Attualità

L’agoaspirato tiroideo: come e quando

Ecografia alla tiroide

L’agoaspirato tiroideo, ce ne parla il Dr. Giovanni Vallone, dirigente medico di primo livello presso l’ U.O. di Medicina Interna dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dove si occupa prevalentemente di ecografia ed ecografia interventistica.

Premessa
L’ago aspirato consente di porre diagnosi di natura (benigna o maligna) del nodulo tiroideo il che è indispensabile per la corretta impostazione terapeutica. Che cosa è l’ ago aspirato tiroideo? È un prelievo di cellule. Come si fa?
Si introduce, dopo accurata disinfezione della cute, sotto guida ecografica, un ago sottile all’interno del nodulo tiroideo e si procede all’aspirazione con l’ausilio di una siringa che viene collegata all’ago stesso, (da qui la definizione di FNA cioè Fine Needle Aspiration), quindi si estrae l’ago e si disinfetta nuovamente la cute. Il materiale ottenuto viene strisciato e fissato su appositi vetrini che vengono, dopo colorazione, letti dall’anatomopatologo. La procedura viene effettuata, a paziente sdraiato, in regime ambulatoriale e non necessita di assistenza anestesiologica.

Quale è l’importanza della guida ecografica?
La guida ecografica migliora la sensibilità e l’affidabilità dell’esame in quanto consente di visualizzare l’ago in tutto il suo percorso. In definitiva ci dice se l’ago è stato posizionato esattamente all’interno del nodulo da esaminare.

È pericoloso?
L’ago aspirato, come tutte le procedure di ecografia interventistica, è da considerarsi sicuro ed efficace solo se eseguito da personale esperto. La puntura provoca un leggero fastidio come una normale iniezione intramuscolare (evitabile con applicazione di anestetico locale). In alcuni casi si può avere una piccola ecchimosi, reversibile, nel punto di inserzione dell’ago.

Un eventuale tumore può essere disseminato dall’ago?
No. Anche se il risultato dell’ago aspirato è una diagnosi di tumore tiroideo, non dobbiamo preoccuparci di una disseminazione di cellule tumorali perché questo non avviene.

Qual è la sensibilità e specificità diagnostica?
L’esame citologico mediante agoaspirazione (Fine Needle Aspiration = FNA) rappresenta attualmente il gold standard nella gestione diagnostica del nodulo tiroideo infatti il valore predittivo di malignità è elevato: la sensibilità media è pari all’83% (65-98%), la specificità media al 92% (72-100%) e l’accuratezza diagnostica al 95%. I falsi negativi ed i falsi positivi non superano l’1-3% ed il 4-7%, rispettivamente. Le ampie oscillazioni riportate dipendono dalla qualità dell’intero processo dell’indagine, i cui aspetti fondamentali sono rappresentati dall’esecuzione del prelievo sotto guida ecografica, dall’esperienza dell’operatore, dall’accuratezza nell’allestimento degli strisci su vetrino, dalla tecnica di fissazione e colorazione, dalla completezza delle informazioni di accompagnamento e dalla specifica competenza del citopatologo.

Quando deve essere eseguito?
Su tutte le lesioni palpabili e sui noduli ad accrescimento progressivo; Sulle lesioni piccole (con diametro < 10 mm) che presentino uno o più caratteri ecografici di sospetto. Le lesioni di piccole dimensioni prive di caratteri di sospetto possono essere avviate al controllo clinico ed ecografico a 12 mesi; in tutti i soggetti ad alto rischio: familiarità per MEN (neoplasie endocrine multiple) o carcinoma midollare familiare, carcinoma papillare familiare, precedente irradiazione tiroidea, anamnesi personale di neoplasia della tiroide, età infantile.
In linea generale la FNA non è necessaria nei casi di gozzo con noduli isoecogeni confluenti e interessanti diffusamente il parenchima tiroideo, che possono essere avviati al follow-up clinico ed ecografico.

Dr. Giovanni Vallone
U.O. Medicina Interna “Valentini” Cosenza

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