Vallone sulla questione tributi

Oggetto: Consiglio comunale del 5.11.2011 risposta all’interpellanza a firma del Dott. Adolfo Repice Capogruppo Passione Tropea del 31.10.2011 – punto n. 3 all’Odg.

 Prima di rispondere ed entrare nel merito dell’interpellanza presentata dal capogruppo di “Passione Tropea” non posso esimermi da fare alcune brevi considerazioni di carattere, diciamo, personale. Ritengo il polverone alzato dal dott. Repice e trasfuso nell’interpellanza che oggi verrà trattata in aula, decisamente stucchevole ed assai subdolo giacché si polemizza con l’avversario politico censurandone (giustamente, dico) la condotta senza, però, fare prima i conti in casa propria. Al riguardo un interrogativo si impone: come mai Repice, il grande manager espero conoscitore delle leggi dello Stato, non ha rilevato le stesse cause di incompatibilità e/o le semplice morosità per carchi tributari nei confronti del Comune di Tropea all’atto del suo insediamento? Perché in 16 mesi di governo non si è mai posto tale interrogativo? Mi risulta, infatti, della morosità di diversi componenti della passata giunta nonché dell’incompatibilità di almeno un ex consigliere eletto nelle fila della lista “Passione Tropea”.  Non mi intrattengo, poi, almeno per adesso, su possibili situazioni di incompatibilità connesse ad abusi di tipo edilizio che potrebbero interessare qualche consigliere. Ovviamente, per ragione di stile, non andrò a pubblicare la data di nascita delle persone cui mi riferisco.

Passando al contenuto dell’interpellanza elaborata in collaborazione con chissà quale grande statista, la stessa è talmente frivola ed inconcludente da meritare delle semplici e schematiche battute di risposta:

gli assessori Ruffa, Sammartino, De Vita e Piccolo, a fronte del mio profondo turbamento ed imbarazzo per la situazione venutasi a creare, hanno espresso il loro rammarico rappresentandomi la loro disponibilità a dimettersi dal loro incarico e a tal fine mi hanno effettivamente dato lettura di un documento in cui formalizzavano il loro proposito. Tale  atto che realmente stavano per passare al protocollo è stato da me fermato poiché ho ritenuto – per quanto appresso dirò -valide le loro giustificazioni, quindi, la loro assoluta buona fede. Evidentemente l’avversario non consoce, o fa finta di conoscere, la differenza tra un atto dal valore e dagli effetti squisitamente politici ed un atto formale produttivo di effetti che non si è mai verificato perché bloccato, perchè ritenuto eccessivo, dal sottoscritto. Non vedo di cosa averi dovuto informare la cittadinanza ed il Prefetto certamente impegnato in faccende molto più serie di quelle che gli vengono sottoposte dal gruppo “Passione Tropea”.

 Non ho mai coperto la situazione di incompatibilità dei mie consiglieri tanto che non appena accertata la loro morosità la ho fortemente rimproverata invitandoli a sanarla immediatamente (per come è poi avvenuto) ovvero a presentarsi dimissionari per il prossimo consiglio comunale.  

Il segretario comunale farà certamente quanto di sua competenza provvedendo a segnalare il caso nella sua complessità, investendo quindi la convalida operata da chi ci ha preceduto, all’autorità competente. Trattandosi di atto dovuto penso di non poter condizionare in alcun modo l’attività della dott.sa Massara la cui azione si ispirerà scrupolosamente al rispetto della legge e non già alle indicazioni di chicchessia. 

Da professore di ginnastica in pensione quale sono, ritengo valide le giustificazioni presentate dai consiglieri “incriminati”. Gli argomenti utilizzati mi hanno convinto della loro buona fede rispetto all’ignoranza della norma asseritamente violata. Al pari di loro, ritengo, infatti, equivoco ed improprio il richiamo che l’art. 63 comma 1 n. 6) opera nei confronti della notifica del non meglio precisato ”avviso” di cui all’art. 46 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, che testualmente recita:

1. Il concessionario cui è stato consegnato il ruolo, se l’attività di riscossione deve essere svolta fuori del proprio ambito territoriale, delega in via telematica per la stessa il concessionario nel cui ambito territoriale si deve procedere, fornendo ogni informazione utile in suo possesso circa i beni sui quali procedere. La delega può riguardare anche la notifica della cartella.

2. A seguito della delega, il pagamento delle somme iscritte a ruolo è eseguito al delegato.”

Ritengo, pertanto, di condividere la giustificazione espressa dai consiglieri De Vita Giuseppe, Sammartino Mario, Piccolo Vito, Ruffa Lucio, Caracciolo Saverio e Addoloro Francesco, riassunta nel seguente concetto:  “l’improprio richiamo operato dal Testo Unico sugli Enti Locali (D.Lg. n. 267 del 18.08.2000) al vigente (non potrebbe essere altrimenti) art. 46 del DPR 602/73 –  per come, dunque, sostituito dall’art. 16 del D.Lg. 46/99 già prima della promulgazione ed entrata in vigore del TUEL – ha determinato un incolpevole errore interpretativo, sfociato, poi, nella dichiarazione inesatta.”.

Il fatto, poi, che il DPR 602/73 si riferisca all’attività del concessionario del servizio di riscossione è certamente valsa ad ingenerare ulteriori errori interpretativi.

Conosco perfettamente la norma imperativa secondo cui la legge penale non ammette ignoranza ma conosco anche il principio giuridico dell’errore inevitabile (sentenza della Corte Costituzionale 364 del 1988) che ritengo configurarsi, per motivi sopra accennati, nel caso in questione. In altri termini, a mio avviso, la dichiarazione resa dai consiglieri non è mendace poiché non si pone in contrasto con quanto statuito dall’art. 46 DPR 602/73 (per come sostituito dall’art. 16 del D.Lg. 46/99 già prima della promulgazione ed entrata in vigore del TUEL), richiamato dal TUEL che li potuti ha indurre in errore, inoltre non è penalmente rilevante poiché riguarda una norma extra penale che ha cagionato un errore sul fatto che costituisce reato (cfr. art. 47 c. 3° c.p.) .   

Evidentemente differente, alla luce delle censure e delle considerazioni espresse dal gruppo “Passione Tropea”,  l’analoga situazione verificatasi durante l’amministrazione del grande manager Repice poiché lo stesso, dall’alto delle sue ormai proverbiali competenze, certamente non è stato indotto in errore dalla lettura della norma, quindi, alcuna buona fede ed alcun scusante potrà essergli riconosciuta. 

Concludo:

Effettivamente diversi consiglieri di maggioranza erano morosi nei confronti dell’ente e sulla gravità del fatto non si discute, tuttavia tale situazione, sanata già prima dell’affissione del manifesto il cui contenuto è stato ripreso in modo improprio e senza un preventivo controllo dalla stampa locale che lo ha poi ulteriormente arricchito con la loro foto, non ha nulla a che vedere con l’evasione fiscale, termine che,  nella scienza delle finanze, indica tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale da parte dello Stato sul contribuente attraverso la violazione di specifiche norme fiscali da parte di quest’ultimo. Tipicamente avviene attraverso operazioni di vendita effettuate senza emissione di fattura, ricevuta o scontrino fiscale (le cosiddette vendite “in nero”) oppure attraverso false dichiarazioni dei redditi con conseguente mancata o errata dichiarazione fiscale e successivo mancato versamento dell’imposta realmente dovuta.

Il concetto di evasione traslato alle finanze comunali può riguardare chi nasconde al comune determinati cespiti per non pagare le relative tasse (avviene tutt’oggi che molti immobile non vengono accatastati in modo da evadere l’ICI e spesso la TARSU), giammai chi è semplicemente moroso di talché l’appellativo “evasori” appioppato dal gruppo “Passione Tropea” ai consiglieri morosi è gravemente diffamatorio offendono nel profondo il loro onore, il loro decoro e la loro onestà e, pertanto, mi sento obbligato a prenderne le difese censurando in ogni sede la denigratoria ed impropria campagna intrapresa dall’opposizione che avrebbe dovuto limitarsi a condannare la morosità dei consiglieri eletti a contestarne la compatibilità, senza però accusarli di essere degli evasori, dei parassiti della società, in quanto tali inidonei ad occuparsi del bene pubblico.   

Ritenendo di avere compiutamente e tempestivamente evaso i quesiti oggetto dell’interpellanza, si porgono cordiali saluti.                      

 

il Sindaco

Gaetano Vallone

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Redazione
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