Il giorno della memoria
"Mai più" deve risuonare sempre e rimanere impressa nella nostra mente
Emozionante la testimonianza del sig. Domenico Cortese (Micuccio), reduce tropeano dai Campi di Concentramento
di Francesco Apriceno
foto Salvatore Libertino
Tropea - Sono passati 62 anni da quel 27 Gennaio, riconosciuto ufficialmente come “Giorno della memoria”, di quella memoria che va sempre mantenuta ed alimentata, quella di cui ci parla primo Levi, la memoria della follia degli uomini che arrivarono a negare la dignità degli altri uomini. Quante vite, troppe, finite al macello, quanti uomini, donne, bambini morti nelle camere a gas o fucilati o morti per la fame, o morti sul lavoro. Immagini che guardate oggi farebbero pensare ad un film horror. No, è la realtà, è la pazzia dei pochi ed il silenzio dei tanti che ha sterminato milioni di persone innocenti, sangue degli uomini ha alimentato il fiume della storia, di una storia oscura che per vergogna, sdegno, ribrezzo e quant'altro vorremmo decisamente dimenticare ma che dobbiamo per il bene della nostra coscienza ricordare affinché non succeda mai più. "Mai più" deve risuonare sempre e rimanere impressa nella nostra mente, deve essere un imperativo categorico, affiancato all'impegno concreto di tutta la collettività.
Temi che ritornano nell'incontro avvenuto nella Biblioteca Comunale di Tropea dove è stato proiettato un documentario significativo, realizzato dagli alunni della classe II B dell'Istituto Comprensivo “Don Mottola”, presso l'ex Campo di Concentramento Ferramonti di Tarsia (CS). La storia e le notizie particolari sono state appunto raccontate dai ragazzi che si sono impegnati con interesse nel progetto insieme alla prof.ssa Katia La Rocca. Un video significativo che ha fatto conoscere ai presenti la squallida realtà dei campi di concentramento, realtà che è stata vissuta anche sul nostro territorio.
Ha seguito l'emozionante testimonianza del sig. Domenico Cortese (Micuccio), reduce tropeano dai Campi di Concentramento. Il suo è stato un racconto particolare, è stato il racconto della vita all'interno del campo, della sua e dei suoi compagni. E' stato il ricordo di condizioni disumane, di un inferno vissuto che ha turbato e distrutto interiormente le persone coinvolte come lui. Ci ha raccontato e mostrato il bilancino che veniva utilizzato dai prigionieri per pesare le fette di pane affinché non ve ne fosse alcuna più grande. Come lui stesso ci ha confessato, non è facile parlarne, neanche a distanza di cinquant'anni, sono cose che hanno segnato profondamente la sua vita e che non vorrebbe raccontare a nessuno.
Al termine della sua testimonianza, sono seguiti gli interventi dei relatori. Il primo è stato quello del dirigente scolastico Antonio Pugliese che ha curato l'edizione del “Diario di guerra” di Don Carmine Cortese, cappellano militare.
A seguire l'intervento del dirigente scolastico Pasquale D'agostino, il quale ha posto l'accento sull'accanimento e sulla persecuzione del regime contro le minoranze, anche quelle politiche.
Da rilevare l'intervento dell'avv. Michele Accorinti il quale ha assicurato l'impegno e la vicinanza da parte dell' amministrazione comunale nei confronti del sig. Domenico Cortese e ha portato la testimonianza del suo prozio, morto nel Campo di Mathausen, leggendo la lettera in cui un ufficiale dei carabinieri informava sua nonna della morte del figlio.
Ha concluso l'incontro il prof. Salvatore Rizzo, insegnante di Storia e Filosofia al Liceo Classico P. Galluppi, il quale ha posto all'attenzione dei presenti seri interrogativi necessari per chi si unisce alla cultura della memoria. Uno di essi è il più significativo ed utile. Infatti, affinché si possa dire realmente mai più bisogna eliminare ogni pregiudizio e chiedersi: “Sono stati i tedeschi o è stato l'uomo?”
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www.tropeaedintorni.it 9 febbraio 2007 |