Fede e dintorni

Abbas Karimi atleta senza braccia

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Abbas Karimi atleta senza braccia.

– E’ bello scoprire che tratti di storia, di sport, di vita civile sono scritti al vivo da persone con handicap fisici non indifferenti. E le loro storie ci commuovono e ci interrogano su quanto noi, personalmente, ci sentiamo impegnati con esse.
– Dopo aver gioito dei successi italiani alle Olimpiadi di Tokyo, ora è il turno delle Paralimpiadi da martedì 24 agosto a domenica 5 settembre: lo sport praticato con passione da persone limitate da handicap fisici.
– Anche la Chiesa segue e sostiene questo tipo di manifestazione da molti anni, riconoscendo un decisivo valore a questo tipo di sport, libero da gabbie commerciali.
– A queste Paralimpiadi partecipa anche il Team dei rifugiati – 6 atleti – e tra essi Mohammad Abbas Karimi, nuotatore, arrivato secondo nell’evento S5 50 metri farfalla ai Campionati mondiali di nuoto paralimpico 2017, diventando così il primo atleta rifugiato a vincere una medaglia in quella competizione. – E siccome viene dall’Afganistan è quanto mai opportuno conoscere la sua storia.

Il Team dei rifugiati alle Paralimpiadi di Tokyo
♦ Sei atleti — una donna e cinque uomini, originari di Siria (tre), Burundi, Iran e Afghanistan — compongono il Team dei rifugiati alle Paralimpiadi che si svolgono a Tokyo da martedì 24 agosto a domenica 5 settembre.
♦ «La squadra paralimpica dei rifugiati rappresenta 82 milioni di persone che sono state costrette a fuggire da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti e povertà: di queste, 12 milioni hanno una disabilità» spiega Andrew Parsons, presidente del Comitato paralimpico internazionale che, da anni, collabora con il Pontificio Consiglio della cultura e Athletica Vaticana «per promuovere un cambiamento di mentalità di fronte alla disabilità, anche con lo sport».
♦ A Rio de Janeiro nel 2016 i rifugiati in gara erano due: il siriano Ibrahim Al Hussein e l’iraniano Shahrad Nasajpour. Entrambi sono anche a Tokyo.
Ecco le storie dei sei atleti del Team dei rifugiati.

Dall’Afghanistan la storia di Abbas Karimi nuotatore senza braccia.
♦ Abbas Karimi è nato senza braccia a Kabul. E «quando si nasce disabili in Afghanistan si è considerati senza speranza» dice Abbas , ricordando «di essere stato bullizzato: reagivo con violenza, ho avuto un’infanzia molto arrabbiata e senza lo sport non so che brutta fine avrei fatto».
♦ A 12 anni Abbas si è dato al kickboxing. «Era un modo per difendermi e sfogare la rabbia».
Poi «l’incontro con l’acqua» che gli ha cambiato la vita. «Ero spaventato, senza braccia temevo di affogare. Avercela fatta mi ha dato fiducia e da quel giorno il nuoto è la mia oasi di felicità!».
♥ Con i piedi Abbas fa tutto, mangia, scrive e guida anche la macchina: «Credo che Dio mi abbia preso le braccia… “per sbaglio”, ma mi ha dato un talento straordinario nei piedi».

♦ Poi la fuga da Kabul: «C’era un clima di paura. La gente della mia tribù, gli Hazara, è un bersaglio dei talebani. Eravamo sempre in pericolo, così a 16 anni sono scappato in Iran e poi ho iniziato un viaggio straziante di tre giorni attraverso le montagne fino in Turchia.
♦ I contrabbandieri mi misero su un camion affollatissimo. Poi ho dovuto camminare per chilometri, con la paura di essere catturato. Un viaggio impossibile per tutti, figuriamoci per un ragazzo senza braccia.
♥ Ma ero determinato, volevo una nuova vita. Ce l’ho fatta!».

♥  In Turchia, tra il 2013 e il 2016, Abbas ha vissuto in quattro diversi campi profughi. Riuscendo persino a nuotare e vincendo gare.
♦  Nel settembre 2015 Mike Ives, un allenatore statunitense, ha visto il video di una gara di Abbas su Facebook e lo ha invitato a Portland. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha reso possibile il “sogno”.

♥  Abbas ora si allena con Marty Hendrick, a Fort Lauderdale, in Florida. E rilancia: «Quando morirò, voglio che la gente sappia che Abbas Karimi, senza braccia, non ha mai rinunciato ai suoi sogni. Sì, nuotando posso fare qualcosa persino io per cambiare il mondo!».

(fonte: L’Osservatore Romano, 23 agosto 2021).

Alle Paralimpia in corso a Tokyo in questi giorni partecipa anche il Team dei rifugiati – 6 atleti – e tra essi Mohammad Abbas Karimi, nuotatore, arrivato secondo nell’evento S5 50 metri farfalla ai Campionati mondiali di nuoto paralimpico 2017, diventando così il primo atleta rifugiato a vincere una medaglia in quella competizione. – E siccome viene dall’Afganistan è quanto mai opportuno conoscere la sua storia: “Abbas Karimi, senza braccia, non ha mai rinunciato ai suoi sogni. Sì, nuotando posso fare qualcosa persino io per cambiare il mondo!”.

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