E’ scomparso un famoso cittadino di Tropea
Addio grande Raf
In una intervista di qualche anno fa l’attore tropeano mi ha
detto che Tropea è sempre nel suo cuore e che ama il dialetto. Gli sarebbe
piaciuto girare un film a Tropea.
Ha ricordato i suoi compagni di squadra Gatto e Adilardi con i quali giocò una
amichevole battendo il Catanzaro 6 a 0.
Della vita moderna non aveva una buona opinione perché, sosteneva, “ci
impedisce di meditare”.
Pensava che “se gli Italiani cercassero quello che li accomuna anziché ciò
che li divide, sarebbero il più grande popolo del mondo”.
di Bruno Cimino
foto Salvatore Libertino
Roma - Da ragazzo
spesso incontravo Raf Vallone dentro il negozio di generi alimentari dove mia
madre mi mandava a fare qualche compera. Lui, insieme alla moglie, si
intratteneva volentieri a scambiare due parole con Peppe Muscia, proprietario
del negozio, e che io, per una usanza locale, chiamavo “zio”. Mi piaceva
ascoltare quella voce tonante e quella pronunzia così perfetta della lingua
italiana. Sapevo che era un personaggio famoso, un attore, e rimanevo in
disparte estasiato in loro compagnia sino a quando “zio” Peppe non mi chiedeva
di cosa avessi bisogno. Poi, tornavo a casa e raccontavo in famiglia di
quell’incontro.
Nei primi anni sessanta, nel mese di settembre, Raf Vallone frequentò lo
stabilimento balneare dei miei genitori, alla marina del Vescovado. Aveva un
motoscafo bellissimo: era di legno color mogano. Una volta fece a gara con
un’altra imbarcazione veloce di un suo amico. Tifai per lui, ma perse per pochi
metri.
Via via negli anni trovavo spesso il grande attore tra le pagine dei giornali,
volentieri guardavo i suoi film al cinema o in televisione. Mi accorgevo che era
un mito.
Il fatto che fosse nato a Tropea aumentava il mio interesse nei suoi confronti.
Sulle origini del grande Raf se ne sono dette tante e a tutt’oggi trovo pareri e
dichiarazioni distanti da quello che era il vero legame con la città che lo
aveva visto nascere. Di solito l’uomo moderno per fare presa su chi lo ascolta
tende a costruire argomentazioni che suscitano dissapori e nei confronti di Raf
Vallone forse è andata così. Al contrario nessuno ha mai ricordato, ad esempio,
di quando partecipò ad una trasmissione televisiva Rai dove grazie ad un
semplice quiz (se non ricordo male) destinò il premio in palio (15 milioni di
lire) all’Ospizio di S. Rita di Tropea. Un ricovero per anziane che oggi non
esiste più. Ma di fatti che testimoniano il buon rapporto tra il celebre attore
Tropeano ce ne sono tantissimi.
Durante i miei studi superiori mi interessò moltissimo il neorealismo. Questa
corrente letteraria, definita dai Francesi “l’école italienne de la
liberation”, è stata una grande scuola di pensiero e, grazie alle immagini
cinematografiche, riuscì perfettamente a rappresentare la triste realtà del
nostro dopoguerra. Di quel cambiamento sociale e politico Raf Vallone fu prima
protagonista in quanto partigiano e poi attore in tanti film che per l’Italia
dello spettacolo costituiscono ancora oggi il periodo più interessante. Comunque
è stato l’unico messaggio culturale che abbia interessato in maniera profonda le
altre “idee” cinematografiche mondiali.
Il 31 ottobre 2002 l’ultimo dei grandi attori di sempre si è spento a Roma. La
notizia l’ho appresa da internet a dimostrazione di come i tempi siano cambiati
all’inverosimile. Rimarrano immutate però le mie opinioni sul concittadino
tropeano che ho rincorso in maniera particolare a partire dal 1994, quando
divenni direttore responsabile de “Il Gazzettino di Tropea e Dintorni” e tra le
interviste irrinunciabili mi programmai quella con Raf Vallone.
Avvenne senza tanti intoppi, né imprevisti grazie alla sua disponibilità, il 25
aprile del 1995 nella casa romana in via Bacone. Fu una lunga chiacchierata di
oltre due ore, parlò come fossi un vecchio amico. In alcuni momenti ebbi la
sensazione che era lui ad intervistare me, mi chiedeva di Tropea, della
situazione politica e sociale e leggevo tra le sue parole una incredibile
nostalgia. Di quella lunga chiacchierata mi rimane una cassetta di 30 minuti,
con la sua voce, che ho sempre custodito gelosamente per una rarità incisa sul
nastro: un paio di frasi in dialetto tropeano.
Fu durante quell’intervista che mi venne in mente un’iniziativa per coinvolgerlo
in un incontro con gli studenti di Tropea sul neorealismo cinematografico. Un
progetto, questo, di notevole importanza per i contenuti culturali e per il
fatto di avere, in vita, uno degli artisti più rappresentativi di quel periodo
storico e sociale. E per dirla tutta lasciare un ricordo più diretto di un
Tropeano che ha vissuto gli onori del mondo.
Il progetto non è stato accettato, né in sede comunale, né in sede provinciale,
né in sede regionale. Ma tra qualche tempo saranno in molti quei politici, quei
detrattori di ieri nei confronti di Raf Vallone che faranno a gara nel varare
programmi per ricordarlo. E questa è l’ipocrisia di chi crede di governare anche
i sentimenti del cittadino.
Comunque sia le ceneri di Raf Vallone saranno custodite nel cimitero di Tropea,
per sua espressa volontà. Ne avevo sentito parlare e pertanto ho chiesto
conferma poco prima dei funerali, svoltisi a Roma nella gremitissima Chiesa
degli Artisti a Piazza del Popolo, a Saverio, unico figlio maschio di Raf
Vallone, il quale mi ha risposto che era vero: “Perché ci teneva
tanto a Tropea”.
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