Il 30 agosto in Piazza Vittorio Veneto alle ore 21:00
Diciamo NO alla soppressione definitiva della Sovranità del nostro popolo
Da anni i principi fondamentali della nostra Costituzione sono di fatto inapplicati. I nostri padri costituenti avevano realizzato una carta che designava il popolo nel suo essere padrone, controllore e coordinatore della propria vita economica e politica, tutelando i suoi interessi collettivi rispetto a quelli delle grosse compagnie, del grosso capitale finanziario e degli aspiranti dittatori. Questi sono i principi che hanno fatto grande l’Italia del dopoguerra.
Mentre la Costituzione dichiara che «La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni», «aiuta la piccola e media proprietà» e «provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato» (Art. 35-45), i governi degli ultimi 25 anni, pressati dall’ideologia dei lobbisti e della Commissione Europea, hanno:
1 – imposto un sistema senza protezioni commerciali (cioè con libera, anarchica circolazione di beni e lavoro) e valutarie (cioè con una moneta unica troppo forte per i nostri produttori, la cui competitività è crollata). Adesso l’unico modo per essere competitivi è abbattere gli stipendi dei lavoratori del Paese;
2 – avvantaggiato i grandi marchi a discapito della piccola e media impresa, che è affossata dalle tasse dovute alla dipendenza non necessaria dello Stato da creditori privati;
3 – estromesso lo Stato dagli investimenti in ricerca e progresso industriale, come era prima con l’Iri e le partecipazioni Statali. In mancanza di questo traino essenziale, la manifattura del Paese e l’artigianato hanno investito sempre meno.
Mentre la Costituzione dichiara che «la Repubblica disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito» (Art. 47), i governi degli ultimi 25 anni hanno lasciato alle sole banche private il compito di finanziare lo Stato, con i loro interessi e condizioni. Hanno lasciato alla loro convenienza privata il credito alle imprese, così che nei periodi di vacche grasse prestassero troppo e male e nei periodi di vacche magre poco e niente. Dalla riforma bancaria del 1993 non siamo più padroni di influenzare, tramite i nostri rappresentanti, il modo in cui le nostre imprese, la nostra ricerca, i nostri lavori pubblici debbano essere finanziati per il bene della collettività.
Già tutto questo significherebbe che siamo privati come popolo, come collettività, come entità politica, di dirigere e controllare il nostro sviluppo sovranamente. Significa che abbiamo lasciato le redini del nostro destino ai più forti, all’1% che possiede più denaro e più mezzi. Abbiamo abbandonato la nostra coscienza collettiva, i nostri strumenti per scegliere il bene di tutti piuttosto che la convenienza dei più fortunati.
Tutta questa è la situazione presente, di fatto. In teoria basterebbe un governo che, in seguito alla pressione popolare, si senta costretto a riapplicare i principi Costituzionali del 1948. Con la riforma Costituzionale di Renzi si punta a rendere questa situazione permanente, tramite un governo che abbia meno ostacoli possibili nel portare avanti le sue riforme. Cadrebbe di diritto l’ultimo tassello di sovranità democratica che ancora in teoria regge: quella politica.
Oltre a problemi di natura etica e logistica (moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi ed è stata prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale) questa riforma fa venire meno, infatti, il principio della democrazia diretta. Come i più importanti comitati per il NO sottolineano, essa:
1 – Triplica da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per i disegni di legge di iniziativa popolare.
2 – Rende i Senatori non eletti direttamente dal popolo, ma nominati dai Consigli regionali tra i propri componenti e tra i sindaci delle rispettive regioni (che sono tra gli ambienti più corrotti della politica). Si crea una “democrazia di seconda mano” che serve solo a far godere questi elementi dell’immunità parlamentare.
3 – Mette gli organi di garanzia, ovvero Presidente della repubblica e Corte Costituzionale, in mano ad una falsa maggioranza prodotta dal premio.
4 – Insieme alla legge elettorale Italicum, ESPROPRIA LA SOVRANITA’ DEL POPOLO e la consegna nelle mani di una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri.
Se è vero che per la banca Americana Goldman Sachs il problema sono “le Costituzioni Europee anti-fasciste”, lo scopo dei poteri dominanti è abbattere l’ultimo ostacolo – il dissenso popolare tramite le opposizioni – all’applicazione dell’ideologia dominante, che vede il bene pubblico in funzione del bene di (pochissimi) privati.
Il Movimento 5 Stelle è in prima linea nella lotta per la riconquista della sovranità popolare in tutto e per tutto. Tramite i cittadini attivi da cui è formato, chiama a raccolta la popolazione per manifestare la propria coscienza civile. Bisogna ricreare la consapevolezza di essere un popolo che può essere artefice del proprio destino, è il momento più urgente per farlo, è il momento in cui questa possibilità viene più minacciata. Il 30 Agosto alla ore 21, a Tropea, i portavoce del Movimento, i cittadini in Parlamento Alessandro Di Battista, Dalila Nesci, Nicola Morra, Paolo Parentela e Federica Dieni saranno presenti in Piazza Vittorio Veneto per sostenere le ragioni del NO alla soppressione definitiva dei valori della nostra Repubblica. Bisogna partecipare, unirsi gridare a gran voce che la nostra volontà di autodeterminarci esiste ancora, che vogliamo essere totalmente liberi di decidere i nostri valori e urlare dissenso quando serve. Questo Referendum mette molto più delle altre volte il potere di scelta nel popolo Italiano: sta ad esso decidere se mantenerlo nelle proprie mani oppure darlo via!