Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Accogliere quanto Dio dispone per noi.
E’ sempre difficile per l’uomo (anche di oggi) accettare le contrarietà della vita come segno della volontà di Dio per la nostra felicità, soprattutto quando si prendono autentiche sberle, come malattie, incidenti, rovesci economici.
– I santi hanno visto nelle prove della vita la volontà di Dio che li chiamava a superarle con la fiducia in Lui. E i santi hanno dimostrato di potersi fidare di Lui.
– La luminosa testimonianza di San Gerardo Maiella, che rimase sereno in Dio durante una calunnia gravissima e poi ritirata, fece esclamare il suo fondatore S. Alfonso de Liguori che pur lo aveva messo in duro castigo: “A me basterebbe solo come si è comportato in questa circostanza per metterlo ancora vivo sull’altare!”
– Nella graziosa storia di oggi, proveniente dalla saggezza indù, si trovano riprove di quanto afferma il titolo stesso. Proviamo poi a scoprile, con saggezza, nella nostra vita.
Un re del tempo antico aveva un ministro molto saggio che, qualunque cosa accadesse, sentenziava: “Ciò che Dio dispone è per il meglio!”
Ma questa esclamazione non sempre riscuoteva l’approvazione del re, che non aveva la stessa fede in Dio del suo saggio ministro.
♦ Una volta il re rimase ferito seriamente in battaglia e anche in quell’occasione il ministro sentenziò, come sempre: “Ciò che Dio dispone è per il meglio!” – Questa volta il re andò su tutte le furie: come osava il ministro dire una cosa del genere? cosa ci poteva mai essere di buono per lui nell’esser stato ferito e menomato?
E così fece imprigionare il ministro che accettò senza batter ciglio quell’ingiusta punizione con la solita esclamazione: “Ciò che Dio dispone è per il meglio!“.
♦ Vinta la guerra, il re tornò al suo passatempo preferito: la caccia. Proprio durante una battuta di caccia, mentre cavalcava nella foresta, alquanto lontano dal suo seguito, il re fu improvvisamente circondato da una banda di briganti, adoratori della dea Kalì, alla quale essi solevano offrire ogni anno un sacrificio umano.
♥ Destino volle che questa volta la vittima designata fosse il re stesso, che fu incatenato e portato nel tempio. Ma la vittima sacrificale deve essere fisicamente integra e non presentare menomazioni di sorta. Perciò quando il sacerdote di Kalì si accorse della ferita e menomazione del re, decretò che questi non era adatto a essere sacrificato e lo lasciò tornare libero al suo palazzo: quella ferita gli aveva salvato la vita!
♦ Il re si rese conto che il suo ministro aveva avuto ragione e lo fece immediatamente liberare e reintegrare nella sua carica. Quando il ministro fu alla sua presenza, il re gli raccontò l’accaduto e aggiunse: “La mia ferita è stata davvero per il meglio, perché grazie ad essa sono sfuggito alla morte… ma che cosa ne hai guadagnato tu, che sei rimasto rinchiuso in prigione?”.
♦ Il ministro rispose: “Maestà, se non fossi stato in prigione, sarei stato accanto a voi nella foresta; i banditi avrebbero catturato anche me e, dal momento che il mio corpo è intatto, avrebbero sacrificato me al vostro posto“.
♥ Il re ammirò la saggezza del suo ministro e da allora lo tenne nella più alta considerazione.
(Saggezza indù)
♥ Abbiamo fiducia: il Signore combatte per noi!