Albino Lorenzo, un pezzo della nostra storia

Le sue opere sparse per il mondo raccontano da sole

la storia di questa terra di Calabria

Grazie Maestro

 

di Vittoria Saccà

foto Salvatore Libertino

 

Tropea- Un pezzo della nostra storia che se ne va. E’ Lorenzo Albino, uno dei figli più illustri che questa cittadina può vantarsi d’avere avuto. Nel primo pomeriggio di martedì 27, verso le ore 14, il grande pittore è morto dopo un periodo di malattia che lo aveva costretto a mettere da parte i pennelli e a non poter uscire più per la sua amata città, quella città il cui nome è risuonato per le vie del mondo attraverso le sue straordinarie opere artistiche.

Lorenzo è stato un uomo depositario di una grande sensibilità che lo portava ad entrare nel cuore delle cose. Timido e a volte sfuggente, bastava poco perché si rivelasse a noi il suo animo nobile.

 All’arte Lorenzo ha dedicato tutta la sua vita e, con grande maestria, ha divulgato nel mondo le immagini più belle della nostra terra, in particolar modo, quelle della sua gente. La gente laboriosa e silenziosa pur nelle fatiche, sempre in cammino verso mete migliori.

“Vista nella sua terra – scriveva Maurizio Calvesi – l’arte di Lorenzo appare come una voce che scaturisce spontanea e necessaria da questo assolato prodigio della natura, e da questo felice progetto abitativo dell’uomo, che è il grembo verde o roccioso di Tropea”.

Figlio di un maestro di disegno, Lorenzo Albino aveva sentito il richiamo dell’arte già da quando era bambino e dopo i trentacinque anni, s’immerse completamente in questo mondo dedicando tutto il suo tempo e le sue energie alla pittura.

Una pittura dai colori inconfondibili, così come nelle immagini.

Le sue opere sparse per il mondo raccontano da sole la storia di questa terra di Calabria, perché l’arte, Egli sosteneva, deve essere viva! La sua pittura, infatti, rimarrà nel tempo come un libro di “storia” pronto a narrare, in ogni suo dipinto, la vita di quella gente che un tempo popolava vaste zone e che, ancora oggi, vive nel silenzio del cielo calabrese, impigliata nella rete degli ultimi sprazzi di una antica tradizione.

La città intera ha accompagnato il maestro Lorenzo alla sua ultima dimora. Una immensa folla silenziosa e visibilmente commossa, è stata presente alle esequie celebrate in Cattedrale da don Ignazio Toraldo Di Francia.

Tutti avrebbero voluto dire il proprio sentito addio al grande Lorenzo, ma per tutti, in Cattedrale, hanno parlato il prof. Felice D’Agostino, suo amico da sempre. Lorenzo, ha detto il professore tra l’altro, è stato uomo di grande virtù ed onestà; egli ha dato lustro a questa città immortalando la sua terra nelle sue pitture. Ha quindi sottolineato la grande fede religiosa presente in lui ed ha invocato il cielo affinché lo accolga.

Il critico d’arte Maurizio Calvesi, ha avuto parole di elogio per il Maestro scomparso; era un amico generoso, che ha immortalato la sua terra con la sua straordinaria pittura. Non so, ha proseguito Calvesi, se rimpiangere di più l’uomo, amico sempre affettuoso, dal sorriso immediato, oppure il pittore, il più grande pittore del suo tempo nella sua terra.

Alle esequie era presente il vice Prefetto Annunziato Vardè, oggi commissario straordinario della città di Tropea. Egli ha conosciuto Lorenzo in questi ultimi anni e, ha dichiarato ai margini della commossa cerimonia, ha avuto modo di apprezzare le profonde qualità umane oltre che artistiche.

 “Sono venuto a rendere omaggio – ha aggiunto – ad una figura insigne, dotata di grande umanità. Ho ritenuto doveroso essere presente ai funerali, in rappresentanza della città che ha perso una figura unica, illustre e che continuerà a dare lustro a questa terra di Calabria con le opere d’arte che ha lasciato”.

Albino Lorenzo, padre di 18 figli, 17 viventi, il cui nome risuona in tutti quegli angoli di mondo dove vive l’arte, lascia su questa terra un patrimonio artistico inestimabile, grazie al suo impegno pittorico, nato da un amore sconfinato per la sua terra da dove ha tratto  la più elevata ispirazione. Egli ha dato inizio ad un nuovo modo di concepire l’arte che deve essere viva perché deve rendere omaggio alla vita, per cui deve comunicare a tutti gli uomini quel che all’artista suggeriscono la mente, il cuore, l’anima. “L’arte – diceva  il Maestro - rinnova e unisce i popoli della terra. Come la musica, non conosce barriere e si eleva oltre ogni confine”.

E con quella grande modestia che era viva in lui, ringraziava sempre Dio perché gli aveva fatto dono dell’amore verso l’arte. Un dono che ha saputo apprezzare, valorizzare, portare in alto fino al …settimo cielo! Grazie Maestro. 

 

 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

    www.tropeaedintorni.it        30-12-2005