Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
50 Anniversario di Padre Mariano,
frate cappuccino, parroco degli italiani.
– Cinquant’anni fa, 27 marzo 1972, l’addio a padre Mariano, il «parroco» della tv italiana, e attraverso di essa fu come il “parroco degli italiani”.
-Fu il primo predicatore televisivo d’Italia: con le sue rubriche inchiodava al televisore tutto il Paese.
– Al secolo si chiamava Paolo Roasenda, da religioso cappuccino volle chiamarsi Mariano, per riconoscenza alla Madonna, ed è stato apostolo del Vangelo via etere. – La Messa in sua memoria è stata presieduta dal cardinale Cantalamessa, altro grande comunicatore dei nostri giorni: lo si ascolta come il “portavoce” dello Spirito, e non solo in ambito del rinnovamento carismatico.
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Un gradito anniversario.
♦ Cinquant’anni fa, il 27 marzo 1972, moriva a Roma il venerabile padre Mariano da Torino (1906-1972), al secolo Paolo Roasenda, l’apostolo del Vangelo tramite le vie dell’etere, che con le sue seguitissime rubriche inchiodava al televisore fino a 17 milioni di persone, tanto che fu definito «il parroco degli italiani».
♦ Domenica 27, alle 17.30 il cardinale Raniero Cantalamessa ha presieduto una concelebrazione nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, dove si svolsero i funerali di padre Mariano e dove, nell’adiacente cimitero del Verano, fu sepolto fino al 1985.
♦ Tutta la celebrazione è stata trasmessa in diretta su Padre Pio Tv Live.
♦♦ Dopo la Messa, alle 19,00 è seguito un oratorio musicale sacro dal titolo: «Padre Mariano. Pace e bene a tutti». È stato composto, partendo da testi scritti dal venerabile, dal cappuccino padre Maurizio Di Girolamo, morto per il Covid nel novembre 2020. Le musiche sono del maestro Vincenzo Palermo. Si è esibita l’Orchestra Latina Philarmonia, con la direzione di Francesco Belli.
Chi era Padre Mariano.
♦ Nacque dalla distinta famiglia Roasenda, torinese il 22 maggio 1906, e fu chiamato Paolo. Ebbe un brillante percorso di studi al ginnasio liceo “Camillo Benso di Cavour” del capoluogo piemontese e all’università. –
♥ «Mi laureai, partecipai ad un concorso e a 21 anni insegnavo greco e latino in un liceo: quello di Tolmino – scriveva padre Mariano –. Le tappe dopo Tolmino furono Pinerolo, Alatri, Roma.
♥ «Per dodici anni, con entusiasmo mai spento e con competenza solo lentamente acquistata, cercai di spiegare e commentare a migliaia di giovani Livio e Cicerone, Orazio e Virgilio, Omero, Eschilo, Platone».
♦ Fu un insegnante preparatissimo ed esigente, come ricordava una sua ex-allieva pinerolese scomparsa qualche anno fa, Maria Lina Tarabla: «Voleva che imparassimo anche a parlare scioltamente in latino e greco».
♥ Ugualmente intenso e sentito era intanto il suo cammino di fede. Ebbe una giovinezza limpida, illuminata da un sincero affetto filiale per la Madonna.
♥ Fu membro convinto del Circolo dell’Immacolata aperto dai gesuiti di Torino.
♥ Poi s’impegnò nell’Azione Cattolica, ricoprendo al suo interno importanti incarichi durante gli anni difficili del periodo fascista.
♥ In una lettera del 1928 alla zia Costanza scriveva: «Sempre rinnoviamo il proposito di vivere per il Signore, per Lui solo. Credi pure che la santità è alla portata di tutti: bisogna solo amare molto e volere molto».
♥ Egli attribuì all’azione di Maria lo sbocciare della sua vocazione, perciò da religioso volle chiamarsi «Mariano».
♥ Il 22 dicembre 1940 entrò nel noviziato dei cappuccini a Fiuggi, con l’intento di «vivere una vita tutta per Gesù e per le anime».
♥ Il 29 luglio 1945 padre Mariano fu ordinato sacerdote. Continuò a scrivere articoli e testi di carattere religioso. La raccolta completa delle sue opere al momento comprende sette volumi.
♥ Padre Mariano si dedicò alla predicazione e all’assistenza dei malati. Fu conferenziere ricercatissimo e cappellano in diversi ospedali romani. Fece numerosi interventi alla radio italiana e vaticana.
♥ Dal 1955 fino alla morte portò avanti quel fecondissimo apostolato in televisione che lo fece amare in tutta Italia. Fu come «il parroco degli italiani».
(fonte: cf Avvenire.it, 26 marzo 2022).