Intervista a Carmine Adilardi
Il Commissario Provinciale Fiamma Tricolore, Carmine Adilardi, ha inviato una lettera a molti giornali per esternare un personale pensiero legato alle “fatiche” amministrative cui andrà incontro il nuovo Consiglio Provinciale di Vibo Valentia. In merito il nostro giornale ha rivolto ad Adilardi alcune domande.
di Bruno Cimino
foto Salvatore Libertino
Tropea – Dopo le elezioni provinciali, non abbiamo assistito ad un utile dibattito dal quale tutti i cittadini potessero comprendere e riscontrare le aspettative affidate al proprio voto. Il nostro giornale ha cercato di fungere da tramite tra le istituzioni e la popolazione ma l’unica voce (sulla quale non esprimiamo giudizi in merito) è stata una lettera di Carmine Adilardi, Commissario Provinciale Fiamma Tricolore che noi non ci siamo lasciati sfuggire sperando di aprire un dialogo che fornisca un’informazione diretta a far comprendere alla gente come verrà amministrata.
Domanda – Lei ha inviato una lettera a molti giornali su differenti argomenti che come spesso avviene nella politica nazionale potrebbero rivelarsi un boomerang. Cosa ne pensa?
Risposta – Gli argomenti trattati sono riflessioni e interrogativi posti all’indomani delle elezioni provinciali; non vince chi mette in campo un sistema di potere paralizzante, basato sul voto di scambio, istituzionalizzando il clientelismo. Il boomerang arriverà in testa a chi lo ha lanciato.
D - Non crede che tra le righe di quanto sostiene, in fondo, Lei entri in merito alle scelte dell’elettorato?
R - Il cittadino che vota e delega per dire grazie a prestazioni professionali è purtroppo un uomo povero, che ha fame e chi ha la fortuna di essere un uomo libero ha il dovere di denunciare che questo sistema non produce sviluppo.
D – Se la politica, intesa come amministrazione della cosa pubblica, non venisse svolta da professionisti quali medici, docenti, avvocati ecc., quali categorie di lavoratori, in particolare, Lei sponsorizzerebbe per queste mansioni? E se ritiene che chi fa politica debba solo interessarsi di politica, non crede che potrebbe apparire agli occhi della comunità come un arrivista se non un vagabondo?
R - Tutti i cittadini devono interessarsi all’amministrazione della cosa pubblica, non perseguendo fini personali, ma mettendo in campo idee e ideali che promuovano sviluppo sociale, culturale ed economico; bisogna tornare ai partiti, alla politica, non affidarsi agli uomini della provvidenza che spesso arriva solo per essi o soddisfano sete di potere personale, basta guardarsi intorno, vicino, basta ricordarsi delle delusioni, un’idea non ti tradisce la conosci è quella che hai liberamente sposato, un uomo quando prova la poltrona spessissimo rinnega se stesso per poter continuare a sederci sopra.
D – Nella lettera Lei esordisce sostenendo che: “… quando il voto dato non è una delega, non è una adesione ad un programma, ma un modo di dire grazie per favori ricevuti o che si dovranno ricevere, siamo destinati tutti a perdere”. Non le sembra che questo malcostume risalga almeno alla Repubblica di Platone?
R – Il malcostume del voto di scambio è vero esiste da sempre. Questo non vuol dire che tutti sono disposti a sopportarlo, anzi tutto ciò va denunciato ma soprattutto va spiegato alla gente che spesso la soddisfazione personale di un interesse immediato, peraltro promesso e quasi mai mantenuto, produce per gli eletti, nel lungo tempo che passeranno a governare, grossi vantaggi personali e familiari e gravissimi danni alla comunità amministrata, annullando così quell’effimero vantaggio che si aveva avuto dalla condizione di “cliente”.
D – Astraendoci dalle Sue comunque pur rispettabili opinioni, chiunque potrebbe rivolgere a Lei una ovvia domanda (e ce ne facciamo carico nell’interpretarla): “Ancor prima di analizzare la vittoria di Gaetano Ottavio Bruni e il come amministrerà, non sarebbe più proficuo per Lei spiegare come mai è stato sconfitto?”.
R – Si commette un errore comune quando si pensa che sia la persona a vincere o perdere un’elezione. Vincono o perdono gli ideali, i programmi. A me rimane l’amarezza di non essere riuscito a trasmettere le mie idee, ma capisco che a stomaco vuoto è difficile ragionare a favore della comunità, se vince il clientelismo perde il cittadino, il territorio.
D – Per concludere, quali sarebbero secondo Lei le cose più urgenti che la neo eletta amministrazione della Provincia vibonese dovrebbe affrontare?
R - La cosa più urgente che la neo amministrazione provinciale dovrebbe affrontare è la propria coscienza e trarne le conseguenze, ma dato che questa è solo una speranza alla fine non tanta remota, le dirò che una grossa scorpacciata di legalità (vedi gli stomaci vuoti) non farebbe male a nessuno. Più seriamente la nostra Provincia, nei limiti di competenza, avrebbe bisogno di una riqualificazione turistica di tutto il territorio, un risanamento ambientale, si guardi il mare e le coste, una viabilità degna di questo nome, una maggiore attenzione alla scuola e non solo agli edifici, una seria programmazione sulle cose da fare coinvolgendo gli addetti nei vari settori dello sviluppo, corsi di formazione turistica tendenti a sviluppare la cultura dell’accoglienza, adoperarsi per la creazione di un parco marino a Capo Vaticano, disinquinare tutto il territorio dal rischio amianto.
Vuole che continui? Ci possiamo risentire quando vuole.
Alla domanda posta dall’intervistato, Carmine Adilardi, è ovvio che non vi possa essere alcuna risposta, perché i giornali non sono tavoli da ping-pong. Semmai, qualora ci dovesse essere una risposta, questa è demandata al destinatario ufficiale, ossia Gaetano Ottavio Bruni, presidente della Provincia vibonese.
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