Repice chiede le dimissioni di Vallone
Passione Tropea: «Sono in debito con il Comune»
Sembrano non avere fine le polemiche tra maggioranza ed opposizione al Comune di Tropea. È di ieri mattina una nota del gruppo consiliare di minoranza “Passione Tropea” con la quale viene sollevata causa d’incompatibilità nei confronti di sei consiglieri di “Uniti per la rinascita”.
Secondo i richiedenti, «i consiglieri (tra i quali quattro assessori) sono in debito con il comune di Tropea per il mancato pagamento dei tributi (canone idrico, tarsu, ecc.). Il debito totale si aggira intorno ai 35.000,00 euro». Proprio in virtù di un tale difetto, “Passione Tropea” si appella agli articoli 63 e 69 del Testo Unico degli Enti Locali, secondo i quali non può ricoprire la carica di consigliere chiunque abbia maturato un debito nei confronti di un ente che può essere il comune, la provincia o istituti ed aziende ad essi legati e sia stato messo in mora o abbia ricevuto notificazione dell’avviso.
Nella nota di commento alla contestazione, Adolfo Repice, capogruppo di minoranza, definisce «sorprendente» il fatto che «queste persone non solo non abbiano posto rimedio alla loro morosità una volta proclamati consiglieri, ma abbiano addirittura dichiarato nel corso del Consiglio Comunale del 6 settembre scorso, quando si è insediata la nuova amministrazione, di non trovarsi in alcuna causa di ineleggibilità o incompatibilità alla carica di consigliere comunale».
«Chi amministra –continua Repice nel commento- deve essere innanzitutto credibile agli occhi della collettività, e purtroppo l’attuale amministrazione comunale non ha alcuna credibilità. Questo episodio ne è la conferma. Alla luce dei fatti, quale interlocutore pubblico o privato potrà riporre fiducia nei componenti di questa amministrazione? I superiori principi di legalità e di trasparenza dell’attività amministrativa che devono sopraintendere all’agire di ogni amministratore pubblico sono svuotati e addirittura messi in ridicolo da chi si rende responsabile di tali comportamenti e da chi, invece di porre rimedio con lo strumento della legge a tali situazioni, al contrario le copre».
La minoranza prosegue chiedendo le dimissioni del sindaco Vallone «perché con il suo silenzio si è reso corresponsabile del contegno mantenuto dai suoi assessori, tradendo il proprio ruolo di primo cittadino. Quale credibilità può avere un Sindaco che vuole imporre ai turisti di pagare una tassa di soggiorno quando sono gli stessi amministratori a non pagare le tasse nei confronti dell’Ente che dovrebbero rappresentare? Chi dovrebbe dare l’esempio, quale primo cittadino, ha invece deciso di non rispondere all’interrogazione che avevamo proposto per sapere se i consiglieri che lo sostengono avessero pagato i tributi, assecondando in tal modo la loro condotta di morosità nei confronti dell’Ente. Come si può pretendere, quindi, che l’onesto cittadino paghi le tasse quando sono i rappresentanti istituzionali ad essere i primi a sfuggire a tale obbligo? Questa amministrazione sta gettando discredito sulla città. Meno di tre mesi sono stati sufficienti per capire che non sono in grado di amministrare, pertanto è bene che decidano di dimettersi subito per non creare altri danni al paese».
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