aveva fatto entrare è venuta a cacciarci”.
È il mercato nero delle case. Un sistema ben rodato gestito dalle organizzazioni criminali, le quali a San Basilio hanno ormai “militarizzato il territorio”.
Don Antonio Coluccia è convinto che occorre accendere una luce su questi contesti difficili, spesso abbandonati anche dallo Stato: “Bisogna raccontare le storie. In questo territorio, le persone vivono nella totale sofferenza, nel totale abbandono e nella totale indifferenza”.

** Chi lo desidera, può seguire il sacerdote su “Opera Don Giustino Onlus” di Don Antonio Coluccia, impegnato a portare il vangelo con la carità, la legalità, e con impegno cristiano sul territorio.

(fonte: cf vaticannews.va/it/, 31 gennaio 2022,e altro web).

Portare il vangelo nelle strade. – A Roma, da 8 anni, un sacerdote, don Antonio Coluccia (46 anni) , che era stato operaio di un calzaturificio, si reca tutti i giorni a San Basilio, un quartiere della periferia della capitale soggetto al controllo della criminalità organizzata. – Accompagnato dalla scorta che gli è stata assegnata, il sacerdote, insieme ai collaboratori, si reca nella borgata romana per stare vicino, attraverso una processione di preghiera per le strade, a tutti i cittadini onesti che la abitano. – Don Antonio Coluccia lotta da anni per restituire dignità agli uomini della sua parrocchia e non solo, affrontando gli ostacoli incontrati lungo il percorso. E’ stato nominato poliziotto ad honorem perché sta portando molti ragazzi di San Basilio lontano dalla strada del male.

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